Una mostra ad Ascona per i 100 anni dalla morte di Félix Valloton

Una mostra ripercorre la storia del pittore svizzero che ebbe grandi riconoscimenti per la sua opera grafica, nel centenario dalla sua scomparsa

 “Nabi” è un vocabolo di origine ebraica, ma pure araba (“nabī”) che significa profeta. “Nabis” si definivano a fine Ottocento un gruppo di artisti, prevalentemente attivi a Parigi che ambivano ad essere i “profeti” di un nuovo tipo di arte antagonista all’impressionismo. Influenzati dal simbolismo e dal nascente giapponismo i Nabis utilizzavano elementi bidimensionali, privilegiando il colore piatto, le linee curve ed esibiti contenuti emotivi. Oltre a Paul Sérusier fondatore del gruppo, tra loro Pierre Bonnard, Édouard Vuillard, Maurice Denis e lo svizzero-francese Félix Vallotton, quest’ultimo riservato e taciturno tanto da venir soprannominato dai colleghi Le Nabi étranger (Il Nabi straniero). L’opera di Vallotton viaggia difatti su un binario parallelo ma differente caratterizzata come è da un rigore freddo e da una disincantata osservazione del reale.

Félix Vallotton, Paris-intense, Titelblatt, 1893-94, photo Peter Schalchli
Félix Vallotton, Paris-intense, Titelblatt, 1893-94, photo Peter Schalchli

Chi era Félix Vallotton

Per il suo esordio parigino Vallotton, nato a Losanna nel 1865, si presenta come ritrattista. Si trattava di un settore allora particolarmente redditizio essendo molto richiesto da parte della borghesia in ascesa.  Ma se la sua pittura per lungo tempo viene tenuta in scarsa considerazione è la sua opera grafica a fornirgli immediati riconoscimenti da pate di critici e colleghi. Terminati gli studi a Parigi si guadagna da vivere, lavorando come restauratore e riproduttore di dipinti famosi, realizza libri illustrati, programmi teatrali e manifesti, collabora con riviste satiriche e letterarie. AI lavori su commissione Vallotton affianca l’esecuzione di stampe che si riveleranno di qualità eccezionale. Nei primi tentativi di tradurre le proprie idee grafiche si affida alla tecnica dell’acquaforte, ma nel 1891 passa alla xilografia nel 1891 dove sviluppa un linguaggio proprio affidandosi a contrasti assoluti esclusivamente in bianco e nero.

La mostra di Vallotton ad Ascona

L’esposizione di Asconamette in luce, tra l’altro, quanto la sua opera grafica sia stata influenzata delle stampe giapponesi. Vallotton nel 1890, visita la grande Exposition de la gravure japonaise all’École Nationale des Beaux-Arts, dove si imbatte in oltre 700 stampe provenienti dal sole levante.  Quanto ne sia rimasto colpito emerge nella serie in sei fogli sulle montagne, eseguita nel 1892 che comprendente cinque massicci svizzeri: il Breithorn, il Cervino, la Jungfrau, il ghiacciaio del Rodano e il Monte Bianco. Nella serie ora esposta qui (bisogna cercarla nella prima sala perché sta alle spalle di alcune nature morte posteriori realizzate ad olio) Vallotton pare misurarsi in particolare con le Trentasei vedute del Monte Fuji di Hokusai. Ne adotta il taglio allungato, l’uso della prospettiva e il modo in cui la superficie viene riempita di colore o lasciata vuota. Valloton però non è interessato alla vivacità cromatica dei maestri giapponesi intaglia e realizza personalmente le matrici e si concentra su un solo colore, il nero, che gli consente di raggiunge stilizzazione straordinaria.

La grafica nell’opera di Vallotton

Per questa serie Valloton non è ricorso alla xilografia ma alla zincografia, una tecnica affine che sostituisce la costosa e pesante pietra litografica con una lastra di zinco più facile da maneggiare. Da quel momento in poi l’artista si concentra soprattutto sulla vita nelle strade di Parigi, come ad esempio nella serie Paris intense che è visibile al piano superiore del Castello di San Maderno. Vi compaiono figure che si fondono in masse anonime: musicisti di strada, gendarmi che sorvegliano una folla, un’anziana signora travolta da un cavallo e passanti che sono stati sorpresi da un acquazzone e corrono a ripararsi dalla pioggia. Altro soggetto delle sue serie grafiche è la sfera privata della vita borghese. I dieci fogli delle Intimités (1897-1898), considerati il coronamento della sua opera xilografica, la superficie scura enfatizza la sontuosità degli interni, ma nasconde una complessa trama di sospetto, imbarazzo e paura. Senza alcuna trasfigurazione romantica vi appaiono uomini e donne dalla doppia morale: Vallotton riprende un soggetto che gode di grande popolarità nell’arte, nella letteratura e nel teatro dell’epoca, sono stati per lui fonte di ispirazione le pièces di Ibsen e Strindberg che rientravano nel repertorio del Théâtre de l’Oeuvre, per il quale l’artista ha lavorato per un certo periodo.

L’esposizione al Museo Castello San Materno

Il percorso, allestito all’interno del Museo Castello San Materno, documenta oltre alle opere grafiche le sue fasi pittoriche che comprendono a partire dagli Anni Novanta del XIX Secolo ritratti paesaggi nature morte e nudi.  Vallotton ha lasciato un’opera consistente in più di 230 opere grafiche, centinaia di disegni e circa 1700 dipinti. L’esposizione al Museo Castello San Materno di Ascona che comprende 55 opere tra disegni, dipinti e cicli grafici fa parte delle celebrazioni in corso nella Confederazione Elvetica per centenario della scomparsa. 2025│ Année Vallotton si compone di esposizioni ospitate anche nel Musée cantonal des Beaux-Arts di Losanna, al Musée Jenisch di Vevey, al Kunst Museum Winterthur. 

Aldo Premoli

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Ascona//Fino al 7 settembre 2025
Félix Vallotton. Un monumento alla bellezza
Museo Castello san Materno

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Aldo Premoli

Aldo Premoli

Milanese di nascita, dopo un lungo periodo trascorso in Sicilia ora risiede a Cernobbio. Lunghi periodi li trascorre a New York, dove lavorano i suoi figli. Tra il 1989 e il 2000 dirige “L’Uomo Vogue”. Nel 2001 fonda Apstudio e…

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