Biennale Architettura 2018. Intervista a Carme Pigem del padiglione catalano

Il sogno di RCR Arquitectes, di cui Carme Pigem è l’anima femminile, è un laboratorio di idee per trasformare la coscienza delle persone. Il padiglione della Catalogna alla Biennale di Architettura di Venezia racconta il progetto dei Premi Pritzker 2017.

RCR è l’acronimo delle iniziali di Rafael Aranda, Carme Pigem e Ramon Villalta, tre professionisti catalani, praticamente coetanei, che da sempre condividono studi e progetti. Considerati tre filosofi che intervengono nella realtà attraverso l’architettura, da sempre vivono e lavorano a Olot, piccolo comune montano della provincia di Girona, sulle pendici dei Pirenei, al centro dell’unica zona vulcanica della Spagna continentale. Il forte legame con il territorio, l’unione di valori, arti e culture locali sono infatti le motivazioni per le quali RCR Arquitectes ha vinto nel 2017 il prestigioso Premio Pritzker, assegnato per la seconda volta alla Spagna dopo Rafael Moneo, nel 1996. Oltre al nobel dell’architettura, RCR ha ricevuto di recente anche il Premio internazionale Selinunte, consegnato durante l’ottava edizione di Architect Meets in Selinunte, svoltasi a fine giugno in Sicilia. Carme Pigem (Olot, 1962), anima femminile dello studio, ci parla del padiglione della Catalogna alla 16esima Biennale di Architettura di Venezia; un progetto realizzato su incarico dell’Istituto Ramon Llull, che promuove la cultura catalana nel mondo, di cui sono commissari la giornalista Pati Nuñez e l’architetto Estel Ortega.

RCR Arquitectes, Rafael Aranda, Carme Pigem e Ramon Villalta. Photo ©Hisao Suzuki

RCR Arquitectes, Rafael Aranda, Carme Pigem e Ramon Villalta. Photo ©Hisao Suzuki

L’INTERVISTA

Come nasce l’idea del padiglione della Catalogna?
A Venezia abbiamo voluto creare uno spazio espositivo che suscitasse emozioni, che trasmettesse energia e valori. Il tema centrale è La Vila, il nostro ultimo progetto in Spagna, in una masía a pochi chilometri da Olot. È una tenuta immersa nel verde, in una zona piena di ruscelli e circondata da una natura esuberante, dove sorgono antichi edifici di carattere rurale: alcuni risalgono al XII secolo, ma la maggior parte hanno preservato le vestigia del XVIII secolo. Si tratta di un luogo autentico, dove anni fa trasformammo in piscina un deposito d’acqua agricolo.

Come è strutturato il padiglione ai Cantieri Navali di Calle Quintavalle?
Si tratta di un semplice spazio rettangolare, di 300 metri quadrati circa, suddiviso in due ambienti principali. Il primo, El Umbral (la soglia), è una sorta di anticamera dove una serie di proiezioni video su dischi di diversa misura, che galleggiano nello spazio, raccontano la storia dello Studio RCR, il suo Dna, e le opere finora realizzate. La domanda fondamentale è che cosa possiamo chiedere ancora oggi alla natura. Il secondo ambiente, El Sueño, è uno spazio liquido, onirico, creato dai movimenti di tantissimi circoli fatti di 6mila lenti di Fresnel (quelle usate nei fari per la navigazione marittima): appese su tende avvolgono il visitatore e lo proiettano nel mondo utopico de La Vila, dove il vincolo tra la terra e il cielo è molto stretto.

Che tipo di riscontro avete avuto dal pubblico della Biennale?
L’accoglienza dei visitatori nei giorni dell’apertura è stata molto positiva. Il parroco della basilica di San Pietro di Castello, una delle più chiese più importanti di Venezia, ha definito “celestiale” la nostra installazione. Un’ex giornalista che non conoscevamo ha dichiarato poi che si immagina il Paradiso proprio così, come lo spazio del Sogno, dove cercare energia nello spirito della terra per raggiungere la trascendenza.

RCR Arquitectes. Photo ©Hisao Suzuki

RCR Arquitectes. Photo ©Hisao Suzuki

Cos’è oggi La Vila e cosa diventerà in futuro?
Abbiamo acquistato la masía nel 2017, ma abbiamo voluto mantenere intatto lo spirito del luogo, con la medesima filosofia con cui gli antichi proprietari lo hanno preservato, ereditandolo di generazione in generazione. Can Capsec [il nome proprio della località, N.d.R.] è una tipica tenuta agricola composta da una casa padronale (con bellissimi arredi settecenteschi), un mulino, le stalle; rientra nel circuito del turismo rurale ed è possibile anche alloggiarvi. Per non interrompere la catena virtuosa, abbiamo pensato di lasciare tutto intatto e solo di creare qui un laboratorio di idee: La Vila diventerà un dispositivo creativo che sfrutta la fonte di ispirazione inesauribile presente nella natura, aperto a tutti e non solo agli architetti. Un luogo cioè di interessi trasversali, che possa attrarre studiosi di altre discipline, artisti, filosofi o ecologisti. Stiamo ristrutturando a poco a poco le stalle, che ospiteranno il laboratorio vero e proprio e gli spazi per incontri e workshop su temi concreti legati all’interazione fra architettura e ambiente. Oltre al turismo rurale, ci sarà spazio anche per residenze di studenti.

Quali sono i vostri prossimi progetti architettonici, in Spagna e nel mondo?
Stiamo partecipando alla riqualificazione architettonica dell’Île Seguin di Parigi, ex sede della Renault, progettando un edificio destinato a manifestazioni di carattere culturale e a spazi per il tempo libero. Sulla punta a nord dell’isola creeremo un elemento forte, identificativo, a forma di uccello, che indichi la direzione della Tour Eiffel, l’icona di Parigi. In Spagna, invece, stiamo lavorando alle Cantine di Peralada, una commissione della famiglia Suqué-Mateo. L’ampliamento degli edifici già esistenti, situati su una altura intorno a una sorta di piazza, è previsto creando una gran copertura che sfrutta il dislivello del terreno e che comunica attraverso un tunnel sotterraneo.

Biennale di Architettura di Venezia 2018. Cantieri Navali di Calle Quintavalle. Padiglione Catalogna. Photo © Giuseppe Dall'Arche

Biennale di Architettura di Venezia 2018. Cantieri Navali di Calle Quintavalle. Padiglione Catalogna. Photo © Giuseppe Dall’Arche

La Catalogna è una terra meravigliosa, fortemente caratterizzata dal punto di vista architettonico e paesaggistico. Oggi purtroppo è però anche oggetto di un dibattito politico acceso. Cosa ne pensate?
Per quanto riguarda la questione catalana, auspichiamo soltanto che, in futuro, ci sia un dialogo tra pari e non una posizione impositiva dall’alto.

Federica Lonati

www.rcrarquitectes.es/

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Federica Lonati

Federica Lonati

Federica Lonati (Milano, 1967), giornalista professionista italiana, dal 2005 vive a Madrid. Diploma al Liceo Classico di Varese e laurea in Lettere e Filosofia all’Università Cattolica di Milano, si è formata professionalmente alla Prealpina, quotidiano di Varese, scrivendo di cronaca,…

Scopri di più