Fede Galizia, la pittrice che ha sfidato il patriarcato

Al Castello del Buonconsiglio di Trento la prima antologica dedicata a Fede Galizia, figura di spicco della pittura italiana del primo Seicento. Attraverso ottanta opere fra dipinti, disegni, incisioni ‒ suoi e di contemporanei ‒, si sviluppa una mostra di studio dall’originale allestimento per “stanze scenografiche”, che indaga la sostanza della poetica dell’artista nella Milano dell’epoca.

Nell’involuta Italia del Seicento, stretta fra l’avida dominazione spagnola e l’involuzione sociale portata dalla Riforma romana, la pittura al femminile ebbe paradossalmente spazi maggiori che nel Rinascimento. Seppur a piccoli passi, prese avvio un nuovo contesto artistico e sociale, in cui diverse donne ruppero con la tradizione patriarcale della bottega d’artista e fecero della pittura il loro mestiere, aiutate nello scopo anche dalla convinta aderenza alla causa della Riforma romana. Fede Galizia (Milano, 1578? – 1630) fu tra le protagoniste della pittura “al femminile” al fianco di Sofonisba AnguissolaPlautilla Nelli, Barbara Longhi, Lavinia Fontana. Con uno stile legato al Manierismo emiliano-lombardo di fine Cinquecento, riuscì a inserirsi nella scena milanese grazie a un’abile politica di relazioni e conoscenze, e realizzò ritratti di importanti personalità cittadine, quali il protofisico Ludovico Settala e il letterato gesuita Paolo Morigia. Come Eilsabetta Sirani, anche Fede Galizia firmava le sue opere, e s’impegnò a fondo nella promozione del suo lavoro e della sua carriera; al punto che, segnalata dall’Arcimboldo, i suoi dipinti arrivarono anche alla corte di Rodolfo II d’Asburgo.
La mostra contestualizza l’opera di Galizia nel panorama artistico del Seicento italiano, con particolare attenzione alla pittura femminile, offrendo interessanti confronti con opere di altri pittori e pittrici.

NATURALISMO E FEMMINILITÀ

Milano fra il XVI e il XVII secolo era una città ancora vivace, già all’epoca rinomata in tutta Europa per la raffinatezza delle sue produzioni artistiche e artigianali; era, in un certo senso, “ambasciatrice” del Made in Italy ante litteram. Qui, il padre Nunzio Galizia ottenne un certo successo commerciale producendo raffinati ventagli in seta e piume, incisioni per libri di pregio, gioielli, abiti e miniature. Nella bottega paterna, dove iniziò presto a fare pratica, Fede Galizia scoprì la pittura e la riconobbe come la propria strada professionale.
Parmigianino e Correggio furono i suoi modelli principali di riferimento, ma seppe comunque sviluppare un suo stile personale che affinò esercitandosi a copiare le opere dei maestri dell’epoca. Si dedicò alla natura morta, al ritratto e alle scene bibliche. In particolare, dal ritratto, emerge un certo naturalismo nella forte caratterizzazione fisiognomica. Fu la prima pittrice ad affrontare il tema di Giuditta e Oloferne, e la sua opera, con grazia tutta femminile, indulge più sulla cura delle vesti e dei gioielli della protagonista che non sulla drammaticità della scena; infatti, la testa di Oloferne rimane nell’ombra, mentre Giuditta risplende nel suo sfolgorante e sontuoso abito. Parimenti curatissima nelle vesti e nell’acconciatura, la Maddalena del Noli me tangere, opera dall’articolata narrativa, tuttavia smorzata nel naturalismo, in ossequio allo ieraticismo del clima dottrinale controriformato.

Fede Galizia, Giuditta e Oloferne, 1596 ca. Courtesy Ringling Museum of Art, Sarasota

Fede Galizia, Giuditta e Oloferne, 1596 ca. Courtesy Ringling Museum of Art, Sarasota

LA NATURA MORTA

La celebre Canestra di Caravaggio fu la molla ispiratrice che la spinse verso la natura morta, di cui fu, insieme a Giovanna Garzoni, la più valente interprete in Italia, dopo il Merisi, nel solco pittorico affermatosi sulla scia dei pittori fiamminghi. Pur rinunciando ai raffinati orpelli dei colleghi del nord, e uniformandosi alla sobrietà e alla severità imposte dalla Riforma romana, le sue opere non sono però inferiori quanto a perizia tecnica. Riprodotti con dense pennellate, con rapidi tocchi di ombre e luci, i suoi frutti sono spesso al limite della marcescenza, sfiorati da insetti, nella loro funzione metaforica di riflessione sulla caducità dell’esistenza, ma intrisi tuttavia di profondo realismo. Nonostante non sia stato un genere preminente nella sua produzione, è stato questo a catalizzare su Fede Galizia l’attenzione dei critici.
La mostra trentina, invece, rende giustizia a una versatile pittrice attraverso una visione completa del suo lavoro.

Niccolò Lucarelli

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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