Nessun artista oggi ha maturato un’esperienza tale nel riflettere sull’esistenza umana come Urs Lüthi (Kriens, 1947). Una decina di opere, unite dalla ridondanza cromatica del grigio, animano le tre sale della galleria bolognese; sono tutti autoritratti, alcuni presentano la figura di Luethi, altri più concettuali, richiamano l’artista attraverso paesaggi informali, sculture in vetro o still life dalla forte carica simbolica. Il viaggio, il senso della perdita e il racconto di sé sono i tre temi fondamentali dell’esposizione; Lüthi li affronta analizzando limpidamente la condizione umana attuale, che passa attraverso i mezzi di espressione più eterogenei come il selfie, la fusione in alluminio o la post produzione fotografica. Lontano dalle attività performative che lo hanno reso celebre, Lüthi si pone come filtro di un presente che vuole fare suo, provando a salvare l’uomo invitandolo, con la sua presenza, a partecipare attivamente alla Storia.
Davide Merlo