Musei e benessere. Slow Art contro visite mordi&fuggi. Intervista a Piero Consolati

Stanchi delle mostre che non lasciano il tempo di godersi le opere? La Slow Art ci propone un’esperienza al museo alternativa. Intervista a Piero Consolati, fondatore di Slow Art Club

Otto secondi. Dieci, se va bene. È il tempo medio che si è soliti dedicare alla visione di un quadro in un museo. È immediato chiedersi che cosa si possa trarre da una simile esperienza delle opere d’arte. Giusto una fotografia rapidamente scattata con il telefonino; pretendere di capire e interiorizzarne il contenuto sarebbe inverosimile. Eppure, i ritmi odierni, mossi da un consumo di immagini inarrestabile, spingono a questo. Presi i biglietti, si entra, si scorrono le sale, e si esce. È la realtà di gran parte dei visitatori; soprattutto dei meno assidui ed eruditi.
Su queste (amare) constatazioni statisticamente comprovate, è nata la Slow Art. Un movimento che, come dice il nome, promuove un nuovo approccio al mondo dell’arte: un approccio lento, volto ad assaporare più a lungo ogni quadro. Ecco che al posto di un lungo percorso che tocca tutte le sale, si suggerisce una selezione di poche opere per volta. Anche una, volendo essere estremi. Nella Slow Art cambiano le regole di visita, ma cambia soprattutto il fine. Non si visita più un museo per dire di “esserci stato”, ma per vivere un’esperienza che “provochi emozioni, crei connessioni mentali, attivi ricordi”. Sono le parole di coloro che credono e praticano abitualmente l’arte lenta, tra cui Piero Consolati – entusiasta sostenitore e fondatore dello Slow Art Club – che abbiamo intervistato. 

La Slow Art in Italia e nel mondo

Attivato nel 2010 per promuovere l’arte “lenta”, lo Slow Art Day è oggi un evento globale, che ha coinvolto nelle scorse edizioni più di 1500 musei aderenti in tutto il mondo. L’obiettivo è aiutare le persone ad avvicinarsi all’arte in modo diverso, per il beneficio che ciascuno ne può trarre, anche senza essere esperti. Ce lo racconti meglio.
Lo Slow Art Day è la giornata annuale in cui celebrare la Slow Art in un’occasione comune estesa a livello universale. In linea con questa filosofia, propone di apprezzare l’arte in maniera più profonda e più appagante. Una visita al museo può infatti essere molto impegnativa: con tante opere in mostra, vedere tutto diventa spesso una corsa contro il tempo, faticosa e poco incisiva. Le statistiche dicono che i visitatori dei musei trascorrono in media otto-dieci secondi per opera tra osservazione e lettura della didascalia. Che beneficio si può trarre in un tempo così breve?
L’obiettivo della Slow Art è proprio rallentare il ritmo, concentrandosi su alcune (poche) opere, prendendosi il tempo di osservarle con calma (dieci minuti, un’ora o anche un pomeriggio intero se fa piacere). Fare in modo che ciascun dipinto provochi emozioni, crei connessioni mentali, attivi ricordi. Si parte dagli aspetti più immediati (forme, colori…), per passare ai particolari meno evidenti, fino a una visione tutta personale dell’opera.
Non servono, qui, né curatori, né storici dell’arte che dicano “come” guardare. Con la Slow Art, si coglie l’opera modo soggettivo, profondo ed emozionante.

In che cosa consiste esattamente questa giornata?
Durante lo Slow Art Day (di solito in aprile), musei, gallerie, e organizzazioni di appassionati in tutto il mondo, promuovono iniziative per fare conoscere la Slow Art a un pubblico più ampio. I format possono variare, ma in genere si propone di concentrarsi su poche opere durante la visita, in assoluto relax, per cogliere le sensazioni profonde che altrimenti non si potrebbero provare facilmente. 

Qui da noi, la Slow Art è ancora poco conosciuta e poco praticata. Il suo Slow Art Club è una delle prime iniziative italiane nate per promuoverla. Che cosa fate esattamente?
Lo Slow Art Club è un’organizzazione, al momento ancora informale, creata da me e da altri appassionati. Ci riuniamo regolarmente per praticarla e promuoverla presso un pubblico più vasto. Abbiamo messo a punto un format di visita da seguire nelle sessioni (fisiche oppure online) e per raccogliere e condividere i commenti dei partecipanti. È un modo per tenere traccia dei risultati, e per convincere sempre più persone. Si comincia con una fase di osservazione personale delle opere scelte (di solito 4-5), per proseguire poi con un momento di discussione e condivisione dei commenti collettiva.

Un’iniziativa a cui ha collaborato?
Posso raccontarvi della mia collaborazione con il MART di Rovereto. Nel 2020, in piena Pandemia, li ho convinti a sperimentare la Slow Art e a unirsi ai musei aderenti allo Slow Art Day. Dopo il primo anno online, le sessioni, aperte ai loro soci membri, sono proseguite con regolarità anche in presenza. È proprio dal desiderio di estendere questo tipo di esperienze anche ad altri musei che ho poi fondato lo Slow Art Club.

Sessione di Slow Art. Arte Sella, Val di Sella, Borgo Valsugana, 2023
Sessione di Slow Art. Arte Sella, Val di Sella, Borgo Valsugana, 2023

Benessere e Slow Art

Dal suo punto di vista di assiduo praticante, quali possono essere gli effetti positivi di una sessione di Slow Art sul benessere dei partecipanti?
Partiamo dal dire che i partecipanti apprezzano sempre il ruolo attivo che ciascuno si ritrova a svolgere nell’osservare prima, e nel commentare poi, le opere. Non si tratta di una fruizione passiva come normalmente accade, ma di un’interazione continua e produttiva con l’opera. Ci si interroga sul perché un certo dipinto ci colpisca, su quali emozioni e ricordi generi in noi. La possibilità di condividere e scambiare le proprie risposte con gli altri visitatori, durante il momento collettivo, rende tutta l’esperienza ancora più coinvolgente e psicologicamente benefica. Cito sempre il commento che ho ricevuto da un nostro partecipante al termine sessione: “Mi sento come un musicista jazz che improvvisa su una partitura”.

Parliamo dell’effetto ristorativo e rilassante che un’esperienza al museo può produrre. Pensa che la Slow Art possa essere inserita in programmi di visita studiati per favorire l’effetto ristorativo? Ha qualche idea?
Penso che un approccio come la Slow Art, basato sulla lentezza dell’esperienza, possa essere utilissimo per favorire il relax, e combattere stress o l’affaticamento. La componente attiva, di cui si parlava prima, aiuta a concentrare la mente su un tema piacevole (come un’opera d’arte), e a riflettere in totale libertà su ciò che genera sul proprio io. Senza timori di giudizi esterni.

Emma Sedini

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Emma Sedini

Emma Sedini

Milanese ed etrusca in parti uguali, Emma Sedini è nata a Milano nel febbraio del 2000. Si definisce “artista” per la sua indole creativa e pittorica, ma è laureata in Economia e Management per l’Arte all’Università Bocconi, e tutt’ora frequenta…

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