A Milano una mostra sulla ceramica piena di spunti e in un nuovo spazio da scoprire

Sono Stefania Carlotti, Enzo Cucchi e l’interessante personalità di Salvatore Fancello gli artisti presentati nella mostra “Fontane, animali, cowboys: tre visioni, una materia condivisa” che pone in dialogo tre generazioni differenti e altrettanti linguaggi creativi

Torna a esporre in Via Romilli, a Milano, il progetto curatoriale indipendente velo project, che giusto un anno fa aveva inaugurato la sua attività con la mostra Bamboo Dragonfly. Così, sempre al civico 20 ma in un altro locale, presenta fino al 15 maggio 2025 Fontane, animali, cowboys: tre visioni, una materia condivisa, con le opere di Stefania Carlotti, Enzo Cucchi e Salvatore Fancello. Ma cos’hanno in comune una fontana, animali marini e cowboys impacciati? La ceramica dà loro vita in un dialogo che mette in relazione tre generazioni differenti e altrettanti linguaggi creativi. 

velo project torna in Via Romilli: le opere di Enzo Cucchi 

Parlando del lavoro di Enzo Cucchi, Mario Finazzi scriveva che la ceramica è “il punto in cui terra e acqua si incontrano”. E nel caso dell’artista nato a Morro d’Alba nel 1949, che non modella ma disegna, le forme immaginate sembrano zampillare da una fonte invisibile: “Il disegnare, se un artista fosse una fontana, sarebbe lo zampillo, o il getto d’acqua, o i mille rivoli con cui le chimere, le visioni, le baluginanti e inarrestabili mutazioni formali affiorano dal bacino buio, sotterraneo e fremente, dell’immaginazione, della memoria, del visto e del solamente sospettato o intuito”. Anche per Cucchi, dunque, la ceramica è punto di origine e ritorno. “Come lo scorrere di un fiume, il display, realizzato su progetto di Enzo Cucchi, ha giocato un ruolo fondamentale per la gestione dello spazio oltre che per la scelta espositiva. Sul bianco serpentone le ceramiche disposte alternate fluttuano all’interno di un’atmosfera senza tempo, dove l’età torna ad essere solo un numero”, spiegano ad Artribune i curatori Veronica Recchia, Lorenzo Pagliani e Marco Beretta.

Enzo Cucchi Untitled 2020 glazed and cold painted ceramic 31 x 31 x 10 cm / 12.2 x 12.2 x 3.9 in
Enzo Cucchi Untitled 2020 glazed and cold painted ceramic 31 x 31 x 10 cm / 12.2 x 12.2 x 3.9 in

velo project torna in Via Romilli: gli antieroi di Stefania Carlotti

Stefania Carlotti, invece, classe 1994, mette in scena la rappresentazione dell’antieroe: come usciti da un vecchio film western degli Anni Cinquanta, i suoi personaggi sono goffi e impacciati, protagonisti di duelli mai iniziati, sparatorie interrotte e amori già finiti. Le figure, lucidamente smaltate, sono restituite in pose innaturali, immortalate nel momento esatto in cui qualcosa sta per andare storto. Goffi e spaesati, troppo umani e per nulla epici. 

Salvatore Fancello Volpe con preda 1938 glazed maiolica 9 x 21 x 7,5 cm / 3.5 x 8 x 3 in
Salvatore Fancello Volpe con preda 1938 glazed maiolica 9 x 21 x 7,5 cm / 3.5 x 8 x 3 in

velo project torna in Via Romilli: Salvatore Fancello e animali “devoluti dall’onda” 

Nascono, poi, dal sale e dal vento le creature marine di Salvatore Fancello (Dorgali, 1916 – Bregu Rapit, 1941), talento precocissimo dalla breve e fulminante carriera, che ha segnato profondamente la storia dell’arte italiana del Novecento. I suoi animali – che non venivano esposti a Milano dal 1979 – affiorano come detriti su una spiaggia silenziosa, non come realizzati da mani ma “devoluti dall’onda”, scriveva Lisa Ponti nel 1946 su Stile. “Fatti, insieme, d’acqua, di sale, di rena, di madrepora, affiorano, in forme distinte soltanto per il gesto già vivo, animalescamente vivo: fossili appena nati, li diresti, ancor umidi della creazione. Hanno la magica verità delle macchie d’umido sui muri e delle nuvole nel cielo, dove nell’informe, senti colta un’idea viva”.

Salvatore Fancello Leone con criniera rossa e preda 1938 glazed terracotta 10,5 x 26,3 x 14,5 cm/ 4 x 10.4 x 5,7 in
Salvatore Fancello Leone con criniera rossa e preda 1938 glazed terracotta 10,5 x 26,3 x 14,5 cm/ 4 x 10.4 x 5,7 in

L’opera da riscoprire di Salvatore Fancello 

Ogni progetto nasce da una necessità. La mostra di quest’anno si sviluppa con il fluire del segno grafico di Salvatore Fancello, talento precocissimo dell’arte italiana della prima metà del 900, tristemente scomparso, alla sola età di 24 anni, sul fronte italo-albanese nel 1941. Per lungo tempo dimenticata, la figura di Fancello, ha visto finalmente una nuova primavera. Il corpus di opere dell’artista esposte, 4 ceramiche e 3 disegni, mostra chiaramente la sensibilità del suo segno rapido e fantasioso. Fancello è stato fin dai suoi giovani esordi supportato e stimato da numerose personalità del suo tempo: Gio Ponti, Osvaldo Borsani, Leonardo Sinisgalli e Lucio Fontana, solo per citarne alcuni. Oltre ai suoi contemporanei l’operato del ceramista sardo ha affascinato e continua ad affascinare numerosi artisti contemporanei. Tra questi Enzo Cucchi, protagonista indiscusso della scena artistica italiana dalla fine degli anni 70, ne ha saputo cogliere la lezione rielaborandola con una personale interpretazione nella serie delle Fontane di Roma prodotte nel 2020 a Faenza”, concludono Recchia, Pagliani e Beretta.

Caterina Angelucci 

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Caterina Angelucci

Caterina Angelucci

Caterina Angelucci (Urbino, 1995). Laureata in Lettere Moderne con specializzazione magistrale in Archeologia e Storia dell’arte presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Dal 2018 al 2023 si è occupata per ArtsLife di contenuti e approfondimenti per la sezione…

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