Il senso dell’apertura. La fiera dell’editoria FLAT celebra Maurizio Nannucci: report e immagini

Alla Nuvola Lavazza di Torino, si respira un clima rilassato e intimo. Perfetto per curiosare tra le proposte della fiera di editoria e per approfondire il lavoro di una delle figure più influenti del panorama artistico dal dopoguerra a oggi

Continua l’incursione di Artribune all’interno della Art Week torinese. Dopo avervi raccontato ArtissimaThe Others, Paratissima e DAMA, è d’obbligo dedicare una ulteriore menzione anche a FLAT – Fiera Libro d’Arte Torino e al progetto su cui è strutturata. Una fiera di editoria assai piacevole per molti aspetti, primo su tutti quello di portare il pubblico nella Nuvola Lavazza, una struttura poco distante da Porta Palazzo che spicca nel paesaggio urbano della prima periferia cittadina per le sue superfici morbide e ondulate. Al suo interno, un’atmosfera rilassata e calda accoglie gli espositori della fiera dell’editoria, con partecipazioni italiane e internazionali di qualità eccellente e con autentiche chicche ad ogni angolo. Sui desk si può trovare moltissimo – o forse tutto – per chi è appassionato di cose di carta: dall’ultima ristampa di un saggio sulla critica cinematografica a rare edizioni di libri d’artista o libri oggetto, passando per cataloghi, monografie e magazine di ogni tipo.

LA MOSTRA DI MAURIZIO NANNUCCI

FLAT si arricchisce quest’anno con una mostra curata che rispecchia il tema della manifestazione. This sense of openness, al piano superiore, è una retrospettiva dedicata al grandissimo maestro Maurizio Nannucci (Firenze, 1939) che racconta cinquant’anni del suo lavoro – dal 1967 al 2019 – attraverso 150 opere dal sapore per certi versi “editoriale”. Un universo creativo che si rivela tra libri d’artista, multipli, dischi, poster, riviste, fotografie e cartoline. Ma anche con piccoli oggetti e neon colorati. Una instancabile ricerca attraverso il senso e la parola, la vista e la percezione (ricordiamo il suo neon “More than meets the eye”); attraverso l’analisi degli elementi essenziali della comunicazione, come mostrano i Dattilogrammi, in cui la parola “blu” viene scritta con inchiostro blu su fondo blu. Ogni foglio di quelle opere è un riverbero di parole”, spiega la curatrice della mostra Elena Volpato, “un perdurante brusio dove la ripetizione scompone e libera fonemi che sembrano consegnarci ogni volta un senso diverso, una diversa memoria, una nuova sfumatura di tutte le infinite tonalità di rosso, di blu o di giallo che possiamo vedere o immaginare, ma che continuiamo a chiamare comunemente con il medesimo nome. Credo che Nannucci quella vibrazione e quella bellezza se le aspettasse”. In mostra anche i progetti condivisi con grandi artisti dell’epoca, tra cui Richard Long, Antoni Muntadas, Oliver Mosset e Sol Lewitt, per i quali produceva volumi e multipli, grazie alle case editrici Exempla e Zona Archives Edizioni da lui fondate alla fine degli anni Sessanta. Quasi tutte le opere sono esposte su tavoli e chiuse da un vetro: talvolta criptiche, talvolta da interpretare, ognuna di esse racchiude un’indagine attraverso il linguaggio, un’ambizione, un piccolo universo.

-Giulia Ronchi 

www.flatartbookfair.com

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Giulia Ronchi

Giulia Ronchi

Giulia Ronchi è nata a Pesaro nel 1991. È laureata in Scienze dei Beni Culturali all’Università Cattolica di Milano e in Visual Cultures e Pratiche curatoriali presso l’Accademia di Brera. È stata tra i fondatori del gruppo curatoriale OUT44, organizzando…

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