Una miniera di giovani talenti. Da Cluj a Trento
Boccanera Gallery, Trento – fino al 6 maggio 2017. Cinque artisti della Scuola di Cluj si interrogano sulle possibilità della pittura. Alta qualità tecnica, sperimentazione nell’uso del colore, elementi autobiografici. Natura, cultura e memoria, strettamente intrecciate, danno vita a linguaggi differenti.
![Una miniera di giovani talenti. Da Cluj a Trento](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/04/Cristian-Avram-Work-still-undone-2016.jpg)
Cinque artisti provenienti da quella che è considerata una vera e propria miniera di pittori, la Scuola di Cluj in Romania, si riuniscono a Trento. Definita così e divenuta nota sulla scena artistica internazionale per opera di Giancarlo Politi in occasione della Biennale di Praga del 2007, la Scuola di Cluj rappresenta un importante polo di ricerca e di riflessone sulla pittura. Ormai Cluj è meta di un vero e proprio pellegrinaggio artistico, anche per la presenza della Fabrica de Pensule, ex fabbrica di pennelli ospite di atelier, gallerie e artisti da tutta Europa.
Punti di riferimento sembrano essere gli artisti tedeschi Gerard Richter e Sigmar Polke per quel mix di memoria individuale e collettiva, come reazione a un passato storico importante. In particolare, nelle opere di Ovidiu Leuce i ricordi personali e familiari si intrecciano alla riflessione sul tema dell’emigrazione. Si assiste a una sorta di trasfigurazione, frammenti del parco dell’Anagnina a Roma, in cui si raccoglie la comunità rumena, divengono una barriera di vegetazione, simbolo di rinascita e condizione di passaggio. Non a caso il titolo dato alla serie evoca la canzone Skating Away On The Thin Ice Of The New Day dei Jethro Tull.
![Pavel Grosu, Hidden story, 2016](http://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/04/Pavel-Grosu-Hidden-story-2016.jpg)
Pavel Grosu, Hidden story, 2016
I TANTI VOLTI DELLA PITTURA
Valentin Marian Ionescu si muove maggiormente sul limite del visibile e del non invisibile. Da un’indagine attorno alla pittura di paesaggio giunge a un’interrogazione filosofica sul concetto di natura. La materia si cristallizza in geometrie tridimensionali quasi a volersi manifestare visibilmente nello spazio.
I colori saturi emergono dai collage dipinti di Pavel Grosu, in cui immagini familiari si mescolano a elementi prelevati della vita di tutti i giorni, dando vita a un contrasto tra astratto e figurativo che genera atmosfere intime, ma nello stesso tempo surreali e assurde. Nei lavori di Marcel Rusu, invece, la dimensione della memoria diventa un’immagine sbiadita sotto stesure monocromatiche di colore. Cristian Avram si avvicina più prepotentemente alla pittura tradizionale, a storie di vita collettiva, tentando una riflessione sul colore e sul linguaggio pittorico, rischiando, però, di rimanere imbrigliato nella rappresentazione.
– Antonella Palladino
![Valentin Marian Ionescu, Mammoth, 2016](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/04/Valentin-Marian-Ionescu-Mammoth-2016-768x754.jpg)
![Ovidio Leuce, Senza titolo (dalla serie Sul ghiaccio sottile del nuovo giorno), 2017](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/04/Ovidio-Leuce-Senza-titolo-dalla-serie-Sul-ghiaccio-sottile-del-nuovo-giorno-2017.jpg)
![Marcel Rusu, Memory III, 2016](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/04/Marcel-Rusu-Memory-III-2016-768x1007.jpg)
![Pavel Grosu, Hidden story, 2016](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/04/Pavel-Grosu-Hidden-story-2016-768x934.jpg)
![Cristian Avram, Work still undone, 2016](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/04/Cristian-Avram-Work-still-undone-2016-768x553.jpg)
![Haiku. Installation view at Boccanera Gallery, Trento 2017](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/04/Haiku.-Installation-view-at-Boccanera-Gallery-Trento-2017-768x511.jpg)
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