I Suoni delle Dolomiti: un itinerario in Trentino in occasione del festival di musica

Oltre ai concerti, come quello di Jack Savoretti sull’altopiano della Paganella, il festival musicale in alta quota offre lo spunto per un viaggio tra i musei e le attrazioni di Trento e dintorni. Dal Muse a Castel Belasi ecco cosa vedere

È in pieno svolgimento la 28esima edizione del festival musicale in alta quota I Suoni delle Dolomiti, la rassegna quasi trentennale di concerti gratuiti in Trentino, da alcuni anni sotto la direzione artistica di Mario Brunello. Un festival dove il cammino è parte centrale ed essenziale dell’esperienza, tanto quanto quella dell’ascolto. Dopo il live di Jack Savoretti che abbiamo ascoltato per voi, salendo sull’altopiano della Paganella, nella nuova location della Malga Andalo, sarà la volta di un progetto speciale: Il Trekking dei Suoni, dal 22 al 24 settembre, tre giornate da vivere spalla a spalla con i musicisti Paolo Fresu, Daniele Di Bonaventura e Pierpaolo Vacca in Val di Fassa. Per chi si trova da queste parti in occasione del festival, che terminerà l’1 ottobre con l’esibizione finale di Carmen Consoli a Madonna di Campiglio, il Trentino ha molto da offrire anche a livello museale e di patrimonio artistico-naturale. Ecco qualche consiglio per un itinerario tra Trento e la Val di Non, per vedere il Muse durante le celebrazioni del suo decennale, le mostre curate da Stefano Cagol a Castel Belasi e la recente apertura di un curioso luogo pieno di false architetture: il Giardino dei Ciucioi.

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Il report del concerto di Jack Savoretti vicino alla Malga Andalo

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Le mostre per il decennale del Muse di Trento

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Le mostre di Castel Belasi

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Le architetture “fake” del Giardino dei Ciucioi

La Val di Ceda è una delle valli meno frequentate di tutto il complesso delle Dolomiti del Brenta, ma il concerto dello scorso 16 settembre di Jack Savoretti ha convinto 3mila persone ad affrontare un itinerario impervio, poco conosciuto e selvaggio (con l’aiuto di esperte guide alpine), tra il lago di Molveno e l’altopiano della Paganella, per andare ad ascoltarlo a 1500 metri d’altezza, dopo un’ora e mezza di cammino. È stata una performance molto acclamata e sentita, che ha accolto con entusiasmo il ritorno dopo 6 anni a I Suoni delle Dolomiti del cantautore italo-londinese. Una musica eclettica la sua, che sposa il cantautorato italiano con la chanson francese e la ballad americana, esaltata da una voce a tratti roca e calda, capace di toccare le emozioni più profonde. Ottima l’acustica naturale in una delle nuove location dell’edizione di quest’anno, il prato poco sopra la Malga Andalo, il rifugio di montagna che ha recentemente riaperto dopo una ristrutturazione e una nuova gestione: un concerto senza barriere, fisiche e relazionali, dall’atmosfera intima e familiare che ha sposato in pieno la filosofia di questo festival di “musica in natura”, rispettoso dell’ambiente, grazie alla poca amplificazione e sofisticazione tecnica della strumentazione artistica.

Suoni Concerto Jack Savoretti. Foto: ©Camilla Pizzini
Suoni Concerto Jack Savoretti. Foto: ©Camilla Pizzini

Proseguono le celebrazioni del decennale del MUSE di Trento, Museo della Scienza che ha ereditato il ruolo dello storico Museo di Storia Naturale della città, traslocando nel 2013 nell’architettura (dotata di orto e biotopo) progettata da Renzo Piano. Nel solco delle tematiche che orientano l’intera programmazione di esposizioni, attività e ricerca – natura, tecnologia e sostenibilità –, sono quattro le mostre in corso, tra cui quella regina dell’estate al Palazzo delle Albere: Anima Mundi, da un’idea di Stefano Zecchi, a cura di Beatrice Mosca, termina il 24 settembre. Sono inoltre attese importanti novità che troveranno spazio già alla fine di quest’anno, e in particolare per tutto il 2024, dedicate alla ricerca e contaminazione fra i mondi che il MUSE promuove attraverso il progetto Antropocene, sul problema delle ricadute ambientali delle azioni umane. Parte di questa collaborazione, non scontata e stimolante, è già visibile nel progetto-piattaforma We Are The Flood di Stefano Cagol.

Muse di Trento. Foto: Claudia Giraud
Muse di Trento. Foto: Claudia Giraud

Con vista sui meleti della Val di Non e il Castel Thun, con il quale anticamente era in dialogo, Castel Belasi è un’antica fortezza ai piedi delle Dolomiti di Brenta, fondato a fine Duecento per l’affermazione del dominio tirolese nell’area – tra le più ricche di castelli dell’arco alpino (ben oltre venti) – che ha recentemente acquisito anche una vocazione al contemporaneo. Dopo un lungo intervento di restauro che ha svelato affreschi, datati fra Quattro e Cinquecento, legati dal comune leitmotiv “pondera bene le tue azioni perché avranno ripercussioni sul futuro”, ora il castello, con la sua caratteristica torre pentagonale, è anche un polo culturale diretto da Stefano Cagol, che quel motto ha fatto suo. Oltre al percorso permanente dell’Archivio fotografico storico provinciale, ci sono le mostre temporanee d’arte contemporanea di respiro internazionale a cura dell’artista, da quest’anno appunto direttore artistico di Castel Belasi Cultura: Come Pioggia, con opere d’arte contemporanea dalla piattaforma We Are the Flood di MUSE Museo delle scienze Trento e la project room Generazione Antropocene, con giovani artisti come Leonardo Panizza che rende bene l’idea della schizofrenia attuale sui temi dell’ecologia, con un video su una fantomatica Zigurrat di spazzatura ai piedi delle montagne che circondano Trento. Entrambe da vedere fino al 29 ottobre.

Castel Belasi. Foto: Claudia Giraud
Castel Belasi. Foto: Claudia Giraud

La facciata di una chiesa, un castello con criptoportico, una grotta artificiale, una loggia rinascimentale e delle guglie moresche: cos’hanno in comune tra loro? Sono tutte architetture “fake” perché sono piatte come il disegno di una scenografia teatrale dal gusto eclettico, senza condurre da nessuna parte al loro interno. È il Giardino dei Ciucioi – dalla storpiatura di “Zum Zoll” = “Al dazio”, con riferimento al confine tra il Principato vescovile di Trento e il Tirolo austriaco poco distante – creato nell’Ottocento a Lavis, poco fuori Trento, dall’imprenditore e sindaco del paese Tommaso Bortolotti, un romantico visionario che ha dedicato tutta la sua vita alla realizzazione di questo misterioso giardino pensile, dove coltivare limoni e piante esotiche su una serie di terrazzi artificiali, in parte scavati nella roccia. Dopo la morte del suo creatore, il giardino rimase per anni abbandonato finché nel 2019, dopo un restauro del Comune durato vent’anni, è stato aperto al pubblico per la prima volta. Ora, un nuovo tratto di questo cantiere infinito è stato reso disponibile alle visite, solo accompagnate, per questioni di sicurezza.

Giardino del Ciucioi, Lavis. Foto: Claudia Giraud
Giardino del Ciucioi, Lavis. Foto: Claudia Giraud
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Il report del concerto di Jack Savoretti vicino alla Malga Andalo

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Le mostre per il decennale del Muse di Trento

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Le mostre di Castel Belasi

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Le architetture “fake” del Giardino dei Ciucioi

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Claudia Giraud

Claudia Giraud

Nata a Torino, è laureata in storia dell’arte contemporanea presso il Dams di Torino, con una tesi sulla contaminazione culturale nella produzione pittorica degli anni '50 di Piero Ruggeri. Giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2006, svolge attività giornalistica per testate…

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