Biennali di settembre. Passaggio del testimone da Istanbul a Salonicco

Dal 18 settembre, il capoluogo della della Macedonia Centrale vive d’arte. Adelina von Fürstenberg cura il percorso principale di una delle biennali più radicate e sensibili dell’Europa Orientale. Qui il passato diventa humus, ricco di contemporaneità. Anche qui, intervista short, mentre per la versione completa dovete aspettare ancora qualche giorno, fino a che non stampiamo Artribune Magazine numero 15.

Quali messaggi, quali visioni la quarta edizione della Biennale di Salonicco vuole tramettere?
Questa Biennale non deve dimenticare la propria attitudine ribelle, piuttosto che attendersi particolari risvolti rivoluzionari. Le strade che attraversano il Mediterraneo, infatti, sono appartenute a mercanti, pirati e conquistatori così come ad artisti, poeti e pensatori che hanno sempre cercato la conoscenza e vissuto di creatività. Gli artisti devono riflettere questo filo conduttore che, elevato tra spiritualità e intuizione, ha unito cuori e menti attraverso lo spazio e il tempo. Oggi l’arte coinvolge discipline come l’antropologia, la sociologia e la filosofia per mettere in atto strategie che sottolineano le differenze per ambire alla molteplicità, come veicolo di illuminazione sul contemporaneo e sul benessere sociale.

Sono presenti oltre 50 artisti da tutto il mondo – dal Brasile all’India, da Cuba all’Iran -, di cui 12 greci. Un segnale sulle radici forti della cultura contemporanea ellenica o sulla sua inspiegabile mancanza nella scena dell’arte contemporanea?
Sono presenti anche molti collettivi, come quello composto da Armin Linke, che ha partecipato a un progetto di ricerca sulle isole abbandonate nel Mediterraneo. Ma lo scopo reale di questa mostra è che le opere sfidino il passato così come il presente di Salonicco. Ecco il motivo per il quale ho ottenuto che i 12 greci selezionati fossero per la maggior parte macedoni. L’intento non è, comunque, creare una sorta di fronte formale nazionalista.

Marina Abramovic, Dangerous Games, 2008 - segment of the long feature film Stories on Human Rights, produced by ART for The World on the occasion of the 60th Anniversary of the Universal Declaration of Human Rights, 2008 - Courtesy Galerie Guy Bärtschi, Geneva

Marina Abramovic, Dangerous Games, 2008 – segment of the long feature film Stories on Human Rights, produced by ART for The World on the occasion of the 60th Anniversary of the Universal Declaration of Human Rights, 2008 – Courtesy Galerie Guy Bärtschi, Geneva

Quali caratteristiche ha Everywhere but now?
La mostra è concepita come uno spazio di scambio e confronto, proprio come il Mediterraneo. Attraverso le loro opere, gli artisti invitati creano una sorta di dialogo tra pregiudizi e barriere culturali.

Ci sono anche due “star” in mostra…
Marina Abramovic, con il suo video sui bambini soldato realizzato per i sessant’anni dei Diritti Umani, e John Armleder, con la sua installazione composta da tavole da surf – simbolo di una ridente superficialità, ricca però di uno spirito gioioso e positivo appartenente al mondo anglosassone -, sono i due artisti di rilievo più internazionale e le due figure meno committed in merito a temi e dibattiti dell’Europa Medio-Orientale.

Un augurio per accompagnare questo nuovo simposio della contemporaneità nel Mediterraneo.
Mi auguro che, per l’arte contemporanea, il Mediterraneo diventi lo strumento più forte di comprensione reciproca, per promuovere un progresso tanto collettivo quanto individuale. Gli addetti ai lavori devono cominciare a leggere l’arte oltre i principi della compravendita e della decorazione.

Ginevra Bria

Salonicco // fino al 31 gennaio 2014
Biennale di Salonicco 2013 Everywhere but now
a cura di Adelina von Fürstenberg
+30 (0)2310 589141
[email protected]
www.greekstatemuseum.com

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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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