Il nuovo film animato di Spiderman parla anche di arte contemporanea

Dentro 'Spider-Man: Across the Spider-Verse', ora al cinema, c'è una lunga scena al Guggenheim di New York in cui una specie di Leonardo da Vinci commenta la collezione e decapita un Koons. C'è anche un riferimento a Banksy

E questa la chiamate arte?”. L’Avvoltoio non ci va certo leggero nel commentare la collezione del Guggenheim Museum di New York nell’ultimo film animato della saga dell’uomo ragno. Facciamo un passo indietro: parliamo di una delle scene iniziali di Spider-Man: Across the Spider-Verse, sequel dell’acclamato primo capitolo che rivede la storia del celebre supereroe ammodernando la storia ma soprattutto lo stile grafico che è tra il fumettistico, l’acquarello e la Pop-Art. Protagonista è Miles Morales, o meglio, uno dei protagonisti: perché lo Spider-Verse è un Multiverso in cui ogni mondo parallelo ha il suo “amichevole super-eroe di quartiere”: ora una bambina anime dentro un robot o un investigatore noir, ora un padre di famiglia o la punk Spider-Gwen tanto amata dai fumettari.

Per molti, questi capitoli (targati Sony e autorizzati Marvel) sono loro stessi una piccola opera d’arte: ecco che tra splash di colore, chiaroscuri a penna e inchiostro, punti Ben-Day alla Lichtenstein e cenni a F.W. Murnau e Jeff Koons, Across the Spider-Verse offre un giro non solo attraverso la storia dei fumetti ma anche quella dell’arte e del graphic design, con spirito esuberante e tecnica superlativa.

L’ARTE CONTEMPORANEA NEL SECONDO CAPITOLO DI SPIDER-MAN

Ma torniamo sulla Quinta Strada. All’inizio di questo secondo capitolo, che si apre nella New York di Spider-Gwen e non in quella di Miles, il classico supercattivo irrompe nella scena: è un gigantesco avvoltoio, disegnato in stile rinascimentale e ripreso mentre devasta le gallerie concentriche del museo disegnato da Frank Lloyd Wright. Mentre Spider-Gwen cerca di fermarlo, gli chiede da dove provenga: viene effettivamente dal Rinascimento, e la sua forma di uccello rapace la deriva da una serie di invenzioni che si è applicato addosso, come un novello Leonardo da Vinci. Ali e artigli, ma anche balestre compaiono nella figura tratteggiata a matita che in tono sprezzante vola per il palazzo criticando l’arte contemporanea. Al che Gwen risponde, con lo spirito classicamente ironico dei mutanti-ragno: “Credo sia più un commentario sociale”.

Jeff Koons, Balloon Dog. Mirror polished stainless steel with transparent color coating 307.3 x 363.2 x 114.3 cm © Jeff Koons. 5 unique versions (Blue, Magenta, Yellow, Orange, Red). 1994 2000

Jeff Koons, Balloon Dog. Mirror polished stainless steel with transparent color coating 307.3 x 363.2 x 114.3 cm © Jeff Koons. 5 unique versions (Blue, Magenta, Yellow, Orange, Red). 1994 2000

Mentre cerca di fuggire e tornare nel proprio universo, il folle uccello-Da Vinci decapita un Balloon Dog nella versione magenta di Jeff Koons (poi ringraziato nei titoli di coda) e crea un colossale schianto del soffitto di vetro che fa crollare un elicottero a pochi centimetri da terra (dove è intercettato dalle ragnatele della protagonista e altri compari), creando un quadretto che fa scappare a un visitatore: “Credo sia un Banksy”.

Giulia Giaume

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

Scopri di più