Superpower. Il film di Sean Penn alla Berlinale divide la stampa ma riguarda tutti

Non un ritratto di Volodymyr Zelensky e del paese che sta guidando, l’Ucraina. Un film in cui Sean Penn ci mette la faccia nel senso letterale del termine. Non fa politica ma vuole stare dalla parte giusta della storia

Tra resoconto e reportage prende vita il tanto “chiacchierato” film di Sean Penn co-diretto con Aaron Kaufman. Superpower, in anteprima mondiale alla Berlinale edizione numero 73, non è un documentario su Volodymyr Zelensky e l’Ucraina. È un racconto cinematografico sullo stesso Sean Penn che mosso dagli aiuti umanitari usa la sua popolarità per inviare messaggi mettendo però se stesso totalmente al centro di tutto: regista, narratore, intervistatore e intervistato, onnipresente. “Non è un film di guerra, ma una storia d’amore. La confessione di un amore per un Paese”, è però il commento del regista.

SUPERPOWER: UN FILM PROPAGANDA?

In Superpower – titolo che fa riferimento a una battuta che Zelensky dice nella serie tv in cui diventa presidente – vediamo Sean Penn a Kiev mentre avviene l’invasione, in conferenza stampa, in viaggio su treni e altri veicoli in giro per l’Ucraina durante i tre diversi momenti in cui ha visitato il Paese. E ancora, a piedi al confine con la Polonia e visitando le trincee nel Donbass. Sean Penn, lui, sempre in prima linea o meglio, sempre in prima inquadratura. Talmente ridondante la sua presenza da rendere quasi fastidiosa la visione. “Sono ben lieto di essere considerato uno che fa propaganda ma non ritengo che questo film sia un’apologia perché non ho fatto altro che raccontare la verità e quanto stava accadendo“, afferma Sean Penn in conferenza stampa. Su Putin dice: “è un criminale di guerra e ha parlato fin troppo, mistificando. Avevamo ben chiaro che il film non doveva essere una tribuna per lui, sarebbe stato più utile parlare con il muro”.

SUPERPOWER: QUALCHE MOSSA FALSA

Se il conflitto in Ucraina non riguardasse tutti noi, il film di Sean Penn, nonostante le sue dichiarazioni alla conferenza ufficiale della Berlinale, potrebbe leggersi come vero atto unico di egoismo, un grande reel con la propria immagine in primo piano, e invece la star di Hollywood, mettendo il suo nome e volto ovunque, diventa mezzo per attirare l’attenzione di tutti quanti. Questo però non basta, infatti Superpower è un documentario da più di una mossa falsa, tra tutte, per rendere l’idea, Sean Penn vestito con abiti militari mentre cerca di avvicinarsi il più possibile al fronte orientale accompagnato con la colonna sonora di Justin Melland che prende il sopravvento per tutto il movimento. “È un momento molto strano, in cui la risposta umanitaria più significativa  può essere solo la consegna e la fornitura di missili di precisione a lungo raggio a un Paese sotto invasione”, afferma senza se e senza ma Sean Penn che sottolinea la necessità di “essere dalla parte giusta della storia”, e aggiunge “se la Russia vince, siamo tutti fottuti”.

Margherita Bordino

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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