A Milano il grande ritorno dei Nine Inch Nails dal vivo. Ecco com’è andato il concerto

Dopo un’assenza di circa tre anni dai palchi, la band capitanata da Trent Reznor è da poco partita per un importante tour che toccherà l’Europa, il Canada, e gli Stati Uniti. Fra le numerose date in cartellone, al Parco della musica di Milano noi c’eravamo

Dalla loro fondazione, nel 1988 fino a oggi, i Nine Inch Nails hanno ridefinito così tanto un genere come l’industrial (nonché la musica stessa) da diventare una delle band contemporanee più influenti in assoluto.
Grazie alla genialità di quell’enfant prodige di Trent Reznor (New Castle, 1965), vero e proprio deus ex machina dell’intero progetto, i NIN sono riusciti a compiere un piccolo miracolo unendo la cultura underground a quella pop/mainstream uscendone decisamente indenni.
Tra tantissimi progetti collaterali, colonne sonore (fra le quali ricordiamo quella di Strade Perdute, di David Lynch, e le vincitrici agli Oscar The Social Network e Soul), periodi di pausa, e derive ambient sperimentali, Reznor e soci hanno raggiunto nel corso del tempo disparate fette di pubblico che ne hanno inevitabilmente accresciuto sia la popolarità sia il valore artistico.

Pell it back, il nuovo tour dei Nine Inch Nails 

Reduci da un’assenza dai palchi di tre anni (durante i quali Reznor e il suo partner in crime Atticus Ross si sono principalmente dedicati alla produzione di soundtrack), i NIN sono finalmente ritornati dal vivo con un tour monumentale intitolato Peel it back.
Inaugurato lo scorso 15 giugno a Dublino, il tour sta toccando adesso diverse capitali europee prima di approdare in Canada, e negli Stati Uniti d’America. Concepito per apparire ogni volta in una forma diversa, il tour ha raggiunto il Parco della Musica di Segrate Milano (unica data italiana) con uno show energico e solenne allo stesso tempo.

Il concerto a Milano dei Nine Inch Nails 

Anticipati da un djset lievemente sotto tono, performato dal producer tedesco Boys Noize, la sera del 24 giugno i Nine Inch Nails sono finalmente saliti sul main stage del Parco facendo dissolvere un’attesa che era divenuta praticamente insostenibile.
Una volta calato il buio, Reznor – in canotta nera, pantaloncini, e anfibi – è apparso sul palco seguito da Ross, Alessandro Cortini, il fedelissimo Robin Finck, e il batterista Ilan Rubin.
A incorniciare il tutto, una coltre di fumo, affascinanti architetture luminose, e gli aerei che partivano dal vicino aeroporto di Linate.

Caratterizzato da un certo minimalismo estetico (che oltre ai chirurgici giochi di luci, e a due grandi ledwall dai quali si potevano vedere riprese in tempo reale, non ha proposto nessun effetto speciale), lo spettacolo ha assunto le sembianze di un’esperienza catartica che ha incendiato la folla.
Ciò a cui si è assistito è stato un vortice di suoni ed emozioni, che nella durata complessiva di circa due ore ha testimoniato ancora una volta l’impeccabile padronanza tecnica di quei musicisti con la M maiuscola che sono i Nine Inch Nails. Uno su tutti Trent Reznor che, a sessant’anni da poco compiuti, continua ancora a essere un invidiabile animale da palcoscenico in grado di alternarsi fra violenza e introspezione grazie alla sua inconfondibile voce.

La lineup del live dei Nine Inch Nails a Milano

Senza saluti, proseliti, o fronzoli di altro tipo, i NIN partono in quarta con una doppietta irresistibile formata da Somewhat Damaged (straripante open track di quel capolavoro indiscusso che è The Fragile), e l’intramontabile Wish (inserita nel loro primo EP, Broken, del 1992).
In questo modo si è dato il via a un excursus esaustivo di quasi tutta la loro carriera: una carrellata di canzoni costituita tanto da grandi classici – March of the Pigs, Closer, The Perfect Drug, Gave Up, e Head Like a Hole) – quanto da brani che debuttano per la prima volta in occasione del loro nuovo tour (fra questi: Echoplex, Discipline, e The Good Soldier). 
Tra i momenti più suggestivi ricordiamo il rifacimento dell’attualissima cover dell’amico David Bowie, I’m Afraid of Americans, e la struggente Hurt che ha soavemente chiuso l’intera esibizione con una forte partecipazione da parte del pubblico.

La favola sublime dei Nine Inch Nails

Al Parco della Musica è così andata in scena un’incantevole magia durante la quale poghi e mosh pit si sono alternati a cori collettivi che hanno unito tra loro le migliaia di persone arrivate a Sagrate da ogni dove.  
Quella dei NIN è un’alchimia misteriosa che va avanti da più di 35 anni, frutto di una cura maniacale che copre ogni aspetto dell’atto creativo: dalla scrittura dei testi alle partiture musicali, fino all’apparato illuminotecnico/scenografico, e all’alta performatività del tutto. E a testimoniare ancora una volta l’attenzione verso la rappresentazione di una certa atmosfera, è stata una ciliegina sulla torta che ha accompagnato il momento del disallestimento del palco: la riproduzione del tema principale di Twin Peaks, composto da Angelo Badalamenti.
Proprio grazie a episodi simili, nonostante l’oscurità di un simile momento storico (anche dal punto di vista musicale), qualche bagliore di luce ogni tanto lo si può ancora scorgere. Lunga vita ai Nine Inch Nails!

Valerio Veneruso

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Valerio Veneruso

Valerio Veneruso

Esploratore visivo nato a Napoli nel 1984. Si occupa, sia come artista che come curatore indipendente, dell’impatto delle immagini nella società contemporanea e di tutto ciò che è legato alla sperimentazione audiovideo. Tra le mostre recenti: la personale RUBEDODOOM –…

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