Gilgamesh, leggendario re di Uruk, torna a casa. Una tavoletta contenente parte del Ciclo della sua epopea – considerata il primo testo letterario dell’umanità e il secondo documento religioso al mondo dopo i Testi delle Piramidi – è stata restituita dagli Stati Uniti all’Iraq, da cui era stata prelevata insieme a 17mila altri preziosi reperti. I cimeli – preistorici, assiri, babilonesi e islamici – erano stati trafugati durante la lunghissima crisi iniziata con l’invasione degli Stati Uniti, nel 2003, a seguito della quale molte opere uniche e inestimabili sono finite nel mercato del contrabbando o distrutte, soprattutto durante l’occupazione dell’Isis iniziata nel 2014: esempi tragici sono la collezione di Mosul, di cui sono stati disintegrati manufatti unici come un toro alato assiro e la statua del Dio Rozhan, e quella del Museo archeologico di Baghdad, pesantemente defraudata. La decisione della restituzione è stata annunciata dal presidente Joe Biden insieme all’annuncio del ritiro delle truppe dal territorio in occasione dell’incontro con Mustafa Al-Kadhimi, primo ministro iracheno, avvenuto alla Casa Bianca nella seconda metà di luglio.
L’EPOPEA DI GILGAMESH
L’opera epica mesopotamica – scritta in accadico con caratteri cuneiformi oltre tremila anni fa, e giunta a noi in più versioni – narra la storia del re sumero di Uruk, Gilgamesh (già chiamato Bilgamesh), e di Enkidu, un guerriero “selvaggio” creato dagli dei per far sì che Gilgamesh smettesse di opprimere il popolo di Uruk. Dopo una prova di forza che li porta a sviluppare ammirazione reciproca e un profondo senso di amicizia, una serie di vicissitudini che coinvolgono la dea Ishtar e il terribile Toro del Cielo conducono alla morte di Enkidu. Questo lutto spinge Gilgamesh a intraprendere un lungo viaggio per scoprire il segreto della vita eterna, comprendendo infine che la morte fa parte della vita. La tavoletta restituita – di 15 centimetri per 12 – è quella detta “del sogno di Gilgamesh”, che riguarda una sezione del poema in cui il protagonista racconta alla madre i suoi strani sogni notturni. Era sparita nel 2003 e venduta dieci anni dopo per 1,7 milioni di dollari al magnate statunitense David Green, che l’ha esposta per alcuni anni nel suo Museo della Bibbia a Washington (in virtù dei parallelismi tra l’epica e l’Antico Testamento) prima di vedersela requisita dalle autorità americane.
UN BUON INIZIO
Stando al ministro della Cultura iracheno Hassan Nazim, questa è “la più grande restituzione di reperti antichi all’Iraq”. L’importanza di questo gesto, destinato a rimanere collegato alla fondamentale riconsegna della tavoletta di Gilgamesh, ha molto valore anche per gli Stati Uniti: stando alla procuratrice ad interim per l’Eastern District di New York, Jacquelyn M. Kasulis, rappresenta infatti “un’importante pietra miliare nel percorso per restituire questo raro e antico capolavoro della letteratura mondiale al suo Paese di origine”. Un auspicio che fa sperare molti amanti dell’archeologia e della storia, considerato che lo scambio internazionale di manufatti iracheni trafugati vale qualcosa come 10-20 milioni di dollari all’anno.
– Giulia Giaume