La Nuova Scuola di Scilla. Dal 1949 ad oggi nel racconto della pittrice Anna Capolupo

Nel 1949 un gruppo di artisti, tra cui Renato Guttuso, approdano a Scilla, in Calabria e danno vita ad un movimento temporaneo. Di quegli anni ormai nessuno ricorda granché. Oggi un gruppo di artisti e una collezionista stanno riportando in vita quell’esperienza

Sull’aereo per il Marocco vedo nei volti degli uomini e delle donne una somiglianza con quelli che 30 o 40 anni fa potevi trovare in Calabria. Forse anche ora. Sono io che purtroppo la frequento poco. Non siamo poi così diversi. La signora seduta di fianco a me indossa il velo che le copre i capelli ma ha il volto molto simile a quello di mia nonna o di mia zia.  Sopracciglia scure e sguardo corrucciato come il mio. 
In fondo siamo molto vicini, geograficamente parlando e non solo. È difficile parlare del sud del mondo, sempre molto difficile per quanto esso sia complesso. Tra qualche ora avrò 40 anni, di cui 20 passati fuori dal mio sud, fuori dalla Calabria. Metà della mia esistenza è radicata lì, l’altra ha viaggiato, come città d’adozione Firenze anche se non l’ho mai sentita casa. E con questo impossibile e incolmabile senso di appartenenza vivo e penso a cosa sia la mia casa. A volte lo sono le persone e gli oggetti carichi di significato.  Ma la terra chiama spesso e l’ultima volta lo ha fatto con mio immenso stupore. 

L’esperienza della Scuola di Scilla secondo Anna Capolupo

Ho incontrato Marta Toma che dentro di sé ha la Calabria che vorrei, se lei potesse impersonificare una terra io ci andrei a vivere.  Anche lei in fuga prima, ora torna al suo mare, alle origini.  Dalla sua casa di Scilla ho sentito il canto delle sirene…cosa molto particolare. 
Era agosto e alle tre di notte mi alzo per andare in bagno (che si trova di passaggio sul balcone per cui ti ritrovi praticamente a picco sul mare e sugli scogli) mi fermo ad osservare il paesaggio meraviglioso. C’era la luna piena, il suono che si sente nell’aria è fortissimo qualcosa fra un urlo e un canto. Un lamento. Ho i brividi…eccola la leggenda che ti si palesa davanti agli occhi. Ulisse che torna a casa, impossibile non pensarci. Torno a dormire sconvolta. Il mattino seguente il papà di Marta mi dà una spiegazione a quello che mi è successo durante la notte.  È il vento che si infrange fra gli scogli producendo questo suono particolarissimo. Succedeva qui nello stretto di Messina ai pescatori che il vento accompagnato da questo suono li portasse a schiantarsi con le loro barche contro gli scogli tanto erano forti le correnti. Le sirene metà uccelli metà donne. Scilla è un uccello. 
Su una delle sue ali ha accolto qualcosa che riguarda l’amore e l’amicizia prima di ogni altra cosa. L’amore per la pittura e l’amicizia fra gli artisti. Questo è quello che ci ha portati a Scilla e che mi ha spinto a guardare da vicino tutto ciò che in questi anni è stato per me un tormento e che ora scopro lentamente come un piacere. Ho usato il termine “tormento” perché lo è andare a scavare in posti della tua esistenza per riconoscerti, prima che tutto svanisca. 
Un piacere scoprire di essere sulla strada giusta, per la mente e per il cuore.
Poi tutto è molto più complesso di queste mie parole ma questo è bastato per fare in modo che cose come pensare alla Nuova Scuola di Scilla potesse diventare reale. 

La Scuola di Scilla 3 La Nuova Scuola di Scilla. Dal 1949 ad oggi nel racconto della pittrice Anna Capolupo
La Scuola di Scilla

La Nuova Scuola di Scilla

Così ad Ottobre del 2023 dopo qualche mese di organizzazione eccoci a Chianalea una delle grandi ali di Scilla. Il borgo dei pescatori. 
Cinque artisti io, Luigi PresicceMartina Bruni, Valeria Carrieri e Thomas Berra veniamo accolti a casa delle sorelle Marta e Giulia Toma, di Aldo e Bianchina la gatta.  C’era un animale anche durante la Scuola di Scilla del 1949 quello di Renato Guttuso e Mimise un gatto siamese da cui non si separavano mai. 
Guttuso che grazie all’invito del suo amico artista Mazzullo, che a sua volta era stato invitato dal giudice Macrì a passare le estati in vacanza a Scilla nella Casa Rossa, si ritrovò insieme ad altri artisti a far nascere la Scuola di Scilla tra il 1949 e il 1950.  Dipingere il mare e i suoi pescatori, i volti e la povertà che in quel momento la popolazione viveva. Stare dalla parte di chi non ha niente e che ha solo il mare come sostentamento per le numerose famiglie. 
Ma non solo, stare dalla parte della pittura figurativa. 
I quadri che la famiglia Toma custodisce con mio profondo rispetto e ammirazione sono commoventi. Di quegli anni ormai nessuno ricorda nulla o poco e niente. Marta è un archivio vivente, la prima volta ci raccontò tutta la storia della Scuola di Scilla e la sua idea di riprendere un discorso lasciato nel dimenticatoio da troppi anni, (soprattutto dal territorio) davanti a uno spritz in riva al mare sulla spiaggia grande di Scilla. Ne uscii provata e felice. La mia mente cominciava a immaginare cose, alle numerose possibilità che questa esperienza può donare, alla forza che può avere, ai ritorni. I giorni passati a disegnare, dipingere, mangiare, bere, ridere e piangere su quelli scogli sono stati carichi di energie, di visioni e di paure. Credo che tutti i presenti come nel 1949 abbiamo subito in prima persona gli effetti di cosa voglia dire pensare ad un mondo diverso, un mondo lento, una prospettiva nuova… 
Se le opere d’arte poi non servano esattamente a questo?

Anna Capolupo

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