Arte contro la violenza. A Treviso una mostra-denuncia In nome dell’Uomo

A Villa Guidini, nel comune di Zero Branco in provincia di Treviso, 16 artisti partono dalla violenza sulle donne per una riflessione più ampia, che coinvolga l’intera umanità, a prescindere dal genere sessuale.

Si avvicina la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita nella data del 25 novembre dalle Nazioni Unite per sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale sulle problematiche inerenti il femminicidio e la violenza di genere. E a Treviso – per la prima volta –  l’arte contemporanea fa il suo ingresso nella lotta contro questo odioso crimine, che si rivela in varie forme, dalla prevaricazione fisica, all’umiliazione psicologica, fino a sfociare nell’omicidio vero e proprio, con una mostra dal titolo evocativo – In nome dell’Uomo – che si terrà dal 12 novembre al 2 dicembre 2017 a Villa Guidini, nel comune di Zero Branco.

UNA RIFLESSIONE ETICA E POLITICA

L’idea di chiamare in causa l’Uomo coinvolge e converge sul tema della violenza l’intera umanità, a prescindere dalla sua caratterizzazione sessuale”, spiega la curatrice Barbara Codogno che per realizzare questo progetto in collaborazione con Cittadellarte ha coinvolto sedici artisti – tra quelli con cui da tempo collabora sul tema della violenza – a fare una riflessione innanzitutto etica e politica. “‘In nome dell’Uomo’ pensa a un Uomo che incoraggi la bellezza, il talento, la giustizia,  e che combatta insieme alle donne per un mondo senza violenza”.

GLI ARTISTI IN MOSTRA

Tra installazioni, opere di fotografia, pittura, scultura e videoarte, gli artisti Emanuela Callegarin, Adolfina De Stefani, Ketra, Antonello Mantovani, Stefano Reolon, Carla Rigato, Alberto Saka, Gabriella Santuari, Bärbel Schmidtmann, Elisabetta Sgobbi, Felice Tagliaferri, Andrea Tagliapietra, Giovanni Oscar Urso, Marco Vecchiato, Mariarosa Vio e Grazia Zattarin hanno affrontato il tema, con l’attenzione rivolta alla ricaduta sociale. “’In nome dell’Uomo’ fa un passo in più”, conclude Codogno. “Non solo rifuggo, condanno e non pratico la violenza, ma in nome dell’Uomo sono chiamato sulla Terra per fare il bene, per fare il meglio che può fare un Uomo. Se cambiasse l’atteggiamento violento che in molti assumono – quella violenza subdola e diffusa, una consuetudine che ormai ci ha anestetizzato -, allora saremo di fronte ad un cambiamento culturale epocale, che includerebbe necessariamente anche la fine della violenza sul corpo della donna”.

– Claudia Giraud 

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Claudia Giraud

Claudia Giraud

Nata a Torino, è laureata in storia dell’arte contemporanea presso il Dams di Torino, con una tesi sulla contaminazione culturale nella produzione pittorica degli anni '50 di Piero Ruggeri. Giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2006, svolge attività giornalistica per testate…

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