Una storia d’arte e collezionismo. Da Philadelphia a Milano

Palazzo Reale, Milano ‒ fino al 2 settembre 2018. Cinquanta opere del Philadelphia Museum of Art in trasferta. Per ripercorrere la storia di un museo e della sua collezione. Attraversando in parallelo le evoluzioni dell'arte europea dall'Impressionismo al Surrealismo.

Una storia di collezionismo e mecenatismo, e assieme un percorso nelle Avanguardie dalla fine dell’Ottocento alla metà del Novecento. È la doppia lettura offerta dalla mostra Impressionismo e Avanguardie, che porta al Palazzo Reale di Milano cinquanta opere della collezione del Philadelphia Museum of Art (raccolta che conta 240mila pezzi in totale). Le nove sezioni, suddivise per temi e ordinate cronologicamente, testimoniano in effetti delle successive tappe della formazione della raccolta del museo, nato nel 1876 in seguito alla prima Esposizione Universale.

DA PARIGI ALL’AMERICA

Il primo personaggio chiave che si incontra è Mary Cassatt (presente in mostra con un suggestivo Donna con collana di perle in un palchetto del 1879), che fece da tramite fra l’Impressionismo e gli Stati Uniti. Il fratello Alexander, da lei introdotto all’ambiente parigino, acquistò lavori di Manet, Monet, Degas e Pissarro. Nel 1921, dieci di queste opere vennero vendute al museo dagli eredi.
E poi ecco Samuel Stockton White III, a cui si deve un’altra parte consistente della collezione di dipinti impressionisti del museo; Albert Eugene Gallatin, creatore della prima collezione pubblica di arte moderna degli Usa, che nel 1943 la donò al Philadelphia; Louise e Walter Arensberg, che per la loro raccolta poi ceduta al museo si avvalsero dell’amicizia e della consulenza di Duchamp; e Louis Stern, che nel 1963 lasciò trecento opere al museo, da Renoir a Soutine.

Vasily Kandinsky, Cerchi in un cerchio, 1923. Philadelphia Museum of Art, Collezione Louise e Walter Arensberg, 1950

Vasily Kandinsky, Cerchi in un cerchio, 1923. Philadelphia Museum of Art, Collezione Louise e Walter Arensberg, 1950

RIVOLUZIONI

Il percorso offre dunque due modalità di lettura. All’evoluzione della raccolta del museo si sovrappone l’evoluzione dell’arte europea dall’Impressionismo al Surrealismo, con nove sezioni ricche di opere significative e non scontate. Alla già citata opera di Mary Cassatt si affianca un Ritratto di bambina (1894) di Berthe Morisot; Monet è rappresentato da una selezione di quattro dipinti che parte da una veduta di Amsterdam del 1874 e culmina con un Ponte giapponese del 1895. Cézanne è colto nel momento in cui inizia il processo di scomposizione del dato concreto in geometrie assolute, mentre di van Gogh rimane negli occhi soprattutto l’allucinato Ritratto di Madame Augustine Roulin e la piccola Marcelle (1888). E poi ecco la rivoluzione cubista con quattro belle opere di Picasso oltre a una ciascuno di Gris e Gleizes; il Surrealismo con l’austero Simbolo agnostico di Dalí (1932), I paralleli (1929) di Tanguy e il bellissimo Nudo di Miró del 1926; l’inusitato Bacio di Brancusi del 1916. E ancora, tra gli altri, vanno citati almeno Degas, Kandinsky, Matisse.

Stefano Castelli

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Stefano Castelli

Stefano Castelli

Stefano Castelli (nato a Milano nel 1979, dove vive e lavora) è critico d'arte, curatore indipendente e giornalista. Laureato in Scienze politiche con una tesi su Andy Warhol, adotta nei confronti dell'arte un approccio antiformalista che coniuga estetica ed etica.…

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