Sette Spose per Sette Fratelli sul palcoscenico di Roma

Ironia, talento degli interpreti e virtuosismi tra canto e danza. Tutto questo e molto di più è andato in scena sul palco del Teatro Brancaccio di Roma, che ha accolto un grande classico come “Sette Spose per Sette Fratelli”

Il ritorno teatrale di Sette Spose per Sette Fratelli ‒ tratto dall’omonimo film diretto da Stanley Donen nel 1954 ‒ ha riportato al Teatro Brancaccio una divertentissima edizione. L’allestimento attuale, con la regia e le coreografie del maestro Luciano Cannito, ci rimanda palesemente ad ambientazioni hollywoodiane con una nutrita vena ironica in stile Quentin Tarantino. Non solo per i titoli proiettati a sipario chiuso, ma anche per le numerose didascalie che scandiscono i momenti fondamentali dello spettacolo. Un gioco a metà tra le comiche e gli spaghetti western. Nonostante la mancata presenza di un’orchestra dal vivo (che è stata contemplata solo in alcune tappe del tour), la direzione musicale curata dal maestro Peppe Vessicchio, insieme alla traduzione di Michele Renzullo, alle scenografie e alle ambientazioni richiama in maniera quasi calligrafica uno scenario in stile cartoon, nonostante la vicenda si svolga nell’Oregon del 1850. Pochi elementi sapientemente dosati ricreano un’ambientazione visiva, geografica e temporale assolutamente connotata. Immersi tra i ghiacciai, i ventidue protagonisti si sentono liberi di esprimere tutto il loro talento virtuosistico, alternandosi tra crew, cori, assoli, balletti, salti all’indietro, tanto ritmo e sane risate. Una dilagante sensazione di freschezza generata da un meraviglioso lavoro corale di assoluta coordinazione.

Sette Spose per Sette Fratelli. Photo Valerio Polverari

Sette Spose per Sette Fratelli. Photo Valerio Polverari

SETTE SPOSE PER SETTE FRATELLI AL TEATRO BRANCACCIO

I due protagonisti, Milly e Adamo, interpretati dalla coppia Diana del Bufalo e Baz, vengono definiti dallo stesso Cannito “la nuova coppia del musical italiano”. Sicuramente i due interpreti regalano innegabili momenti di emozione, frutto di un cospicuo impegno ma anche di evidenti doti coreutiche, ampiamente dimostrate durante lo show. Bellissimi soprattutto i duetti perfettamente armonizzati. Milly, alias signora Pontipee, raggiunge il suo apice nel brano Solo lui. E così la Mary Poppins delle montagne riesce ‒ grazie alle sue innate doti organizzative ‒ a condurre l’intero spettacolo verso un finale scoppiettante e non privo di imprevisti: e con questo non ci riferiamo solo al rapimento in perfetto stile western. Grazie ai suoi preziosi consigli e alla sua ferma determinazione, i sei rozzi fratelli Pontipee, i cui nomi rispettano tra l’altro un preciso ordine alfabetico (Beniamino, Caleb, Daniele, Efraim, Filidoro e Gedeone), riescono a convolare in un matrimonio collettivo con sei meravigliose fanciulle del piccolo paese in cui parte e termina l’intera vicenda. L’ensemble coreografico diventa il vero e proprio cuore pulsante dello spettacolo, ma anche un necessario e irrinunciabile supporto ai due protagonisti. Scenografie dinamiche si scompongono e ricompongono davanti ai nostri occhi. Tavoli scorrevoli passano da una parte all’altra della scena, senza soluzione di continuità, sotto un disegno di luci che enfatizza tutto quanto nella migliore maniera possibile. Teatro. Cinema. Contaminazione.

Sette Spose per Sette Fratelli. Photo Valerio Polverari

Sette Spose per Sette Fratelli. Photo Valerio Polverari

INTERPRETI E TEMI DI SETTE SPOSE PER SETTE FRATELLI

Simpatica, esuberante, dinamica, in poco meno di due ore l’instancabile Milly diventa il deus ex machina dell’intero destino di tutti i protagonisti. Lei che non smette nemmeno un momento di difendere l’amore verso un uomo che per il solo orgoglio l’abbandona concedendosi un lungo momento di riflessione tra i ghiacciai, e che al suo ritorno si scopre padre di una splendida bambina. E così l’amore dilaga, incessante, violento, irrefrenabile. Se c’è una lezione da apprendere da questo spettacolo, sicuramente è quella che per conquistare il cuore di una persona, nonostante i propri modi sbagliati, occorrono rispetto, considerazione e amore. Una lezione di vita ma soprattutto una lezione di stile.

Michele Luca Nero

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Michele Luca Nero

Michele Luca Nero

Michele Luca Nero (Agnone, 1979), figlio d’arte, inizia a dipingere all’età di sei anni. Una passione ereditata dal padre, Francesco, insieme a quella teatrale acquisita dal nonno, Valentino, poeta e drammaturgo riconosciuto a livello internazionale. In pochi anni ha curato…

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