Manuel Agnelli porta in scena il musical di David Bowie

Valter Malosti e Manuel Agnelli portano in scena l’opera rock che David Bowie scrisse con il drammaturgo Enda Walsh prima della morte. Dopo il debutto al Teatro Bonci di Cesena, lo spettacolo sarà in tournée fino a giugno

Emma Lazarus, poetessa statunitense nota perché suoi sono i versi incisi alla base della Statua della Libertà, è l’origine del titolo dell’opera rock composta da David Bowie e andata in scena a New York nel dicembre 2015, un mese prima della scomparsa dell’artista. La libertà di essere davvero ciò che si è costituisce, non a caso, il cuore tematico di questo musical atipico, che rimanda anche a un’altra poetessa, la Sylvia Plath di Lady Lazarus: ancora una disperata dichiarazione di intrinseca estraneità alla realtà corrotta e castrante in cui ci si trova a vivere. Thomas Newton, il protagonista di Lazarus, è infatti un alieno, un extraterrestre precipitato sulla terra e lì condannato a vivere, occultando l’infelicità nell’abuso di gin e vagheggiando la possibilità di costruire un razzo per ritornare sul proprio pianeta. Un’auspicata rinascita dunque, una resurrezione, come per il Lazzaro del Vangelo di Giovanni.

Lazarus. In foto Manuel Agnelli, Casadilego e Valter Malosti ©Laila Pozzo

Lazarus. In foto Manuel Agnelli, Casadilego e Valter Malosti ©Laila Pozzo

MANUEL AGNELLI A CONFRONTO CON DAVID BOWIE

Autorecluso nella propria casa, accudito dalla domestica Elly (Michela Lucenti), Newton (Manuel Agnelli) abita una dimensione liminale, in cui la realtà scivola precipitosamente nell’allucinazione, la vita nella morte. Compare il coro delle Teenagers (Noemi Grasso, Maria Lombardo, Giulia Mazzarino), presenza costante che cuce situazioni e personaggi; e, soprattutto, appaiono una ragazza (Casadilego, voce da brividi e disinvolta presenza scenica) e Valentine (Dario Battaglia), serial killer feroce e distruttivo, invidioso – a dispetto del nome – dell’amore fra Maemi e Ben (Camilla Nigro e Isacco Venturini). Personaggi e situazioni si accavallano e si compenetrano, grazie anche alla scenografia composita: una piattaforma girevole con la poltrona di Newton e una porticina obliqua vagamente espressionista, ai due lati l’orchestra, sul fondo vari schermi sui quali scorrono i video ora iper-documentaristici ora simbolici di Luca Brichi. E, ancora, protetto da un velo trasparente, un ulteriore spazio ove avvengono azioni ambientate in altri luoghi e che in più momenti si tramuta quasi in installazione da post-avanguardia.
Una pluralità di segni e di linguaggi – recitazione, danza e musica – che la precisa regia di Malosti compatta in un disegno drammaturgico coeso, contraddistinto dal ritmo energicamente incalzante e dal dialogo costante fra orchestra e performer. E questi ultimi, a partire dal protagonista, si dimostrano capaci di flettere la propria peculiare professionalità alle esigenze di scena, tramutandosi in artisti “totali”, in grado nondimeno di imprimere la propria personalità alle canzoni – Bowie aggiunse ad alcuni fra i suoi brani più noti quattro inediti –, reinterpretando gli originali e scansando così inventivamente tanto il rischio “scimmiottamento” quanto quello di agiografia celebrativa.

Lazarus, foto di Fabio Lovino

Lazarus, foto di Fabio Lovino

COSA È LAZARUS?

Musical, opera lirica contemporanea, tributo non ossequioso a un musicista diventato leggenda: lo spettacolo, prodotto meritoriamente da ERT/Emilia Romagna Teatro, è un riuscito esperimento di teatro indubbiamente “popolare” e, allo stesso tempo, raffinato e non scontato. Un’opera mai rappresentata in Italia e intellettualmente e artisticamente sfidante per i suoi creatori e stimolante per il cuore e la mente del pubblico, che non assiste semplicemente a un concerto di Manuel Agnelli – “divo” umile e in schietta armonia con il resto del cast – bensì a uno spettacolo complesso, che procura gioia autentica ma pure pensieri inattesi. Un invito a ripensare alla definizione di “alieno”: extraterrestre, certo, ma anche “folle”, refrattario all’assimilazione in una società che raramente concede la libertà di essere realmente se stessi. Di essere “eroi”, almeno per un giorno, come canta l’empaticamente catartico finale.

Laura Bevione

https://emiliaromagnateatro.com/

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Laura Bevione

Laura Bevione

Laura Bevione è dottore di ricerca in Storia dello Spettacolo. Insegnante di Lettere e giornalista pubblicista, è da molti anni critico teatrale. Ha progettato e condotto incontri di formazione teatrale rivolti al pubblico. Ha curato il volume “Una storia. Dal…

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