Ecco chi sono gli 11 artisti in lizza per lo storico Premio Termoli. La mostra al MACTE in Molis

Al Museo MACTE di Termoli sono esposte le 11 opere in lizza per lo storico premio, che oggi giunge alla sua 64esima edizione. Tra artisti storicizzati ed emergenti (e anche una sezione dedicata all’architettura e al design). Ecco chi sono i possibili vincitori

Dal 1955, per iniziativa dell’artista lungimirante Achille Pace, che intendeva rilanciare la sua città tramite un discorso culturale, si svolge a Termoli l’omonimo premio il quale, nel corso degli anni, ha coinvolto tanti curatori ed esponenti di spicco dello scenario artistico, come Carla Accardi e Mario Schifano. Dal 2020 la gestione dell’evento – oggi alla 64° edizione – è in mano alla Fondazione MACTE e per la prima volta la curatela è affidata alla stessa direttrice dell’omonimo museo, Caterina Riva, con il supporto di un comitato curatoriale formato da Simone Ciglia, Gioia Dal Molin, Rossella Farinotti ed Emanuele Guidi. “Il contributo dei curatori esterni permette di scattare una fotografia più ampia, senza confini, dell’arte contemporanea: ognuno di loro, infatti, ha proposto tre nomi di artisti che poi sono stati invitati a partecipare alla mostra”, spiega Riva, aggiungendo che l’obiettivo del progetto è “educare il pubblico tramite la ricchezza dell’arte contemporanea”. Tra l’altro la manifestazione ha consentito di raccogliere, fin dalla sua nascita, circa 500 opere che di norma non sono esposte al pubblico, ma la direttrice anticipa che nell’autunno 2025 sarà organizzata una retrospettiva dedicata proprio alla collezione permanente. 

Le opere di Mario Airò e Paolo Icaro per il Premio Termoli 

La competizione è quindi aperta tra le 11 opere – cui si aggiunge quella di Paolo Icaro (Torino, 1936), giustamente fuori concorso – che si aggiudicheranno i premi, dal primo (in denaro), al secondo, che consiste in una mostra monografica allestita nell’anno in cui non si svolge l’iniziativa; infine c’è il premio del pubblico. Tra i trend attualmente cavalcati dalla selezione di artisti non manca nulla, dalla critica al colonialismo occidentale in Africa alla cultura queer, da una componente di “gaming” (i visitatori vengono invitati a ricomporre la forma dell’opera, a prendere la cartolina…) alla riflessione sui social media. Al contrario, nel lavoro presentato da Mario Airò (Pavia, 1961) – che giganteggia nella pluralità delle voci convocate – manca “quasi tutto”: sulla grande tela bianca l’elemento cromatico è evanescente, lo si individua solo aguzzando la vista, e lo stesso sguardo attento rintraccia i pigmenti verdi sovrapposti alle sfumature naturali di una tavoletta di legno di sequoia. In Fosfene, questo il titolo dell’opera, emergono potenti la poesia e il senso profondo della ricerca dell’artista sull’essenza stessa dell’arte. Non a caso l’opera è esposta nello stesso ambiente che accoglie anche il lavoro del già citato di Paolo Icaro: una colata in gesso su cui è stato impresso il soffio dell’artista. Un solo Soffio sta così all’origine di un risultato estetico straordinario e, anche in questo caso, carico di significato.  

Le opere in concorso al Premio Termoli 

Segnaliamo altri due lavori che ci hanno colpito: l’installazione Figuration Demon (deer) di Monia Ben Hamouda (Milano, 1991) si basa su riproduzioni tratte dalla calligrafia islamica – la cui bellezza peraltro affascina l’Occidente fin dal Medioevo – e si arricchisce di una variopinta spolverizzata di spezie; Lucia Cristiani (Milano, 1991) invece compone raffinati arazzi in metallo adornandoli con grappoli di fiori galvanizzati in argento ed evocando i nomi delle donne incontrate a Sarajevo dall’artista. Le altre opere sono di Luca De Angelis, Binta Diaw, Adji Dieye, Roberto Fassone, Aldo Giannotti, Elisa Giardina Papa, Allison Grimaldi Donahue, Jiajia Zhang.  

Premio Termoli: non solo arti visive 

Alla sezione dedicata alle arti visive si aggiunge quella focalizzata su architettura e design: oltre 400 progetti hanno partecipato al concorso internazionale di rebranding per la città di Termoli attraverso la piattaforma Terraviva. I migliori elaborati sono esposti al MACTE e la classifica vede sul podio lo Studio Nosce (Roma); Krisztina Bozzai con Renata Vasko (Budapest); Szilvia Biai con Adrienn Halász (Budapest). 

Il futuro del Macte di Termoli 

Nel 2019 Artribune aveva dato ampio spazio all’apertura del museo MACTE, una realtà che si pone in posizione privilegiata nel contesto del Molise. Da allora l’obiettivo di rilancio del premio è stato centrato, ed è motivo di orgoglio vista la longevità della manifestazione; è pure stata nominata la direttrice, fattore cruciale, mentre risultano in stand by i progetti di sistemazione degli spazi attigui, per i quali non c’è ancora una destinazione d’uso definitiva (aree per la didattica? Una biblioteca di arte contemporanea?). All’epoca si citava anche l’idea di aprire un ristorante/caffetteria e, considerando che la location è incuneata in un quartiere residenziale, abbiamo l’impressione che la sua apertura potrebbe rappresentare un polo di attrazione importante per tutta la comunità. 
 
Marta Santacatterina 
 
Libri consigliati: 

(Grazie all’affiliazione Amazon riconosce una piccola percentuale ad Artribune sui vostri acquisti) 

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

Scopri di più