Può esistere un museo senza mostre?

La nostra inchiesta sui depositi museali si chiude con questa riflessione. Che alla domanda del titolo risponde con un "no" argomentato

Le mostre d’arte sono un prodotto che, senza dubbio, continua ad attrarre numerosi visitatori al punto che, spesso, per quei musei non superstar, i visitatori delle mostre rappresentano una quota importante dei visitatori totali.
Questa evidenza, negli ultimi anni, ha portato a un progressivo incremento delle mostre ospitate o prodotte dai musei, allertando talvolta alcuni interpreti ortodossi della cultura, che hanno sentito l’esigenza di sottolineare come il ricorso eccessivo alle mostre possa trasformare il museo in un eventificio. Eppure, dal punto di vista culturale, la mostra è un momento di analisi e approfondimento scientifico di estrema rilevanza per la trasformazione di un patrimonio in nuova conoscenza. Attraverso l’indagine critica e la curatela, le mostre espongono ai visitatori chiavi di lettura che rievocano il valore contemporaneo di tutta la storia dell’arte.

“È oggi possibile un museo senza mostre? Alla luce di queste riflessioni, no. È anzi più probabile che esistano mostre senza musei.”

Mettere in mostra le opere è divenuto un elemento importante in moltissime strategie di diffusione culturale adottate dai musei, a iniziare dai casi internazionali come il Depot Boijmans a Rotterdam, che di fatto trasforma il magazzino in un luogo deputato alla fruizione, scevra da qualsivoglia lettura critica, ma disposta esclusivamente su esigenze tecniche (le opere sono suddivise sulla base delle esigenze di tutela delle stesse, come temperatura, livello di umidità dell’aria ecc.). Per certi versi, in fondo, si potrebbe affermare che la mostra sta al museo come il museo al deposito.

IL CONCETTO DI FRUIZIONE OGGI

Ovviamente ci sono delle grandi differenze nei criteri curatoriali e scientifici da adottare per allestire una collezione permanente e quelli invece da adottare per la produzione di una mostra, ma il fenomeno delle mostre da un lato, e quello delle aperture dei depositi dall’altro, riflettono un fenomeno culturale che va ben oltre la mera dimensione artistica e si inscrivono all’interno di uno scenario che riguarda l’intero concetto di fruizione nella nostra epoca contemporanea. Sono incarnazione e metafora del database (deposito) e della playlist (mostra), dell’accessibilità totale (open-data) e della necessità di selezione e analisi dei dati (infografiche), dei cataloghi senza fine (Maps, Netflix, Amazon) e della necessità di sintesi (Tripadvisor, le serie più belle del 2021, gli articoli di tendenza). È oggi possibile un museo senza mostre? Alla luce di queste riflessioni, no. È anzi più probabile che esistano mostre senza musei.

– Stefano Monti

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #65-66

Abbonati ad Artribune Magazine
Acquista la tua inserzione sul prossimo Artribune

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Stefano Monti

Stefano Monti

Stefano Monti, partner Monti&Taft, è attivo in Italia e all’estero nelle attività di management, advisoring, sviluppo e posizionamento strategico, creazione di business model, consulenza economica e finanziaria, analisi di impatti economici e creazione di network di investimento. Da più di…

Scopri di più