Alla scoperta dei dieci fotografi under 40 più interessanti della fiera di fotografia di Torino 

Fra le novità più interessanti di questa VI edizione della fiera fotografica torinese vi è sicuramente il progetto curato da Eva Frapiccini. Conosciamo insieme gli artisti più interessanti da lei selezionati

Dal suo esordio, nel 2019, fino a oggi di strada The Phair ne ha fatta. E questo lo dimostra non solo la riconferma di uno spazio più che adeguato come la Sala Fucine delle OGR, ma soprattutto il livello qualitativo sempre più alto delle proposte offerte in fiera. E per non farsi mancare nulla, anche quest’anno l’esposizione è affiancata da diversi progetti di un certo spessore. Fra questi, quello che spicca di più è Under 40, un focus sui giovani talenti della fotografia curato da Eva Frapiccini.

Il progetto a cura di Eva Frapiccini

L’artista torinese, che all’interno della fiera è stata anche selezionata per il Premio Just The Woman I Am, ha infatti scelto nove fotografe, e un fotografo, che portano avanti ricerche particolarissime, e ben sfaccettate, allo stesso tempo: Nerina Toci, Ruya Qian, Ilaria Sagaria, Jacopo Valentini, Sara Messinger, Nikita Teryoshin, Lilly Lulay, Federica Belli, Alizée Bauer, e Carlotta Valente.

La fotografia contemporanea è un campo in cui diversi artistə emergono per la loro capacità di fondere estetica, concetto e innovazione”, spiega la stessa Frapiccini. “Ciascunə con sensibilità differente interpreta il rapporto tra l’umanità e l’ambiente circostante, adottando approcci e prospettive diverse. Nella committenza che mi è stata data, di segnalare 10 artistə under 40 tra le gallerie presenti nell’edizione 2025 di The Phair, ho trovato meno fotografə sotto i 40 di quello che pensassi, e ancora meno italiani. Ovviamente, ogni selezione è sempre soggettiva e non esaustiva di un panorama più variegato“, continua la curatrice del progetto, “tanto più che si tratta di percorsi in fieri, e di un limite anagrafico ben preciso, ma può contribuire a mettere in evidenza alcune tra le molteplici pratiche della produzione contemporanea”.

Le ricerche più interessanti nella selezione da Eva Frapiccini

A inaugurare questo percorso sorprendente, fatto di sguardi e sensibilità tutte da scoprire, è Ilaria Sagaria (1989) che, nello stand della milanese Alessia Paladini Gallery, presenta una serie di dieci fotografie intente a strizzare l’occhio all’iconografia religiosa debitrice di suggestioni sua rinascimentali sia barocche. In un dialogo spiazzante con la storia della pittura italiana l’artista ricrea atmosfere e simbologie antiche grazie a un uso sapiente della luce.

La luce è anche al centro delle sperimentazioni portate avanti da Carlotta Valente (1992) che, quasi in maniera alchemica, dà vita a forme tanto misteriose e astratte quanto universali e riconoscibilissime. Il confine tra astrazione e concretezza viene esplorato altresì da Nerina Toci (1988) mediante la rappresentazione di una fusione omogenea tra il corpo femminile, la terra, e gli elementi architettonico-naturali che la circondano. In una tale dimensione metafisica la presenza diviene assenza, e viceversa, giocando continuamente con immagini dalla forte carica onirica nonché ancestrale.

L’attenzione verso il nascondimento, e la collocazione di corpi in un ambiente specifico, tocca anche il lavoro di Alizée Bauer la cui raffinata ricercatezza estetica definisce i contorni di lucide visualizzazioni contraddistinte da un caratteristico taglio cinematografico.

La trasformazione dei corpi nelle opere di Lilly Lulay e Sara Messinger

E se nelle artiste precedenti forme e corpi si uniscono a mondi altri, nella ricerca della tedesca Lilly Lulai si trasformano assumendo consistenze nuove che attingono esplicitamente dal mondo digitale. Ossa, tessuti, e membrane, si fanno così pixel o addirittura glitch capaci di incastrarsi e assemblarsi in veri e propri collage atti a rafforzare la percezione di una matericità sempre aperta a un qualsivoglia processo di metamorfosi.

La trasformazione identitaria cattura infine l’occhio di Sara Messinger (1998) concretizzandosi in una sorta di reportage generazionale dove gruppi di adolescenti newyorkesi si muovono alla scoperta di stimoli alternativi capaci di farli sentire vivi. Rappresentata dalla fiorentina Crumb Gallery, l’artista porta con sé il retaggio culturale di autori quali Richard Kern, Gus Van Sant, Larry Clark e Harmony Korine che da fenomeni quali il punk, il metal, e la street culture a cavallo fra gli anni ’80 e gli anni ’90 hanno saputo plasmare le proprie cifre stilistiche.

Valerio Veneruso

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Valerio Veneruso

Valerio Veneruso

Esploratore visivo nato a Napoli nel 1984. Si occupa, sia come artista che come curatore indipendente, dell’impatto delle immagini nella società contemporanea e di tutto ciò che è legato alla sperimentazione audiovideo. Tra le mostre recenti: la personale RUBEDODOOM –…

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