L’ambigua e diafana epifania della sua apparenza, ora nascosta tra le sue duplicazioni, ora coinvolta in sequenze indecifrabili, proietta l’opera di Martine Gutierrez (Berkeley, 1989) nel contesto dell’indagine sul significato profondo di identità. Laddove la ricerca del Sé ha bisogno del confronto con una pluralità di riferimenti in cui riconoscersi, l’artista pone un modello unico, obbligato con cui mimetizzarsi, metafora di una condizione esistenziale privata della facoltà di autodeterminazione. Di origine per metà guatemalteca, l’artista vive a Brooklyn, dove ha avviato la sua esplorazione sul tema dell’enigmatica dialettica tra identità e molteplicità attraverso performance, fotografia e film, nei quali l’Io, soggetto unico e irripetibile, è sottratto alla indifferenziata espressione di tutte le possibilità umane.
Alessandro Iazeolla