L’architettura (sociale) trionfa al Turner Prize. Assemble, un collettivo di under 30, vince il premio con un progetto di riqualificazione urbana a Liverpool

I più puristi fra gli osservatori, quelli che già nel 2003 guardarono con diffidenza la vittoria di un “ceramista” come Grayson Perry in un premio intitolato a uno dei maggiori pittori della storia del Regno Unito, subiranno un bel colpo. Già, perché la mitica “unione delle arti”, la chimera inseguita nei secoli dal Barocco attraverso […]

I più puristi fra gli osservatori, quelli che già nel 2003 guardarono con diffidenza la vittoria di un “ceramista” come Grayson Perry in un premio intitolato a uno dei maggiori pittori della storia del Regno Unito, subiranno un bel colpo. Già, perché la mitica “unione delle arti”, la chimera inseguita nei secoli dal Barocco attraverso la Wiener Werkstätte, ormai pratica diffusissima fra singoli creativi, ottiene ora uno sdoganamento solenne, da un’istituzione che negli anni è assurta per molti versi a termometro del gusto e dei trend montanti. Per la prima volta nella sua storia, il Turner prize non viene assegnato nell’ambito delle arti visive strettamente considerate: ad essere incoronato per l’edizione 2015, nella notte del 7 dicembre, è infatti il collettivo di architettura londinese Assemble. Sono i 18 membri del gruppo a ricevere le 25mila sterline dalle mani del co-fondatore dei Sonic Youth e artista Kim Gordon: imponendosi su una shortlist che vedeva in corsa anche Bonnie Camplin, Nicole Wermers, Janice Kerbel.
La giuria del premio, presentato per la prima volta in Scozia, era presieduta dal nuovo direttore della Tate Britain, Alex Farquharson, e composta da Alistair Hudson, direttore del Middlesbrough Institute of Modern Art, dal critico e curatore Jan Verwoert, da Joanna Mytkowska, direttrice del Museo d’Arte Moderna di Varsavia, e da Kyla McDonald, direttore artistico del Glasgow Sculpture Studios. Assemble, composto da ragazzi fra i 26 e i 29 anni, che sono anche i più giovani ad aver vinto il Turner, è stato premiato per un progetto di riqualificazione urbana a Toxteth, Liverpool, che ha l’obiettivo di utilizzare arte e design per migliorare la vita e le condizioni abitative dei residenti che vivono nell’area Granby Four Streets. In particolare, in occasione del Turner prize hanno creato uno showroom di prodotti realizzati da un’impresa sociale istituita dal collettivo a seguito della nomina. Nove residenti di Granby Street sono stati formati e impiegati nel laboratorio dove si realizzano prodotti artigianali provenienti da rifiuti di demolizione e di nuove costruzioni.

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Massimo Mattioli

Massimo Mattioli

É nato a Todi (Pg). Laureato in Storia dell'Arte Contemporanea all’Università di Perugia, fra il 1993 e il 1994 ha lavorato a Torino come redattore de “Il Giornale dell'Arte”. Nel 2005 ha pubblicato per Silvia Editrice il libro “Rigando dritto.…

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