Semidei: il docufilm dedicato ai Bronzi di Riace ritrovati 50 anni fa

Il docufilm "Semidei" di Fabio Mollo e Alessandra Cataleta è stato presentato a Reggio Calabria. Il lungometraggio narra l'avvincente storia dei Bronzi di Riace, dal loro ritrovamento ai giorni nostri. Ecco una clip

I Bronzi di Riace sono tra i reperti archeologici giunti sino ai nostri giorni tra i meglio conservati di sempre. Le sculture in bronzo, di provenienza greca e rispettivamente databili al 460 e 430 a.C., sono state rinvenute sulle coste calabresi di Riace il 16 agosto 1972. Da allora le due figure sono divenute simbolo del territorio e motivo di riscatto per la sua popolazione.

A cinquant’anni da quel fatidico ritrovamento, tra le tante iniziative tenutesi in onore dell’anniversario, è stato realizzato un docufilm dal titolo Semidei, prodotto da Palomar con il supporto di Regione Calabria – dipartimento Istruzione, formazione e pari opportunità e dalla Fondazione Calabria Film Commission.

Il docufilm Semidei dedicato ai Bronzi di Riace

Fabio Mollo e Alessandra Cataleta firmano la regia di Semidei, il docufilm presentato in anteprima alla 20esima edizione delle Giornate degli autori nella sezione “Notti veneziane” alla Mostra d’arte cinematografica di Venezia. Il 19 dicembre il film ha visto invece il suo debutto al Teatro Cilea di Reggio Calabria alla presenza delle istituzioni locali e della cittadinanza.

Il lungometraggio, della durata di circa un’ora e mezza, narra la storia dei Bronzi di Riace, dal loro ritrovamento ai giorni nostri. Il racconto è solo apparentemente incentrato su questi straordinari reperti, perché ad un’analisi più attenta, si evince come il film voglia invece parlare di noi e delle vicende che ha vissuto la punta d’Italia dagli anni ’70 in poi.

Le location principali del film sono la spiaggia di Riace, Reggio, il museo archeologico che ospita i magnifici bronzi, luoghi che si alternano a immagini d’archivio e girati di repertorio. I volti e le voci sono quelli di Stefano Mariottini, che per primo avvistò le sculture durante un’immersione, quelle di archeologi ed esperti che hanno studiato da vicino gli esemplari, ma anche dei calabresi che hanno accolto e adottato i bronzi, eleggendoli simbolo della loro terra e cultura.

I Bronzi di Riace: reperti divenuti celebri nel mondo

Sarà per l’ottima conservazione delle sculture, sarà per la bellezza dei corpi del Giovane e del Vecchio, come vengono anche chiamati il bronzo A e il bronzo B, o per la storia avvincente del loro ritrovamento, ma queste opere sono divenute vere e proprie star nel panorama archeologico.

Non a caso, e nemmeno a torto, la Regione Calabria ha scelto i Bronzi di Riace come testimonial per promuovere il turismo nel proprio territorio. Ricordiamo ad esempio lo spot ironico lanciato nel 2011, con le due sculture protagoniste, o quello voluto in occasione dei 50 anni dal ritrovamento.

Oggetto persino di uno spettacolo teatrale e di un’accesa diatriba per l’eventualità di esporli all’Expo di Milano 2015, sta di fatto che i Bronzi di Riace sono ammirati e conosciuti in tutto il mondo. Ultima mostra in ordine di tempo a loro dedicata è quella allestita al Museo Archeologico della Catalogna, con le fotografie di Luigi Spina: qui è persino previsto un tour speciale per nudisti, che consente a chi vuole di ammirare i dettagli dei bronzi, in piena libertà, senza abiti indosso.

Roberta Pisa

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Roberta Pisa

Roberta Pisa

Vive a Roma dove si è laureata in Scienze politiche e Relazioni internazionali. Da sempre si occupa di cultura e comunicazione digitale. Dal 2015 è pubblicista e per Artribune segue le attività social.

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