Nel Casertano il teatro è dentro casa. La storia di SMODA

A Sant’Arpino, in provincia di Caserta, lo Spazio Maccus Officina delle Arti ha solo 60 posti, ma sta riportando la bellezza del teatro in un borgo di provincia

Dentro un’Italia che da decenni ha messo i paesi in punizione e ai margini, per fortuna c’è chi, con l’arte, li tiene vivi sottopelle. “In uno spazio così piccolo ci basta recitare col soffiato, non serve il diaframmatico”. Lo sentiamo dire sottovoce da Gianni Caputo pochi istanti dopo essere passati da un foyer minuscolo dove non c’è millimetro su cui non sia stata appoggiata l’idea di una carezza; d’improvviso sembra la Francia. È venerdì mattina, stanno provando le Variazioni enigmatiche, pièce scritta da Eric-Emmanuel Schmitt nel 1995. Già nel 2000, Glauco Mauri aveva messo le mani sull’arguzia sentimentale e lessicale di Schmitt. Due gli attori sul palco, l’altro è Mario Troise. Il palco, qui, vuol dire appena 5,50 metri per 3,70 metri. Siamo a Sant’Arpino, in provincia di Caserta, siamo dentro lo SMODA (Spazio Maccus Officina delle Arti, dove la M sta per Maccus ‒ per molti l’antesignano di Pulcinella ‒ che era proprio quel Tito Maccio Plauto).
Di unico c’è che siamo in un teatro dentro casa, anzi sotto. Prima c’era una sartoria.
La casa è di Gianni Aversano, una vita da attore, cantante, artista. È anche professore di filosofia in un liceo scientifico di Caserta. Al Museo Archeologico dell’Agro Atellano, in piazza a Succivo, conosciamo Eugenio: quarant’anni di lavoro tra Ministero della Cultura, scavi, misurazioni, storie, rilievi. Se non avessimo visto il museo, non avremmo capito lo SMODA e viceversa: entrambi hanno giurato fede alla memoria.
Con loro sul palco c’è il regista Aniello Mallardo, tutti lo chiamano Nello; ha gli occhi buoni di chi lavora col teatro per tirarci fuori un filtro critico e accomodarlo in scena. “Viviamo il tempo adatto per rianimare la vita culturale dei piccoli paesi, soprattutto in geografie come queste dove molti fanno fatica ad arrivare a Napoli per uno spettacolo. Il teatro può tornare a muovere i paesi, specialmente qua dove nacquero le atellane, le prime farse teatrali italiche. La forza dello SMODA è la sfida di riportare il teatro in periferia e di farlo con la letteratura, non con cartelloni banali e commerciali o con la risata semplice. Il teatro deve essere anche una forma di abitudine, serve un’educazione, i paesi vanno accompagnati: qui è possibile, qui accade”.
Il suo debutto con le Variazioni enigmatiche fu nel 2014 a Napoli (produzione Teatro in Fabula), poi la tournée fino al 2016: a chiedergli di lavorare sul testo era stato proprio Gianni Caputo, che lo aveva cercato più di nove anni fa, folgorato da Schmitt.

Gianni Aversano

Gianni Aversano

LO SPETTACOLO VARIAZIONI ENIGMATICHE SUL PALCO DELLO SMODA

Allo spettacolo del sabato siamo in 42, capienza massima dello SMODA? 60 posti. Tra il palco e l’ultima fila non ci sono dieci metri. Se chiudi gli occhi, mentre gli attori recitano, sembra che stiano sussurrando proprio al tuo orecchio, solo al tuo.
Sono nove anni che impariamo da questo testo, nove anni che ci emozioniamo mentre recitiamo Schmitt interrogando l’amore. Intanto siamo invecchiati e cogliamo ancora più variazioni. Recitare in questa intimità è stato incredibile”. Gianni Caputo saluta e ringrazia, tra le sedie c’è chi asciuga le lacrime.
Qualche giorno prima dello spettacolo Gianni Aversano aveva avvisato il suo pubblico di stare tranquilli e che il sabato non avrebbero dovuto scegliere tra calcio e teatro: infatti, quando arrivo alle 18, almeno venti persone sono già sedute, sul palco è stato tirato giù il maxischermo e per due ore vanno in scena Salernitana-Napoli. L’atmosfera è surreale e odora di vita. Il Napoli vince 2-0. “Lo SMODA porta fortuna”, ci dice un signore con cui parliamo nel foyer, in attesa che venga riallestita la scena. È venuto da Portici per la serata, aggiunge che “a Napoli è sempre difficile parcheggiare e poi questo spettacolo lo davano solo qui. Ce ne vorrebbero di più di questi piccoli teatri in giro”. Lo sa bene Gianni Aversano, che ci ha messo tutto se stesso e qualcosa in più: “Nella mia idea di teatro c’è la mia idea della vita: condividere, unire le persone intorno a un senso di bellezza e solo l’arte riesce a unire senza dividere. Non ci riesce nessuna altra forma di aggregazione, dal volontariato alla politica alla religione, e li ho sperimentati tutti: alla fine trovavo solo fazioni, sempre un noi di qua e un loro di là. Lo SMODA nasce così, oltre a permettermi di stare sempre sul palco: dal fare il tecnico luci al pulirlo. Certo, ci recito anche”.
Nello Mallardo ormai lavora e vive a Napoli ma a Sant’Arpino c’è nato. Si è formato come attore al Teatro Elicantropo, la regia è arrivata subito dopo. A cena racconta che alla replica della domenica verrà il padre ma soprattutto la sorella, che non ha mai visto un suo lavoro. Miracoli di paese, se ai paesi ci credi.

Stefania Zolotti

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Stefania Zolotti

Stefania Zolotti

Giornalista con il debole per le persone, studiosa e appassionata di geografie umane e di paesi. Dal 2021 gira l'Italia con il format Sentimenti precisi, laboratori contro i blocchi della scrittura. Dal 2015 direttrice responsabile di SenzaFiltro, il giornale della cultura…

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