La pittura come spazio mentale. La mostra di Andrea Barzaghi in Piemonte
Un universo cromatico e figurativo fatto di segni e storie che sembrano danzare tra ordine e caos, tra ragione e inconscio. Tutto questo nella mostra di Andrea Barzaghi alla galleria Societé Interludio

Nell’ampio spazio della galleria Société Interludio a Cambiano, Andrea Barzaghi (Monza, 1988) ci conduce in un universo pittorico denso e stratificato, dove la materia cromatica si fa pensiero e narrazione. Le sue opere a olio – caratterizzate da un linguaggio riconoscibile e autonomo – raccontano non tanto le vicende visibili, quanto i movimenti interiori, le contrazioni dell’anima, intese come visioni trasfigurate di una grammatica fatta di luce, colore e ombre.
Le opere di Andrea Barzaghi da Societé Interludio
Le anonime silhouette che abitano queste tele, appaiono sospese in un tempo privo sia della dimensione del passato che di quella del presente, ma collocate piuttosto una condizione mentale. In alcune delle opere in mostra notiamo una tensione invisibile che trattiene lo sguardo. Una narrazione congelata, ma pronta a frantumarsi come nelle atmosfere del pittore britannico Peter Doig. Le immagini sembrano sul punto di cambiare, come se qualcosa – una trasformazione, una rivelazione o una rottura – stesse per accadere. Questa suspense silenziosa è uno degli elementi intriganti nel linguaggio di Barzaghi: una pittura improntata non tanto sul visibile, ma soprattutto su ciò che ancora deve essere mostrato. Le sagome androgine, colte in posture instabili o intime, sembrano bloccate in un momento liminale, come presenze trattenute tra l’essere e il divenire, all’interno delle quali abita, per dirla alla Bacon, l’invisibile psichico.

Andrea Barzaghi. La pittura come spazio della mente
Sono figure in lotta, in abbraccio, in tensione verso una luce che non è mai mera illuminazione ma principio spirituale, meta, fuga. Attraverso corpi che si rincorrono o si fondono – quasi a evocare l’archetipo dell’abbraccio come conflitto – Barzaghi porta avanti una riflessione profonda sulla pittura come spazio della mente, come luogo in cui lo spirito interiore si manifesta.

Anche i paesaggi, costruiti per sottrazione con sfumature di luce e colore, sembrano vibrare di una quiete irreale, una calma inquieta. La superficie pittorica si apre a brani rarefatti, spesso spogli di segni ma colmi di sature vibrazioni luminose: non c’è naturalismo, ma natura evocata.
Gradazioni ramate, terre calde e passaggi di luce costruiscono spazi che, più che descritti, si avvertono. È qui che la pittura diventa silenzio, vortice, visione.

La mostra di Andrea Barzaghi a Cambiano
La figura umana – centrale nella poetica del pittore – diventa icona mobile dell’interiorità, soggetto e oggetto di una ricerca che mette in crisi i contorni stessi dell’identità. L’uomo, o forse l’essere, è al centro del tutto. La mostra è un itinerario nell’intimità del gesto fisico e poetico, nel pensiero che si fa forma, nella materia che diventa coscienza. Andrea Barzaghi non dipinge immagini, ma spazi in cui la pittura interroga se stessa, accogliendo il rischio, l’errore, la rivelazione. Questa qualità narrativa, implicita ma percettibile, inserisce le opere in una dimensione dove ogni quadro è un fotogramma interiore, una soglia, dove il senso è in attesa di manifestarsi e la tela diviene un enigma emotivo che lo spettatore è chiamato a sciogliere con il proprio sguardo. Infine, proprio nell’opera Storia del cammino dell’ermafrodita l’artista riesce a cogliere, in questa pittura, un senso di rallentamento visivo, un’esperienza immersiva che a livello percettivo e concettuale, ricorda il tempo dilatato di Bill Viola come condizione necessaria per entrare in relazione con l’interiorità, con ciò che non si mostra in superficie, ma lentamente si rivela.
Giuseppe Arnesano
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