Cambiamento, relazione e contatto dal punto di vista dell’arte

Traggono spunto dal progetto da lui curato a Montelupo Fiorentino le riflessioni di Christian Caliandro sul ruolo dell’artista rispetto all’idea di cambiamento, di imprevisto e anche rispetto alla relazione con l’altro

Il modo di combattere irregolare e tipicamente tellurico del partigiano si mise al servizio di una politica mondiale tipicamente marittima, che dal canto suo squalificava e criminalizzava inesorabilmente, nel campo del diritto di guerra marittima, ogni irregolarità che avvenisse sul mare. Nella contrapposizione di terra e mare si concretizzano diversi tipi di irregolarità, e solo se non perdiamo di vista la particolarità concreta degli aspetti spaziali contrassegnati con terra e mare nelle loro specifiche forme concettuali certe analogie sono lecite e fruttuose. Ciò vale in primo luogo per l’analogia che qui a noi interessa per comprendere l’aspetto spaziale. Così come la potenza marittima Inghilterra si servì, nella sua guerra contro la potenza terrestre Francia, del partigiano spagnolo autoctono, il quale modificò il teatro della guerra terrestre con uno spazio irregolare, analogamente più tardi, nella prima guerra mondiale, la potenza terrestre Germania si servì, contro la potenza marittima Inghilterra, del sottomarino come di un’arma che aggiunse a quello che sino allora era stato lo spazio della strategia navale un’altra sfera inattesa. Coloro che a quel tempo erano padroni della superficie del mare hanno tentato subito di discriminare il nuovo modo di combattere come irregolare, anzi, come criminale e piratesco. Oggi, nell’era dei sommergibili muniti di missili Polaris, chiunque vede che entrambe le reazioni – l’indignazione di Napoleone nei riguardi del guerrigliero spagnolo e quella dell’Inghilterra nei riguardi del sottomarino tedesco – si muovevano sullo stesso piano mentale, quello degli indignati giudizi di disvalore di fronte a cambiamenti dello spazio non calcolati” (Carl Schmitt, Teoria del partigiano. Integrazione al concetto del politico, Adelphi 2005, pp. 100-101).
“Un’altra sfera inattesa”. “Cambiamenti dello spazio non calcolati”. Le considerazioni di Schmitt sul partigiano e sul sottomarino come attori e vettori di un cambiamento del punto di vista sullo spazio, e del modo di agire nello spazio, sono valide naturalmente anche per il territorio dell’arte odierno.

Workshop di Elena Bellantoni, Cantieri Montelupo, Montelupo Fiorentino, 2 luglio 2022

Workshop di Elena Bellantoni, Cantieri Montelupo, Montelupo Fiorentino, 2 luglio 2022

L’IMMAGINAZIONE SECONDO GLI ARTISTI

Montelupo Fiorentino, 2-3 luglio 2022. Fare, vivere un’esperienza.
Il corpo per Elena Bellantoni è fondamentale: un segno nello spazio, un segno che definisce e descrive lo spazio. Il segno del corpo, il corpo come segno.
Lavora sulla resistenza: la resistenza di questo corpo. Anche il fallimento fa parte di questo lavoro e di questo processo. E l’artista ha a che fare con l’immaginazione, che è immagine + azione. Significa, in concreto, avere un’idea e verificarla, sperimentarla: quando l’immaginazione corrisponde alla realtà, allora per Elena c’è l’arte, c’è l’opera. Che significa questa corrispondenza tra immaginazione e realtà? Che deve verificarla mettendola in atto, rendendola cioè reale, concreta. La verifica con il mondo reale, dunque, è l’opera.
Una realizzazione che consiste, al tempo stesso, in una trasfigurazione.
L’obiettivo non è il manufatto, la forma, l’oggetto – ma vivere un’esperienza.
Non esiste un copione per queste azioni, per questi gesti relazionali: l’artista offre indicazioni, predispone un setting, “dà le consegne”, fa la regia, ma non sa ciò che succederà (è questa la dimensione dell’imprevisto, che continua a essere evocata e a riemergere).

Workshop di Elena Bellantoni, Cantieri Montelupo, Montelupo Fiorentino, 2 luglio 2022

Workshop di Elena Bellantoni, Cantieri Montelupo, Montelupo Fiorentino, 2 luglio 2022

ARTE, RELAZIONE E CONTATTO

L’obiettivo è costruire un altro punto di vista, attraverso questi gesti relazionali – il legame e la relazione con l’altro, verbale e fisico, mentale e corporea. Ognuno con il proprio limite, con il proprio punto di partenza… E attraverso il rapporto di fiducia che si costruisce gradualmente: ci deve essere reciprocità.
Con/tatto è il tatto con l’altro: sento e riconosco il mio corpo perché un altro lo tocca, lo sta toccando.  Due forme che possono comunicare tra di loro: una di fronte all’altra, una dentro l’altra…
Io (chi, ‘Io’? è proprio questo il problema, il vecchio problema: qual è questo soggetto dell’enunciazione sempre estraneo al soggetto del suo enunciato, di cui è per forza l’intruso, pur essendone per forza anche il motore, la leva o il cuore) (…) L’identità vuota di un ‘io’ non può più fondarsi sulla semplice adeguazione (sul suo ‘io=io’: quando si enuncia ‘io soffro’ implica due io estranei l’uno all’altro (che pure si toccano). Lo stesso vale per ‘io provo piacere’ (si potrebbe mostrare come ciò emerga nella pragmatica dell’uno e dell’altro enunciato): ma in ‘io soffro’ un io rifiuta l’altro, mentre in ‘io provo piacere’ un io eccede l’altro. In verità le due situazioni si assomigliano come due gocce d’acqua: né più, né meno” (Jean-Luc Nancy, L’intruso, Cronopio 2004).

Christian Caliandro

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Christian Caliandro

Christian Caliandro

Christian Caliandro (1979), storico dell’arte contemporanea, studioso di storia culturale ed esperto di politiche culturali, insegna storia dell’arte presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. È membro del comitato scientifico di Symbola Fondazione per le Qualità italiane. Ha pubblicato “La…

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