I tesori delle chiese di Napoli, fra arte e presepi

Prosegue il nostro viaggio alla scoperta delle meraviglie artistiche e architettoniche italiane fruibili nonostante le restrizioni dettate dalla pandemia. Stavolta tocca a quattro chiese napoletane nei pressi della celebre “via dei presepi”.

Le chiese del centro storico di Napoli sono la terza tappa, dopo Roma e Milano, del viaggio fra i luoghi di culto che consentono di godere dell’arte, anche in tempi di pandemia.
Poche città come il capoluogo partenopeo vantano un numero così vasto di chiese, basiliche, conventi, addirittura edifici laici trasformati in conventi e viceversa, tutti ricchi di opere d’arte e di testimonianze storiche antiche e importanti. Con il vicino Museo del Presepe chiuso, a ridosso delle feste natalizie abbiamo scelto quattro tesori artistici che circondano San Gregorio Armeno, la famosa “via dei presepi” dove l’artigianato centenario si fa arte. Una tradizione che spesso si può ritrovare anche all’interno delle chiese circostanti sotto forma di presepi antichi napoletani, perlopiù settecenteschi, famosi in tutto il mondo.

Letizia Riccio

CHIESA DEL GESÙ NUOVO

Chiesa del Gesù Nuovo, Napoli. Photo via vocedinapoli.it

Chiesa del Gesù Nuovo, Napoli. Photo via vocedinapoli.it

L’edificio della Chiesa del Gesù Nuovo (detta anche della Trinità Maggiore) era in origine il palazzo del principe di Salerno Roberto Sanseverino d’Aragona, progettato e portato a termine nel 1470 da uno dei più importanti architetti e musicisti dell’epoca, Novello da San Lucano. Nel XVI secolo l’edificio venne acquistato dalla Compagnia di Gesù e, dall’epoca del principe fino a oggi, mantiene la facciata originale in bugnato, tanto tipica da essere rappresentata anche nelle vecchie banconote in lire. Le lettere in aramaico incise nelle bugne sono state oggetto di numerose analisi: dopo varie ipotesi di carattere esoterico, nel 2010 un gruppo di studiosi e scienziati è giunto alla conclusione che questi segni rappresentino lo spartito di un brano per strumenti a plettro della durata di tre quarti d’ora. La facciata della chiesa dei gesuiti e la piazza antistante sono famose anche per le immagini del film di Vittorio De Sica, Matrimonio all’italiana (1964), ispirato alla commedia di Eduardo De Filippo, Filumena Marturano e interpretato da Sophia Loren e Marcello Mastroianni.
All’interno, oltre alla tomba del beato Giuseppe Moscati (il medico morto nel 1927 al quale tanti devoti partenopei si rivolgono soprattutto in questo periodo di pandemia), la chiesa conserva numerose testimonianze dell’arte barocca napoletana. Fra le maggiori opere della chiesa a croce greca, l’affresco di Francesco Solimena sopra al portale principale, che rappresenta la Cacciata di Eliodoro dal Tempio. Mentre la volta della navata centrale, con Il trionfo dell’Immacolata e di san Michele sui demoni e La circoncisione e l’imposizione del nome di Gesù, è opera del pittore tardo-seicentesco Paolo De Matteis. Fra gli altri elementi di pregio, due organi barocchi (uno dei quali restaurato e ancora funzionante) e due tele del pittore spagnolo Jusepe de Ribera, Gloria di Sant’Ignazio e Papa Paolo III approva la regola di Sant’Ignazio, realizzate fra il 1643 e il 1644 e collocate nel Cappellone di Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù.

CHIESA DEL GESÙ NUOVO
Piazza del Gesù Nuovo, 2
http://www.gesunuovo.it/

BASILICA DI SAN LORENZO MAGGIORE

Basilica di San Lorenzo Maggiore, Napoli. Photo via napolifans.it

Basilica di San Lorenzo Maggiore, Napoli. Photo via napolifans.it

Un ingresso quasi defilato, fra la via dei presepi San Gregorio Armeno e la centrale via dei Tribunali, introduce a una delle chiese più antiche e più belle di Napoli. La fondazione di San Lorenzo Maggiore risale al XIII secolo, per volere di Papa Gregorio IX e, in seguito, di re Carlo I d’Angiò che, a partire dal 1270, inviò i suoi architetti francesi, la cui impronta rimane soprattutto nell’abside, testimonianza unica in Italia dello stile gotico francese di quel periodo. All’esterno, la facciata ha l’aspetto barocco che l’architetto Ferdinando Sanfelice gli conferì nel 1742, mentre il campanile risale al XV secolo. All’interno, la chiesa con pianta a croce latina ha la maestosità e la purezza del gotico classico; l’aspetto attuale è stato ricondotto, depurato dalle aggiunte soprattutto barocche, all’originale medioevale da una serie ripetuta di restauri che si sono susseguiti fra il XIX e il XX secolo. Numerosissime sono le opere d’arte, fra dipinti, statue e affreschi risalenti al Medioevo e fino all’Ottocento, conservati all’interno della Basilica. Fra gli altri, i dipinti di Mattia Preti nel Cappellone di Sant’Antonio e un originale affresco della natività, di scuola giottesca, nel quale viene rappresentata la Madonna distesa mentre Gesù appena nato viene lavato. Questa chiesa è famosa anche perché è qui che Boccaccio vide per la prima volta, nel 1334, Fiammetta, la donna che amò tutta la vita e che pare fosse figlia illegittima del re Roberto d’Angiò. I famosi scavi della Neapolis greco-romana, ai quali si accede dal complesso monumentale di San Lorenzo Maggiore, sono chiusi per la pandemia.

BASILICA DI SAN LORENZO MAGGIORE
Piazza San Gaetano
https://www.laneapolissotterrata.it/it/home/

CATTEDRALE DI SANTA MARIA ASSUNTA, DUOMO DI NAPOLI

Cattedrale di Santa Maria Assunta, Duomo di Napoli. Photo via cosedinapoli.com

Cattedrale di Santa Maria Assunta, Duomo di Napoli. Photo via cosedinapoli.com

È la chiesa del miracolo del sangue di San Gennaro, sede dell’arcidiocesi, ma soprattutto uno scrigno di tesori artistici. Di fondazione duecentesca, sorge sul sito di antichi luoghi di culto greco-romani, i cui scavi, ora visitabili, sono chiusi per la pandemia. L’esterno, in via Duomo, parallela di via San Gregorio Armeno, è il frutto di rifacimenti neogotici ottocenteschi. La struttura primitiva, di pianta trecentesca e voluta da Carlo II d’Angiò, ha inglobato la primitiva Basilica di Santa Restituta (IV secolo d.C.), che custodisce il più antico battistero d’occidente. Come la maggioranza delle chiese antiche napoletane, il Duomo è un melting pot di stili dal Medioevo al XIX secolo, sovrapposti a causa di crolli dovuti ai terremoti e cambi di reggenza della città. Il risultato è un ricco e armonico scenario dove i dipinti di Luca Giordano della navata principale convivono con le sculture e gli affreschi trecenteschi e con le decorazioni pittoriche di Domenichino, nella Cappella barocca del Tesoro di San Gennaro.

DUOMO DI NAPOLI
Via Duomo
https://www.chiesadinapoli.it/

BASILICA DI SAN DOMENICO MAGGIORE

Basilica di San Domenico Maggiore, Napoli. Photo via storiedinapoli.it

Basilica di San Domenico Maggiore, Napoli. Photo via storiedinapoli.it

Nella principale chiesa domenicana partenopea insegnò San Tommaso d’Aquino e, fra i suoi allievi, ci furono Giordano Bruno e Tommaso Campanella. La piazza antistante l’ingresso, piazza San Domenico Maggiore, è caratterizzata dall’obelisco dedicato al santo e circondata da palazzi nobiliari, fra i quali quello di Raimondo Di Sangro, il nobile partenopeo che fece decorare la famosa Cappella Sansevero. Di impianto gotico trecentesco, la basilica porta i segni artistici di tutti i secoli successivi: dagli affreschi di Pietro Cavallini (1308-1309) alla tela della Vergine circondata dai santi domenicani di Francesco Solimena (1704); dalla Cena in casa di Simone e Le nozze di Cana di Mattia Preti alla Madonna con bambino e San Tommaso d’Aquino di Luca Giordano. In questa basilica, nel 1607, fu collocata la tela di Caravaggio Flagellazione di Cristo, ora al Museo di Capodimonte. Nella terza cappella, quella degli affreschi di Cavallini, nel XVII secolo fu introdotta la pratica della novena di Natale, poi diffusa in tutto il mondo cattolico. Il complesso museale della Basilica (con il famoso Salvator Mundi di scuola leonardesca e la cella di San Tommaso) in questo periodo è chiuso a causa della pandemia.

BASILICA DI SAN DOMENICO MAGGIORE
Piazza San Domenico Maggiore 8°
https://www.museosandomenicomaggiore.it/

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Letizia Riccio

Letizia Riccio

Giornalista dal 1997, laureata in Lingue e letterature straniere moderne a La Sapienza di Roma, inizia a scrivere a La Repubblica nel settore della televisione e prosegue, nello stesso campo, con Il Mattino di Napoli, L'Unione Sarda e Il Giornale…

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