Souvenir, decadenza e metamorfosi urbane: Nicola Pecoraro da Ermes Ermes a Roma
Plastiche kitsch, bronzo e disegni spettrali. La nuova personale di Nicola Pecoraro da Ermes Ermes decostruisce l’immaginario urbano e rilegge i resti della contemporaneità

Per la sua seconda personale da Ermes Ermes, Nicola Pecoraro (Roma, 1978) presenta un nuovo ciclo di opere che indagano la forma urbana attraverso la rovina e l’ambiguità. Tra sculture realizzate con souvenir riciclati e disegni evanescenti, la mostra riscrive le coordinate dell’oggetto quotidiano, evocando una Roma immaginifica e spettrale.
Tra souvenir e bronzei fantasmi: le sculture di Pecoraro
Finti frutti lucidi, elmi giocattolo da gladiatore e altri oggetti banali si fondono in sculture ibride, rifuse in bronzo e dotate di un’aura decadente e teatrale. Attribuendo nobiltà al kitsch e peso scultoreo al consumo, Pecoraro compone corpi post-umani che sembrano emergere da un futuro archeologico. Le opere si muovono sul crinale tra sublime e caricaturale, trasformando i resti di una Roma turistica e globalizzata in reliquie instabili, capaci di evocare sia il mercato che il mito.
Il disegno come spettro: automatismi e dissolvenze
Accanto alle sculture, i disegni nascono da gesti impulsivi, scansionati e trasferiti su carta in una degradazione controllata dell’immagine. Ciò che rimane è un’immagine-fantasma, dove i dettagli sfuggono e la realtà si frantuma. Il foglio diventa una superficie di apparizione: presenze intermittenti, tracce che suggeriscono più che mostrare. Con questo doppio registro – plastico e grafico – Pecoraro mette in scena una poetica dell’instabilità, dove ogni oggetto è sospeso tra oblio e resurrezione.
Michele Luca Nero
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