Architetture estreme: storia e restauro del Belvedere di Sestriere a 2658 metri

Restaurare un esempio di architettura moderna a 2658 metri di altitudine: l’affascinante storia del Belvedere di Sestriere e della sua seconda vita

Al Belvedere di Sestriere si arriva a piedi, sugli sci o in elicottero. La fatica per raggiungerlo è però presto ricompensata dal panorama circolare che tutt’attorno si dischiude. A novant’anni dalla sua costruzione a 2658 metri d’altezza, è divenuto un rifugio familiare, restaurato dall’architetto Paolo Luigi Grassi.
Il Belvedere è stato uno dei primi edifici costruiti per la stazione sciistica di Sestriere, inventata dalla più famosa famiglia di Torino: gli Agnelli. Nel 1931 a Sestriere, a poco più di 100 chilometri da Torino, non c’è quasi nulla: la casa cantoniera, qualche casa rurale, il baraccone degli Alpini, un alberghetto. La moderna Sestriere nasce come stazione sciistica novant’anni fa come operazione della famiglia Agnelli, che ha saputo cogliere lo spirito del tempo: il futuro dello sci è determinato dall’introduzione di impianti di risalita che permettono di evitare la fatica della scalata e di godere di un gran numero di discese spericolate. Gli Agnelli scelgono Sestriere come sede di una nuova stazione sciistica grazie ai suoi immensi campi di neve, all’altitudine e al comodo collegamento con Torino.

Il Belvedere negli anni Trenta, cartolina viaggiata, 1939. Collezione privata © Paolo Luigi Grassi

Il Belvedere negli anni Trenta, cartolina viaggiata, 1939. Collezione privata © Paolo Luigi Grassi

UN BELVEDERE PER LA STAZIONE SCIISTICA DI SESTRIERE

Prima ancora di avviare i lavori per le iconiche torri circolari, inaugurano una funivia. Nel 1931 vede la luce la Alpette-Sises: lo studio dell’impianto è dell’azienda tedesca Bleichert, ma i materiali e i fornitori sono tutti italiani – come sottolineato dalla pubblicistica. Tutti gli edifici tecnici sono progettati da Vittorio Bonadè Bottino, ingegnere di fiducia di Giovanni Agnelli, che da lì a poco disegnerà anche le torri di Sestriere nonché lo stabilimento di Fiat Mirafiori a Torino. Il primo impianto di risalita è costituito da quattro edifici: la partenza che sorge sul pianoro al centro di Sestriere (oggi piazza Agnelli), la stazione intermedia che permette agli sciatori meno esperti di provare una discesa facilitata dall’Alpette, la spettacolare stazione d’arrivo sul Sises protesa verso valle, e, in cima al monte, il Belvedere. Il Belvedere viene concepito come edificio aggiuntivo all’impianto di risalita, a scopo contemplativo. Dentro questo piccolo edificio a due piani a base dodecagonale vi erano solamente una piccola cucina, un tavolo e poche sedie: a farla da padrone erano le dodici finestre quadrate che aprivano a una vista a 360°. Non essendo collegato via fune agli altri tre edifici, era raggiungibile solo con gli sci o le racchette da neve in inverno e a piedi in estate. Proprio per questo viene presto abbandonato.

Il Belvedere restaurato. Photo © Marinella Paolini

Il Belvedere restaurato. Photo © Marinella Paolini

LA SECONDA VITA DEL BELVEDERE DI SESTRIERE E IL RESTAURO DI GRASSI

Acquistato da un privato nel 2015, il Belvedere si trova in condizioni precarie: decadi e decadi di abbandono lo avevano ridotto a un involucro di calcestruzzo a vista, coperto da un tetto sfondato dai carichi di neve. Il restauro della struttura viene affidato all’architetto Paolo Luigi Grassi. Il committente, racconta il progettista, desiderava “un pensatoio”, uno spazio di pace e riflessione, ma al contempo un rifugio d’alta quota dal calore familiare. Di fronte a un edificio spoglio e semi-distrutto, Grassi sonda dapprima gli archivi alla ricerca dei dettagli del progetto originale dell’ingegnere Bonadè Bottino. Successivamente, il progetto di restauro si arricchisce dello studio dal vero degli altri edifici dell’impianto meglio conservati. In particolare, dall’arrivo del Sises sono riproposte le balaustre, le persiane e le porte. L’architetto decide di non cancellare completamente l’opera compiuta dalla natura: non ripristina l’intonaco giallo che copriva il Belvedere, ma lascia a vista la struttura in calcestruzzo. L’impressione di trovarsi di fronte a un’opera brutalista più che razionalista viene però mitigata dalla riproposizione di alcuni elementi originali – come le balaustre – e dall’inserimento di nuovi materiali con forme e linee pulite. Un’altra richiesta della famiglia era quella di un rifugio “a basso impatto energetico”, continua Grassi, che per rendere autonomo il Belvedere si è ispirato al funzionamento dei rifugi. Per questo motivo, pannelli solari ad aria e fotovoltaici, un serbatoio di accumulo di acqua piovana e un generatore permettono di dotare l’edificio di tutti i comfort.

Primo piano del Belvedere. Photo © Marinella Paolini

Primo piano del Belvedere. Photo © Marinella Paolini

INTERIOR DESIGN D’AUTORE A QUOTA 2658 METRI

Gli interni sorprendono per la luminosità e la leggerezza. Il legno è protagonista senza mai eccedere e crea un piacevole contrappunto al calcestruzzo a vista. Al primo piano, la struttura lignea della copertura, che nel progetto originale era nascosta da un controsoffitto, è ora lasciata a vista e disegna complessivamente la forma di un fiocco di neve. Il progetto d’arredo è essenziale per forme e scelta dei materiali – rovere, tessuto, acciaio nero –, ma appositamente studiato. Il design di numerosi oggetti porta infatti la firma dell’architetto, tra cui spicca un originale lampadario sospeso. Anche la palette, sui toni del blu e del verde, riprende “i colori della montagna”. Il raggiungimento di un equilibrio sommesso mette in risalto le vette circostanti, incorniciate dalla serie continua di finestre che corre tutto intorno al Belvedere. L’attenzione ai dettagli di Grassi non toglie quindi la scena al panorama alpino, che rimane il vero protagonista dell’intervento. Il risultato ottenuto dal restauro del Belvedere fa sperare che la stessa sorte possa presto toccare agli altri edifici dell’impianto di risalita, tra tutti l’arrivo del Sises, oggi in rovina. Benché il loro recupero comporti cantieri estremi, questi edifici rappresentano rari casi di Razionalismo in quota, nonché un tassello fondamentale della valorizzazione turistica della montagna attraverso lo sci di discesa.

Giulia Viale & Betsabea Bussi

http://www.paololuigigrassi.it/

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Betsabea Bussi & Giulia Viale

Betsabea Bussi & Giulia Viale

Betsabea Bussi (Torino, 1993) e Giulia Viale (Cuneo, 1992) sono laureate in Architettura al Politecnico di Torino, dove dal 2018 sono dottorande in “Architettura. Storia e Progetto”. Condividono l’interesse per la storia urbana e quella del loisir, che le ha…

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