A Milano un artista trasforma Dante, Cyrano e Cleopatra in robot

Nella nuova mostra dell’artista da Fondazione Mudima arte e tecnologia si fondono dando vita a caricature robotiche di grandi personaggi della storia e della cultura, riletti sotto una luce nuova che invita il pubblico ad approcciarsi al classico in modo diverso

Fondazione Mudima presenta a Milano il progetto innovativo di Ale Guzzetti (Tradate, 1953), che esplora la sua pratica creativa, tra le prime in Italia a sondare il binomio arte e tecnologia. L’artista fin dai primi Anni Ottanta ha intrapreso una ricerca sull’arte elettronica e interattiva, per indagare le potenzialità della robotica, della stampa 3D e delle scansioni digitali. La commistione tra arti plastiche e suono è una delle sue cifre stilistiche, frutto del suo interesse per la composizione la musica elettronica.

Le caricature robotiche di Ale Guzzetti da Fondazione Mudima a Milano

La mostra presenta un nucleo di opere, in cui figure plastiche e circuiti elettronici istituiscono un rapporto attivo con lo spettatore. Le creature di Guzzetti sono organismi tecnologici in grado di dissolvere confini e limiti consolidati: quelli tra il mondo naturale e artificiale, tra la classicità e la modernità. Nelle sue opere sfuma il confine tra arte e tecnologia, come in Robot Portraitscaricature robotiche di personaggi famosi, che sono state inserite in cornici baroccheggianti. Profili di visi in resina e circuiti di Dante, Cleopatra, Cyrano, Federico da Montefeltro e Pinocchio sono caratterizzati da grandi occhi che, grazie alla presenza di sensori, scrutano ogni movimento del visitatore. “Queste sculture da una parte riprendono un problema che abbiamo tutti, rapportarci di nuovo con il classico, commenta l’artista, “come è già successo in passato, nel rinascimento e nel neoclassico. Oggi secondo me se si delega solo alla tecnologia per risolvere il problema artistico, senza fare i conti con il passato, rimane qualcosa in sospeso”.

Ale Guzzetti, Medusa Rondanini, 2017
Ale Guzzetti, Medusa Rondanini, 2017

I robot affettivi di Ale Guzzetti da Fondazione Mudima

Tra le sculture e gli spettatori si instaura una relazione fatta di sguardi, che sovverte le dinamiche tradizionali tra osservatore e oggetto opera d’arte. Le opere-robot di Guzzetti ci guardano, desiderose di stabilire un rapporto con lo spettatore e tra di loro. Nella serie Affective Robots, busti robotici e opere scultoree interagiscono l’uno con l’altro, mentre in Impossible Kiss (2012) due volti umanoidi tentano di entrare in contatto, con un tipo di connessione che genera in chi osserva un senso di straniamento. Fanno parte della serie anche Affective Robot VS Naukides Discobolus (2013) e Robot VS Michelangelo (Daniele da Volterra) (2012), due conversazioni tête-à-tête tra la riproduzione in gesso di un’opera classica e un robot, simboli del mutamento dei canoni di rappresentazione dell’essere umano nel corso della storia.
Il lavoro di Ale Guzzetti si propone di far convivere arte e scienza aprendo un nuovo percorso artistico in cui i materiali utilizzati diventano essi stessi linguaggio specifico”, commenta il curatore Gino Di Maggio. “Sono opere interattive, ma, a differenza di quanto già accaduto, le sue creazioni sono autonome. È il caso dei suoi lavori più recenti dedicati alla robotica, in cui le sculture non sono solo osservabili, ma a loro volta ci osservano. Per gli esseri umani è una situazione nuova, forse inquietante, perché non siamo ancora preparati a dialogare, per lo meno con lo sguardo, con una presenza artificiale. Ma la presenza c’è e fin da subito dobbiamo, noi umani, decidere se prestarci ad un gioco a cui ancora non siamo pronti”.

Gli Dei incontrano la tecnologia nelle opere di Ale Guzzetti

I lavori più recenti di Ale Guzzetti, Quando i robot incontrarono gli antichi Dei, approfondiscono il tema dell’ibridazione tra antichità e contemporaneità, forme classiche e tecnologie.
Come riscoprire il passato? Un modo, per l’artista consiste nell’ “ibridare le due cose, immaginare che siano arrivati dei robot nell’antica Grecia e abbiano trovato questi marmi e, non sapendo qual è la nostra fisiologia locale, ci hanno aggiunto i loro pezzi. Ci sono citazioni da fumetti e fantasy, ho ibridato tutto quello che è la nostra cultura, che non è più nè solo sui testi sacri, sui fumetti o sulla televisione, ma tutto insieme. Una volta lo chiamavano Post-moderno, che non si possa più inventare una storia, ma solo remixare quello che c’è stato”.
Dalla Medusa del Rondanini al Torso Gaddi, da una testa di Polifemo risalente al Il secolo a.C., a quella del dio Hypnos, conservata al British Museum. Le creature originate si inseriscono in questo filone di sperimentazione e traggono da esso il potere di sollecitare la nostra curiosità, prima che l’inquietudine abbia il sopravvento.

Natura e robot nell’arte di Ale Guzzetti

L’installazione Il Bosco delle Ninfe (2020-2022) incarna un tema centrale dell’era digitale, quello della distorsione delle immagini. L’opera è composta di ventidue riproduzioni di statue greche, fortemente alterate nelle proporzioni e simili a tronchi, che formano una foresta, un luogo che da sempre attrae l’uomo con il suo fascino mistico e simbolico. Animate delle voci distorte del musicista Bruno De Franceschi, le forme arboree di Guzzetti – talvolta inquietanti o ironiche – emettono suoni quando captano i movimenti dei visitatori, come se li stessero ascoltando.
Dal 1999 Guzzetti ha inoltre lavorato al Techno Gardens Project, un progetto che prevede l’installazione di micro-sculture robotiche in diverse aree naturali, giardini e nei più famosi musei del mondo. Questi si relazionano simbioticamente con l’ambiente che li accoglie e lo esplorano, alimentati da pannelli solari; sono in grado di accumulare energia, emettere flebili suoni e illuminarsi con l’oscurità. La dislocazione dell’opera in un ambiente naturale fa sì che essa diventi l’incrocio tra tre forme: il fruitore, la pianta e l’oggetto tecnologico.Quest’interazione, inedita – dichiara Guzzetti – infonde una nuova consapevolezza estetica – la nano scultura che si contrappone alla scultura monumentale, il concetto di sporogenesi contro quello di site-specific – ma soprattutto etica: la connessione autentica, non soltanto virtuale, tra tutti gli esseri viventi”.

Giulia Bianco

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Giulia Bianco

Giulia Bianco

Ha frequentato a Milano il Master Economia e Management per l'Arte e la Cultura della 24Ore Business School. Laureata in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Catania con tesi dal titolo “I contratti nel mondo dell’arte”, è specializzata in diritto…

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