Un angolo di paradiso (non solo fiscale)

Una decisione controcorrente della curatrice Marie-Claude Beaud ha dato vita al progetto del Nuovo Museo Nazionale di Monaco. Nel Principato più famoso del mondo, l’arte contemporanea trova spazio in due ville neoclassiche, con mostre di qualità e respiro internazionale. Tra performance, etnografia e attenzione al sociale. Un modello a cui guardare, e non solo per la quantità dei fondi stanziati.

“Piccolo è bello”. È il motto di Marie-Claude Beaud che, nominata direttrice del Museo Nazionale di Monaco nel 2009, ha accolto di buon grado la decisione della famiglia Grimaldi di abbandonare, nel 2008, il progetto di un’istituzione pachidermica localizzata su un’isola galleggiante di 100mila mq ideata dall’archistar Daniel Libeskind. In cambio ha ottenuto due ville neoclassiche dei primi del Novecento, Villa Sauber e Villa Paloma, da lei riconvertite a museo.
Una reazione si direbbe inaspettata, visto il suo percorso costellato da collaborazioni con architetti d’avanguardia come il francese Jean Nouvel, con cui inaugurò nel 1984 la Fondazione Cartier di Parigi, e il cinese Ieoh Ming Pei, al quale diede l’incarico di fornire una sede al Mudam – Musée d’Art Moderne Grand-Duc Jean di Lussemburgo. E proprio mentre quell’edificio apriva le porte nel 2008, Marie-Claude Beaud preparava le valigie per Monaco dove, apprezzata per il suo intervento di riforma del Premio Prince Pierre nel 2005, andava a sostituire Jean-Michel Bouhours. L’allora direttore del museo, ex curatore del Centre Pompidou, era incappato nell’autoreferenzialità di quell’arte bling bling che, dopo aver farcito i salotti monegaschi, si preparava a colonizzare anche le sale del museo.

Villa Sauber Un angolo di paradiso (non solo fiscale)

Villa Sauber

La controproposta della Beaud è stata quella di un’istituzione che si appropriasse dei molti linguaggi dell’arte contemporanea per amplificare la storia di una città-stato che ha canalizzato su entertainment e architettura una consistente parte delle sue risorse. Così Villa Sauber, situata di fronte al Grimaldi Forum e sede – storicamente – di un’immensa collezione di bambole, è stata indirizzata al tema dello spettacolo e delle arti performative con una dotazione di 6mila costumi di scena e oltre 3mila accessori riletti e interpretati con lo sguardo – mai banale – degli artisti. Yinka Shonibare ha aperto le danze nel 2010.
Villa Paloma, adiacente al Museo Archeologico e all’unico appezzamento sfuggito alla voracità immobiliare, ha accolto un orto preposto a progetti didattici e un giardino inaspettatamente selvaggio, uno statement estetico rispetto alle simmetrie forzate e décor delle terre monegasche. Al suo interno si susseguono riflessioni sul tema del paesaggio, autentico e artificiale, naturale e urbano: l’anno scorso Thomas Demand ha avuto carta bianca e nella sua mostra spiccavano opere di Luigi Ghirri e René Magritte, poi è stato il turno di Mark Dion.

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Mark Dion al Museo oceanografico di Monaco

Programmi per il prossimo anno? La riflessione sul tema della convivenza tra uomo e natura continuerà nel 2012 con due progetti espositivi: il primo, Le Silence, programmato per gennaio, aprirà una finestra sulla città di Detroit per scoprire un quartiere post-industriale colonizzato dagli artisti e ricalibrato su un’economia agricola a km zero. L’altro, previsto per luglio, promette una mappatura del paesaggio urbanistico monegasco: dalle derive utopiche di architetti come Le Corbusier, Yona Friedman e il gruppo Archigram, all’affastellamento di gru e grattacieli di epoca contemporanea.
Capitolo denari. A finanziare la ricerca del museo ci pensa la famiglia Grimaldi con un budget di 5 milioni di euro l’anno, coadiuvata da una neonata Associazione degli Amici del Museo, che in due anni è passata da 80 a 300 affiliati con contributi da duecento a un milione di euro. Sono loro che, ispirati dalle storiche spedizioni scientifiche di Alberto I, hanno pagato il viaggio a Detroit dei curatori Cristiano Raimondi (italiano, resident al museo e vice-direttore di fatto), Chris Sharp e Simone Menegoi. Sempre loro hanno sostenuto il progetto Turkmenistan (2010) del giovane artista Adrien Missika in cambio della prima edizione del video prodotto.

Vitrail de la Villa Paloma credit photo NMNM par Adrien Missika 2010 Un angolo di paradiso (non solo fiscale)

Adrien Missika a Villa Paloma

Un impegno che rientra nel piano di acquisizioni del museo che, già dotato di una collezione di opere storiche – perlopiù dipinti e sculture -, punta adesso al video, anche per far fronte all’oggettivo problema di spazio del microcosmo monegasco, appena 2 km quadrati per 35mila abitanti. Tra le ultime acquisizioni, l’opera Letter on the Blind for the Use of Those Who See (2007) dell’artista venezuelano Javier Téllez, noto al pubblico italiano per la partecipazione a Manifesta 7. L’opera sviluppa il tema del rapporto con l’arte delle persone diversamente abili, caro a Marie-Claude Beaud, secondo la quale le iniziative pedagogiche del museo con le minoranze – bambini, anziani, portatori di handicap – devono essere tra le priorità di un piccolo paese, dove il contatto tra cittadini e istituzioni può essere una realtà tangibile.
Sponsor? Non se ne parla. Da queste parti sono considerati “non necessari”, un lusso che pochi altri musei possono concedersi di questi tempi. Molte, invece, le collaborazioni, a partire da quella con il vicino museo Villa Arson a Nizza e con le Pavillon Bosio, École Supérieure d’Arts Plastiques de Monaco, una villa arroccata sul promontorio a pochi metri da Palazzo Grimaldi che ospita oltre sessanta studenti, dotati di budget per le loro mostre di fine anno, ma soprattutto di visiting professor internazionali come Carsten Höller e Joana Vasconcelos.

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Pavillon Bosio

Inutile soffermarsi sul legame esistente tra i finanziamenti alla cultura e lo status di paradiso fiscale del Principato di Monaco. Più importante sottolineare che, i finanziamenti, c’è modo e modo di usarli. Nel senso che puoi avere anche risorse in quantità, ma comunque proporre cose banali o addirittura scadenti se non sai allocare bene i tuoi denari. E in un momento storico come l’attuale, il giovane Museo Nazionale di Monaco si configura in questo senso come un “paradiso”.

Sara Dolfi Agostini

NMNM – Nouveau Musée National de Monaco
Villa Sauber
17, avenue Princesse Grace
+377 98989126
Villa Paloma
56, boulevard du Jardin Exotique
+377 98984860
[email protected]
www.nmnm.mc

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #2

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