6 motivi per cui Berlino ha il primo e più importante gallery weekend del mondo
Da vent’anni la capitale tedesca compensa la mancanza di una fiera d’arte contemporanea come le altre grandi capitali europee (Parigi, Londra, Madrid) con una apertura collettiva delle gallerie d’arte con sede in città

Sebbene si stia tentando di importare il modello in Italia negli ultimi anni, il format del “gallery weekend” esiste da un paio di decenni, proprio da quando – nel 2005 – un gruppo di gallerie d’arte di Berlino decise di associarsi per organizzare un fine settimana di inaugurazioni condivise e aperture simultanee con l’obiettivo di attrarre in città appassionati, addetti ai lavori e soprattutto collezionisti.
Berlino aveva all’epoca un problema non indifferente: era ancora (oggi assai meno) una città piena di artisti, con una grande produzione creativa, con un andirivieni di curatori da tutto il mondo e con tante gallerie d’arte che avevano preso sede in città attratte sia da quella vivacità che dagli affitti a buon mercato. C’era solo un particolare: mancava una robusta comunità di collezionisti, anche a causa dell’assenza di una fiera di settore. In Germania infatti la fiera più rilevante si tiene a Colonia, non certo a Berlino, e anche la più importante fiera d’arte del mondo si tiene comunque in una zona germanofona, nella Svizzera tedesca di Basilea, ma distantissima dalla Capitale. E allora bisognava dare un motivo, almeno una volta all’anno, ai collezionisti di venire. Il modello è stato poi ampiamente replicato in altre città con successi alterni. Italia inclusa.
Non è un caso se oggi in Italia i tentativi di gallery weekend vengano soprattutto in quelle città dove manca un fiera di grande richiamo come Roma e Napoli.
Ma cosa serve per proporre un gallery weekend che funzioni, che abbia senso e che sia realmente attrattivo? Dopo aver investito due giorni pieni per visitare pressoché tutte le 51 gallerie del Berlin Gallery Weekend 2025 (si può partecipare solo se invitati dai curatori e gli invitati non possono superare il numero di 55) possiamo provare a snocciolare un piccolo prontuario in 6 punti per un ‘gallery weekend di successo’ facendo il tagliando ai primi vent’anni di questa rassegna che vanta così tanti tentativi di imitazione.

Gli spazi e i contenitori
Al di là delle mostre, che spesso sono interessanti e spesso molto meno, quello che è particolarmente attraente in queste occasioni è poter visitare gallerie in spazi unici e spettacolari. Edifici storici come quello di Konrad Fischer o spazi mozzafiato come quello di Max Hetzler sono un pezzo importante dell’esperienza. Anche se a Berlino non ci sono le megas, ovvero le gallerie con fatturati miliardari come Hauser&Wirth, Zwirner o Gagosian (mentre è appena arrivata PACE), gli operatori presenti spesso presentano location invidiabili.
Tipologia di frequentazione
Folle che pascolano tra una galleria all’altra della città? Navette? File interminabili per vedere le mostre? Aperture in notturna? Nulla di tutto questo. Al gallery weekend più importante del mondo non c’è molta gente che gira. Motivi? Vari probabilmente. Da una parte lo scarso appeal in termini di glamour che ormai ha l’arte contemporanea (nel 2005, quando questa rassegna iniziò, tutto era decisamente diverso), ma dall’altro la probabile scelta degli organizzatori di puntare su un pubblico qualificato di collezionisti e addetti ai lavori senza allargarsi alle masse. Visite guidate si, ma poche e contenute e rigorosamente a piedi e in bicicletta nonostante le grandi distanze e l’età non verdissima dei partecipanti.









Varietà di contesti
Per un gallery week di successo è importante che la città organizzatrice disponga di gallerie in contesti diversi e variegati. Così si evita l’effetto noia e si aiutano i partecipanti a scoprire aree della città non omogenee. A Berlino si passa dalle luxury galleries nel quartiere fashion di Charlottenburg fino ai quartieri multiculturali come Kreuzberg passando per le gentrificatissime Mitte e Prenzaulerberg. Si passa da galleria al primo piano di edifici ultrasignorili pieni di studi notarili come la Galerie Friese fino a contesti ben diversi, con gallerie come Molitor o Kow, in edifici circondati da prostituzione e miseria. Tutto questo trasforma il giro tra le mostre in una esplorazione urbana di sicuro interesse.
Sostegno istituzionale
I vari gallery weekend nel mondo, e a maggior ragione quello di Berlino, sono delle iniziative private. È tuttavia importante che vi sia un sostegno istituzionale per dare solidità alla rassegna e riconoscerle un ruolo che vuole essere culturale e non solo commerciale. Non secondario poi un sostegno privato da parte di grandi corporation in grado di garantire un adeguato boost economico: a Berlino c’è una banca, una grande maison di moda e una casa automobilistica. E poi c’è il KaDeWe, il più storico e celebre centro commerciale della città, che ha tutte le vetrine sulla strada (la mitica Ku’Damm) dedicate al Gallery Weekend con le gallerie d’arte che presentano dei progetti ad hoc.

Mostre memorabili
Servono gli spazi spettacolari, servono contesti variegati ma poi non si va da nessuna parte se un’edizione di Gallery Weekend non propone delle mostre memorabili. Anche quest’anno il Berlin Gallery Weekend non è stato da meno presentando progetti di spessore notevole come la mostra di Frank Auerbach da Michael Werner, i nuovi lavori di Anne Imhof da Buchholz o l’impeccabile allestimento dei disegni e delle sculture di Tony Cragg da Buchmann. Per arrivare al galattico allestimento di Olafur Eliasson da Neugerriemschneider.
Un direttore
Un optional non da trascurare che i nostrani tentativi di gallery weekend non hanno e di cui invece Berlino dispone è una direzione artistica. L’associazione delle gallerie che organizza la rassegna, insomma, ha economicamente la possibilità di nominare un art director che pensi non solo alla selezione delle gallerie, ma anche al public program e ai momenti di approfondimento al fine di rendere ancor più evidente la stazza culturale della rassegna. Quest’anno a Berlino gli incontri si tenevano nel museo d’arte moderna più importante della città, la Neue Nationalgalerie collocata in maniera abbastanza baricentrico rispetto a tutte le gallerie d’arte partecipanti. Ma oltre a questi talk Gallery Weekend produce un sito aggiornato tutto l’anno, una serie di podcast e altre attività.
Massimiliano Tonelli
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