Guerra Russia-Ucraina. Il mondo della cultura si mobilita e prende posizione

Elena Kovalskaya, direttrice del Teatro Vsevolod Meyerhold di Mosca, ha dato le dimissioni in segno di protesta contro l’invasione in Ucraina. La Scala di Milano ha intimato al direttore d’orchestra russo Valery Gergiev di prendere posizione contro Putin. Ecco cosa sta accadendo nel mondo della cultura, e chi sta facendo sentire la propria voce sul conflitto

Amici, in segno di protesta contro l’invasione russa dell’Ucraina, lascio il mio posto di direttore del Vsevolod Meyerhold State Theater and Cultural Center di Mosca. È impossibile lavorare per un assassino e ricevere uno stipendio da lui“. Sono queste le parole che – perentoria – Elena Kovalskaya ha scritto il 24 febbraio sul proprio profilo Facebook, in seguito al riconoscimento delle province del Donetsk e del Luhansk e all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Una presa di posizione netta e integerrima da parte della critica, docente e direttrice russa, a capo del teatro statale di Mosca, che ha deciso di rinunciare all’incarico pur di non restare in silenzio di fronte alla tragedia umanitaria e alle violenze che si stanno consumando in questi giorni. Una dichiarazione che è stata ricondivisa in poche ore da migliaia di utenti diventando virale, mentre dal teatro Majakovskij di Mosca la direzione proibisce ai suoi attori di esprimere “QUALSIASI commento” sull’invasione dell’Ucraina. La situazione politica si sta gradualmente riversando sul sistema della cultura, sui suoi equilibri e sui suoi protagonisti, molti dei quali scelgono di esporsi in merito alla situazione, come vi abbiamo raccontato qui. Molte delle vicende accadute hanno a che fare con il mondo del teatro, elemento fondante della cultura e della tradizione della Russia: secondo quanto riportato dall’ANSA, il direttore musicale della Filarmonica di Praga, il russo Semyon Bychkov, ha dichiarato: “Non possiamo restare in silenzio guardando la storia che si ripete come nel 1956, 1968 e oltre. I portatori di morte e distruzione devono essere considerati responsabili e respinti“.

Teatro alla Scala, Milano

Teatro alla Scala, Milano

IL MONDO DEL TEATRO CONDANNA LA RUSSIA. TENSIONI A MILANO

Le spinte imperialiste e l’attacco militare della Russia si ripercuotono inevitabilmente sul mondo della cultura e gli effetti sono già tangibili. Succede a Milano, dove il Teatro alla Scala ha chiesto Valery Gergiev – direttore d’orchestra russo e noto sostenitore di Vladimir Putin – di prendere le distanze dall’attacco bellico con una nota ufficiale. “Con il sovrintendente del teatro gli stiamo chiedendo di prendere una posizione precisa contro questa invasione e se non lo facesse saremmo costretti a rinunciare alla collaborazione“, ha comunicato il sindaco di Milano Beppe Sala. E proprio in Piazza della Scala, nella giornata di domenica 24 febbraio, si sono riversate migliaia di persone in solidarietà al popolo ucraino per chiedere la pace. Gergiev, che ha in programma quattro date dal 5 al 13 marzo sul palco scalingero per presentare la nuova produzione di La dama di picche di Cajkovskij, dovrà fare i conti con un aut aut. La sua presenza non lascia indifferente neanche New York, dove il direttore d’orchestra avrebbe dovuto presente dal 25 al 27 alla Carnagie Hall con i Wiener Philharmoniker. Nella città si sono sollevate manifestazioni contro il suo arrivo e su Twitter è diventato virale l’hashtag #CancelGergiev. Le proteste sono state accolte e Gergiev è stato sostituito per i tre concerti da Yannick Nézet-Séguin, direttore musicale del Metropolitan Opera. “Nessun motivo è stato citato per la sua rimozione dai programmi”, scrive il New York Times. “Ma la straordinaria decisione dell’ultimo minuto di sostituire un maestro di tale fama, apparentemente a causa dei suoi legami con Putin – pochi giorni dopo che il presidente della Filarmonica aveva insistito sul fatto che Gergiev sarebbe apparso come un artista, non come un politico – fa riflettere sulla rapida intensificazione del tumulto globale legato all’invasione”.

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L’INVASIONE DELL’UCRAINA: LA MOBILITAZIONE DELLA CULTURA IN ITALIA

Tornando in Italia, anche il Ministero della Cultura ha deciso di lanciare un messaggio di solidarietà al popolo ucraino, dando il via alla campagna digitale La cultura unisce il mondo e chiamando a raccolta musei, biblioteche e archivi di tutto il Paese. L’obiettivo è far circolare in rete immagini significative riguardanti il dolore e la sofferenza della guerra o, al contrario, l’armonia e la prosperità del tempo di pace, promuovendo al tempo stesso le opere artistiche e letterarie o i beni facenti parte di queste realtà. A questa iniziativa, a cui si accompagnano gli hashtag #cultureunitestheworld e #museumsagainstwar, hanno già aderito numerosi partecipanti, dal Museo etrusco di Villa Giulia, con la decorazione del frontone di un tempio che sorgeva nell’antico santuario portuale di Pyrgi raffigurante la lotta bestiale degli alleati Tideo e Capaneo sotto le mura di Tebe, al Museo Archeologico Nazionale di Orvieto, con una testa equina lapidea che ricorda la stravolta espressione del cavallo del Guernica, dal Museo Egizio di Torino, con l’amuleto ankh di lunga vita e protezione, al Museo di Capodimonte, con l’Allegoria della Giustizia di Giorgio Vasari, dalle statue di Villa Adriana a Tivoli, fino alle opere della Galleria Borghese, del Museo Nazionale Romano, del Museo Omero di Ancona, del Museo delle Navi Romane di Nemi, di Palazzo Grimani a Venezia e di Palazzo Reale di Genova. Si espone anche la Biennale di Venezia, “luogo di incontro fra popoli attraverso le arti e la cultura, vicina a tutti coloro che soffrono a causa dell’attacco russo all’Ucraina“, si spiega in un comunicato ufficiale. “Invoca la pace e ripudia fermamente ogni forma di guerra e di violenza, confermandosi luogo del dialogo fra istituzioni, artisti e cittadini di ogni paese, lingua, etnia e religione. Auspica che la diplomazia internazionale ritrovi la forza per arrivare a una soluzione pacifica condivisa nel più breve tempo possibile“, conclude, rinnovando l’appuntamento del prossimo aprile. “Anche a questo scopo conferma l’apertura della 59. Esposizione Internazionale d’Arte il prossimo 23 aprile 2022“. A Roma, invece, si manifesta in piazza: nella Capitale, infatti, il Colosseo è stato illuminato con i colori giallo e blu della bandiera ucraina, iniziativa a cui seguirà una fiaccolata di pace organizzata per la sera di venerdì 25 febbraio. Il MAXXI ha poi deciso di devolvere tutti gli incassi nei giorni di massimo afflusso del pubblico, domenica 27 febbraio e domenica 6 marzo, al fondo costituito da UNHCR, Unicef e Croce Rossa per l’emergenza umanitaria in Ucraina: “Facciamo appello al nostro pubblico per partecipare insieme a questo impegno concreto di solidarietà”, ha fatto sapere il museo in una nota.

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IL MONDO DELLA CULTURA CONTRO L’ATTACCO RUSSO. LA LETTERA DI ICOM

A far sentire la propria voce anche l’International Council of Museums, in una lettera pubblicata sul sito: “Il Consiglio internazionale dei musei (ICOM) condanna fermamente questa violazione dell’integrità territoriale e della sovranità dell’Ucraina”. La preoccupazione è volta al pericolo che corrono i professionisti dei musei e alle minacce sul patrimonio culturale, per cui viene invocata la convenzione dell’Aia del 1954 per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato. “Questo scontro è già profondamente angosciante e rischia di provocare un’inaccettabile perdita di vite umane, pertanto l’ICOM chiede un rapido cessate il fuoco, una mediazione immediata tra i belligeranti e sforzi coordinati per garantire la sicurezza del museo personale e proteggere il patrimonio culturale”, prosegue la lettera. “In tempi di conflitto e di incertezza come questi, l’ICOM deve anche esprimere la sua profonda preoccupazione per le implicazioni che la situazione avrà sulla sicurezza dei membri dell’ICOM, del personale del museo e del patrimonio culturale in Ucraina”.

CON IL POPOLO UCRAINO E CON IL FUTURO. L’APPELLO DI RICUPERATI

Un appello sentito proviene dai social di Gianluigi Ricuperati, scrittore, saggista e curatore italiano, le cui vicende politiche di questi giorni si legano strettamente con il suo portato personale e famigliare: “Questa volta la guerra è in casa. Osservo la mia compagna ucraina di origine ebraica, Lidiya, e i nostri figli, Lev e Gioele, e scrivo in preda a una crisi. Mi si sta spezzando il cuore, perché molte sorelle e fratelli ucraini – e ne conosco molti, inevitabilmente – non credevano che l’autocrate Putin arrivasse a tanto. Vi scrivo perché l’attacco criminale adesso riguarda un popolo e una terra già più volte martoriati dalla Storia, e si tratta di un popolo e una terra la cui dignità e bellezza mi appare senza fine […]. Vi preghiamo dal profondo del cuore: non considerate ciò che è successo come un problema ucraino. Come disse la grande scrittrice americana cattolica Flannery O’Connor: ‘la vita che salvi potrebbe essere la tua’. La vita che salviamo è anche quella dei tantissimi russi che aspirano a non vivere sotto una bandiera grondante d’infamia. La vita che salviamo è dei bambini del 2022, del 2023, e di tutti gli anni a venire”, conclude. “Chiediamo che al delirio autocratico si opponga una pacifica ortodossia democratica, un uso difensivo della forza, ma anche la fine di ogni ipocrisia. La vita che salviamo oggi è la vita del più prezioso tra i tesori imperfetti: la democrazia in tempo di pace”.

-Giulia Ronchi

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Giulia Ronchi

Giulia Ronchi

Giulia Ronchi è nata a Pesaro nel 1991. È laureata in Scienze dei Beni Culturali all’Università Cattolica di Milano e in Visual Cultures e Pratiche curatoriali presso l’Accademia di Brera. È stata tra i fondatori del gruppo curatoriale OUT44, organizzando…

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