È morto Adrian Maben. Fu il regista che portò i Pink Floyd in live a Pompei 

Addio all’occhio visionario che trasformò la musica dei Pink Floyd in architettura visiva. Ideatore e regista del leggendario “Live at Pompeii”, Maben è tornato negli ultimi anni nei luoghi delle riprese per riflettere sull’alchimia di quel dialogo irripetibile tra rock, pietra e tempo. Il video inedito documenta la sua ultima passeggiata alla Solfatara di Pozzuoli

È di pochi giorni fa il post ufficiale dei Pink Floyd in ricordo di Adrian Maben (Chippenham, 1942 – Ivry-sur-Seine, 2025), ideatore e regista del leggendario Live at Pompeii: Best known for coming up with the idea for filming at Pompei (…) has sadly died”. Scozzese di nascita ma da sempre legato alla Francia e all’Italia, Maben ha dedicato la sua vita a esplorare i confini tra arte, cinema e musica. Una ricerca che ha raggiunto con il celebre live senza pubblico la sua vetta insuperata: la musica dei Pink Floyd trasformata in architettura visiva, in eco senza tempo.  

Il mitico Live at Pompeii dei Pink Floyd 

Era il 1972. Il regista voleva assolutamente girare un videoclip della band britannica che stava ridefinendo il concetto di rock portandolo oltre i confini della musica, e provò a contattarla. “Forse si può fare”, gli dissero, “se trovi un posto particolare dove suonare”. Maben trovò Pompei: un teatro senza spettatori, un’arena sospesa nel silenzio dei secoli. I Pink Floyd dissero sì. Nasceva così uno dei concerti più iconici e rivoluzionari della storia della musica, un fantasmatico live senza spettatori tra modernità e mito, in cui i suoni dei Pink Floyd si materializzano nello spazio diventando architettura di suono e immagine. Un attrito archetipico tra musica, pietra e tempo.  

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Adrian Maben, Post Pink Floyd

Adrian Maben: il ritorno a Pompei con Gilmour e la mostra al PAN 

Negli ultimi anni Maben è tornato nella città vesuviana e alla Solfatara di Pozzuoli, sui luoghi del delitto di un successo irripetibile della sua carriera di film maker. Tornava per respirare ciò che era stato, quasi per comprendere più a fondo l’alchimia unica di quell’opera magistrale. Quando, a luglio del 2016, Gilmour è tornato a suonare a Pompei, il regista era al suo fianco in conferenza stampa. Il concerto è stato anticipato proprio da una mostra di Maben sul live del ’72, rievocata in modo accuratissimo. “Adrian era un visionario meticoloso”, racconta Rossella Marraffino, docente e musicista napoletana che ha collaborato con il maestro in occasione della mostra a Pompei e della precedente Rock 5 al PAN di Napoli, ideata e diretta dai giornalisti e storici della musica Carmine Aymone e Michelangelo Iossa.  “Per me che avevo passato anni ad addormentarmi con il video del “Live at Pompeii”, incontrare Adrian a Napoli”, racconta Marraffino, “è stato come entrare in un sogno. Era scrupoloso e concentrato, ma di una gentilezza disarmante. Parlava un italiano perfetto, con una calma elegante e un’umanità immediata”. 

L’ultima passeggiata alla Solfatara di Adrian Maben 

Durante l’allestimento”, continua Marraffino “il maestro espresse il desiderio di tornare alla Solfatara di Pozzuoli, dove era stato solo una volta dopo le riprese con i Pink Floyd, e così ci siamo andati insieme (v. il video inedito in calce all’articolo, ndr). Adrian guardava le fumarole con gli occhi di un bambino, come se recuperasse un pezzo di sé. Oggi, questi luoghi già mitici non possono essere pensati senza di lui, persino Pompei. È grazie al suo sguardo che il mondo associa gli scavi e l’anfiteatro ai Pink Floyd”. È così che a Pompei riecheggiano ancora le note di Echoes, sospese tra cielo e pietra. È qui che il genio di Maben ha trovato la sua forma più pura: un’idea di arte che continua a risuonare nel tempo, una musica che diventa architettura e archeologia sonora.  

Alessandro Paolo Lombardo  
 
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Alessandro Paolo Lombardo

Alessandro Paolo Lombardo

Docente di Lettere e giornalista, scrive per testate locali e nazionali, tra cui Il Mattino, Il Fatto Quotidiano, Artribune e bMagazine. Laureato in Storia e Critica d'Arte, ha collaborato con la cattedra di Storia della Fotografia dell'Università di Salerno, concentrandosi…

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