Mosaici, basilica vitruviana a Fano, sfingi e non solo. Le scoperte archeologiche di marzo 2023

Torna il nostro osservatorio dedicato alle scoperte archeologiche in Italia e nel resto del mondo, un viaggio nel mondo antico che emerge sotto millenni di storia e stratificazioni geologiche. Ecco le più interessanti

Pompei e l’Egitto sono le grandi protagoniste delle ultime settimane, con la riemersione di mosaici, sfingi e un nuovo corridoio nella Piramide di Cheope. A queste si aggiunge Fano, dove è tornata alla luce la mitologica e ricercatissima basilica vitruviana. E poi, un grande classico: la scoperta “casuale” figlia di un cantiere stradale. Ecco cosa è accaduto nelle ultime settimane in Italia e nel mondo.

Desirée Maida

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IL PAVIMENTO A MOSAICO SCOPERTO A POMPEI

Terme Stabiane, Mosaico

Terme Stabiane, Mosaico

Un tesoro nascosto al di sotto di un altro tesoro: è la storia “stratificata” che contraddistingue il sito archeologico di Pompei, i cui scavi riservano sempre novità e sorprese, come la scoperta recentemente fatta presso le Terme Stabiane. Dal complesso delle terme, collocato sulla via centrale di Pompei, in Via dell’Abbondanza, è riemerso un pavimento a mosaico del salone di un’abitazione più antica, trasformata per l’appunto in terme dopo il terremoto del 62 d.C. La scoperta – avvenuta nell’ambito della campagna di scavi affidata dal Parco Archeologico di Pompei alla Freie Universität Berlin con la collaborazione dell’Università di Napoli L’Orientale – “è una prova di quanto c’è ancora da scoprire nella parte già scavata di Pompei”, ha dichiarato il direttore Gabriel Zuchtriegel. Il pavimento, a mosaico bianco bordato da una fascia nera con un emblema centrale policromo, è stato ritrovato nell’area delle “tabernae” poste lungo il vicolo del Lupanare, “al di sotto del livello pavimentale rinvenuto dopo l’eruzione a circa mezzo metro di profondità”, sottolinea una nota del Parco di Pompei. Tornando al mosaico, ciò che colpisce è il suo emblema, caratterizzato da un motivo geometrico e cubi prospettici, realizzato con tessere nere, bianche e verdi.

LA BASILICA DI VITRUVIO (?) A FANO NELLE MARCHE

I ritrovamenti di pavimenti in marmo a Fano. Photo Soprintendenza Ancona Pesaro Urbino

I ritrovamenti di pavimenti in marmo a Fano. Photo Soprintendenza Ancona Pesaro Urbino

È una scoperta eccezionale quella fatta alcune settimane fa a Fano, nelle Marche, dove da un cantiere di ristrutturazione di una palazzina nel centro città sono emersi i resti di ciò che sembrerebbe un imponente edificio pubblico, decorato su pareti e pavimenti con marmi preziosi, importati dalla Grecia e dall’Asia Minore. L’ipotesi emersa da questi rinvenimenti vedrebbe protagonista Vitruvio, architetto che visse nel I secolo a.C., autore del celeberrimo De Architectura in cui dedica un capitolo anche alla tipologia architettonica della basilica, descrivendo quella da lui progettata a Fano. Dall’antichità a oggi, non si è riusciti a trovare o a identificare la basilica vitruviana, ma la recente scoperta di Fano potrebbe riscrivere la storia, se l’ipotesi venisse confermata. Dagli scavi effettuati finora sono emersi cinque ambienti, con muri conservati in alzato per due metri: solo una parte di un complesso più articolato, che però risulta inaccessibile per la presenza di palazzi moderni. A ipotizzare la “paternità” di Vitruvio è l’archeologa Ilaria Venanzoni, della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio di Ancona-Pesaro Urbino, per via della datazione, intorno alla fine del I secolo a.C., in epoca augustea, compatibile con il periodo di riferimento per la presenza dell’architetto a Fano, e per l’importanza dell’edificio, confermata dalla collocazione, dalla tipologia della struttura e dalla ricchezza della pavimentazione e diffusa presenza di coperture marmoree.

LA VILLA ROMANA SULLA SPIAGGIA DI BIBIONE

A Bibione, sulla costa veneziana, sono tornati alla luce i resti di una villa romana, la cui struttura era nota già nel Settecento con il nome di Villa di Mutteron dei Frati. La sua importanza era già stata messa in evidenza, infatti, agli inizi dell’Ottocento dall’avvocato concordiese Dario Bertolini (inizi ‘800) e poi negli anni Trenta del secolo scorso da Aulo Gellio Cassi, latisanese a cui si deve il primo scavo nell’area del Mutteron dei Frati. Risale agli anni Novanta invece una campagna di scavi intrapresi dalla Soprintendenza Archeologica del Veneto che aveva messo in luce alcuni ambienti decorati della villa. Adesso, seguiranno altri scavi per far riemergere le parti della villa ancora non visibili effettuati da un’equipe costituita da 20 archeologi afferenti alle Università di Regensburg e Padova.

LA SCOPERTA PER CASO IN AUTOSTRADA AD ARENZANO

Scoperta ad Arenzano (fonte photo MiC)

Scoperta ad Arenzano (fonte photo MiC)

Uno scavo effettuato per creare una strada di cantiere si è trasformato in scavo archeologico: è accaduto ad Arenzano, in provincia di Genova, dove un cittadino in coda in autostrada, guardandosi intorno, ha notato che dallo scavo di cantiere emergevano mattoni rossastri “sospetti”. Gianni Damonte, questo il nome dell’automobilista e anche appassionato di archeologia, ha così commentato la scoperta su GenovaToday: “Negli anni ’60 alcuni piccoli reperti erano stati trovati dall’indimenticato professor Tiziano Mannoni nel quartiere di Terralba, frammenti di ceramica e tegole erano l’unica traccia della romanità ad Arenzano, ma proprio per questo pensavamo che in zona avrebbe potuto esserci altro, eravamo sul ‘chi vive’. Ogni tanto chiedevo ai residenti e ai contadini se trovavano qualcosa, ho cercato nei muretti delle creuze, ma niente. Poi poco tempo fa mi trovavo in auto, in coda subito prima del casello, quando ho notato quella terra rossastra strana, con pezzi di mattone particolari che affioravano dagli scavi del cantiere. Nei giorni successivi sono tornato a osservare più da vicino, con calma, e quando ho capito che potevano essere reperti ho subito coinvolto Lucia la quale ha chiamato a sua volta la Soprintendenza. È stata una scoperta molto emozionante”.

IN EGITTO LA SFINGE “SORRIDENTE” DI EPOCA ROMANA

La sfinge di epoca romana scoperta in Egitto

La sfinge di epoca romana scoperta in Egitto

Potrebbe rappresentare un imperatore romano, forse Claudio, la sfinge scoperta nell’ambito si una missione archeologica dell’Università di Ain Shams presso il complesso del tempio di Dendera, nel governatorato di Qena a sud del Cairo. La sfinge è stata ritrovata all’interno di una struttura romana costruita utilizzando pietra calcarea e malta che si estrinseca su due livelli: in quello inferiore, contraddistinta dalla presenza di una grande vasca per la raccolta dell’acqua di epoca bizantina, è stata trovata la sfinge. Questa è raffigurata con il Nemes, ovvero il copricapo indossato dai faraoni per simboleggiare il loro potere, e sopra la fronte ha un Uraeus, decorazione a forma di serpente usata come simbolo di sovranità. “L’ispezione preliminare del volto della sfinge ha suggerito che rappresenti l’imperatore romano Claudio”, ha dichiarato il ministero. “La statua è davvero bella, il suo volto presenta tratti reali raffigurati in modo molto preciso”, rivelando “un sorriso ai lati della bocca e due fossette laterali”, ha sottolineato il capo missione, ex ministro delle antichità e professore di archeologia Mamdouh El Damaty.

IL CORRIDOIO SEGRETO DELLA PIRAMIDE DI CHEOPE

Nina Aldin Thune, Piramide di Cheope in Egitto, fonte Wikipedia CC BY 2.5

Nina Aldin Thune, Piramide di Cheope in Egitto, fonte Wikipedia CC BY 2.5

Questa scoperta vede protagonista una delle tre celeberrime piramidi di Giza al Cairo, ovvero quella di Cheope (le altre sono Chefren e Micerino): si tratterebbe di un corridoio che, secondo il noto archeologo egiziano Zahi Hawass potrebbe portare alla tomba del faraone. Il corridoio, di 9 metri di lunghezza, 2,10 di larghezza e 2,3 di altezza, è caratterizzato dalla presenza di monoliti che formano un soffitto spiovente. Il soffitto ha una forma a “v” rovesciata, tecnica di costruzione questa che fu introdotta per la prima volta proprio per la piramide di Cheope, con lo scopo di proteggere le stanze dal peso sovrastante. “Crediamo che qualcosa sia nascosto sotto”, ha dichiarato l’ex-ministro delle antichità e coordinatore e manager del progetto ScanPyramids Hany Helal. “La tomba di Cheope dovrebbe essere sotto quel tunnel”.

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Desirée Maida

Desirée Maida

Desirée Maida (Palermo, 1985) ha studiato presso l’Università degli Studi di Palermo, dove nel 2012 ha conseguito la laurea specialistica in Storia dell’Arte. Palermitana doc, appassionata di alchimia e cultura giapponese, approda al mondo dell’arte contemporanea dopo aver condotto studi…

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