Demanio Marittimo 2016. Creatività notturna a Senigallia

Il 22 luglio, a Marzocca di Senigallia, prende avvio la sesta edizione di Demanio Marittimo Km-278. La maratona creativa da spiaggia più nota d’Italia propone quest’anno un nuovo palinsesto. Non solo allestimenti di design, street food, speed talk e merchandising, ma anche interventi site specific di Andrea Bruciati, un nuovo progetto di Alfredo Jaar, la presenza di Adina Mocanu & Alexandra Sand, le proiezioni di Nadia Hironaka e Matthew Suib. Per una lunga notte all’insegna della creatività.

“L’aspetto più interessante di Demanio n.6”, sottolinea uno dei fondatori Pippo Ciorra, “è la sua collocazione temporale, che lo vede seguire di poche settimane una Biennale Architettura che chiedeva a tutti un “rapporto dal fronte” (o meglio dai molti fronti) dell’architettura in risposta a un mondo più che mai attraversato da fronti e conflitti, spesso sanguinosi, raramente legati a tradizionali questioni territoriali, ma più spesso provocati da ragioni legate a volontà di egemonia religiosa, politica, economica, finanziaria eccetera. Mentre il mondo dell’architettura si ritrova continuamente a discutere di Utopia”.
“L’unicità di Demanio”, conferma l’altra fondatrice Cristiana Colli, “è nella sua bulimia progettuale e conoscitiva, che ha sempre rifuggito la tentazione compilativa per una costruzione accurata, fatta di associazioni ipertestuali, le sole che possano tentare di restituire la complessità delle questioni legate al progetto, al paesaggio, ai linguaggi contemporanei.  Questo atteggiamento è uno sguardo sul mondo, mobile e dinamico ma puntuale, una doppia prospettiva di metodo e di merito”.
Ma quali novità riserva quest’anno la maratona dedicata all’incontro fra le varie discipline creative, dall’architettura al design? La parola ai due fondatori.

Mario Cucinella Architects, Nido d'infanzia, Guastalla 2014-15 - photo Moreno Maggi

Mario Cucinella Architects, Nido d’infanzia, Guastalla 2014-15 – photo Moreno Maggi

Come sono cambiati nel tempo la missione e il pubblico di Demanio Marittimo? Qual è il profilo dei fortunati nottambuli che resistono fino alle 6 del mattino?
Pippo Ciorra: La buona notizia è che la crescita del pubblico di Demanio è tutto sommato una crescita “armonica”. Certo, all’inizio la componente degli architecture-lovers (il pubblico di riferimento della rivista MAPPE) era più evidente rispetto agli altri “addetti”. Ma penso che oggi si possa dire che il pubblico degli architetti, degli appassionati di arte, di fotografia è cresciuto un po’ in tutte le direzioni, forse guadagnando una fetta interessante tra quelli che non abitano nella regione e vengono apposta per l’evento. Mi pare un buon segno.
 Cristiana Colli: Gli architravi concettuali di Demanio sono stati netti fin dall’inizio: l’idea dello spazio e del tempo chiuso – il tratto di spiaggia inattuale e demaniale, e l’orario, 6pm/6am; la vocazione adriatica e transfrontaliera delle due sponde; la questione generazionale come opportunità per giovani autori un attimo prima di entrare nella professione; l’internazionalità dello sguardo e della prospettiva che guarda a tematiche e processi. Con un’infrastruttura di relazioni che sostiene il progetto – una rete di reti che coinvolge istituzioni culturali, territoriali di diverso grado, autonomie funzionali, imprese, realtà professionali e associative – aggregata dall’Associazione Demanio Marittimo.Km-278 che non è strumento ma essa stessa progetto in trasformazione.
In parallelo, e con un’autonoma progettualità, si è sviluppata una mappa in realtà aumentata che non solo accoglie, socializza e mette in valore tutto il patrimonio delle nostre reti ma sviluppa parti autonome, come la selezione fatta per la prima volta quest’anno con Rai Radio 3 di 12 puntate di Wikiradio coerenti con i temi e l’edizione 2016. Questo intenso investimento ha portato a costruire profili di utenza dedicati, che si sono inseriti sullo storico delle attività culturali legate alla rivista Progetti e Mappe negli ultimi vent’anni. Demanio parla alla nostra community – online e offline – che ci riconosce e ci segue. Non c’è un solo pubblico ma tanti pubblici – studenti, professionisti, imprese, istituzioni, operatori della comunicazione, della cultura. Ammetto che, rispetto alle migliaia di presenze nelle ore centrali dell’evento, i nottambuli che fanno mattina con caffelatte e da quest’anno maritozzo con la panna – come la più classica delle colazioni del centro Italia, anche questa un po’ inattuale – si riducono a un centinaio di fedelissimi. Ma l’importante è che si mantengano il ritmo e la coerenza delle 12 ore, e devo dire che chi ha provato quell’alba a Marzocca vive l’esperienza di un luogo intimo, familiare e alieno insieme.

Peetra Noordkamp, Cretto #01

Peetra Noordkamp, Cretto #01

Quanto è importante il design per Demanio Marittimo?
P.C.: Se parliamo di design in senso lato – per dirla in termini desueti, “la cultura del progetto” – direi che è ancora un protagonista assoluto. Oggi spesso si rischia di rassegnarsi a una strana idea secondo la quale se ci impegniamo, se abbiamo interessi teorici, se ci interessa il rapporto con l’arte, allora la nostra passione per l’erotismo intrinseco del progetto deve necessariamente passare in secondo piano. Noi a questo non crediamo. Crediamo che architetti, artisti e designer partecipino con i loro mezzi ai conflitti contemporanei. Tutto sommato una posizione simile a quella di Aravena, che ci ha chiesto di guardare a quello che succede al fronte, ma non ha affatto escluso chi al fronte ci vuole andare con la qualità e la forza innovativa del proprio progetto.
C.C.: Siamo nella seconda regione più manifatturiera d’Europa. Qui il design, la produzione, il progetto sono un dato intrinseco, antropologico, un progetto d’impresa che è anche progetto di vita. Tra i soci fondatori della nostra associazione ci sono protagonisti di quel saper fare che è anche saper essere. Non solo. La rivista ha sempre prestato la massima attenzione al design a partire dall’idea che l’impresa è la prima agenzia cognitiva con cui i tanti mondi della cultura e dello stile si confrontano, e che questa branca delle industrie culturali è identitaria rispetto ai territori, allo sviluppo sostenibile, alla qualità per le persone e le comunità. Da questa consapevolezza nascono le alleanze, gli agreement, o semplicemente le buone confidenze con designer, imprese, scuole, associazioni di categoria e di rappresentanza come ADI, con cui da sempre dialoghiamo. Che l’allestimento diventasse un concorso era doveroso e inevitabile: ambire alla costruzione di uno spazio pubblico capace di passare dall’anonimato di una particella demaniale a un luogo che esiste nell’immaginario come DM.KM-278, significa introdurre nella chimica degli elementi un enzima che si chiama progetto.

Da Superstudio a Daniel Libeskind a Mario Cucinella, come verrà trasmesso il verbo dell’architettura nell’arco delle 12 ore di maratona?
P.C.: Per fortuna non esiste un “verbo” assoluto dell’architettura, che in questo non è diversa dall’arte. Ognuno ha la sua proposta e la racconta, vale per Libeskind e Cucinella, così come per i curatori dei padiglioni veneziani e per i giovani e giovanissimi di YAP. Quello che ci interessa è il puzzle che si compone dei mille diversi punti di vista, soprattutto in una situazione in cui i confini tra architettura, arte, performance sono ancora più labili del solito. Demanio non sposa la posizione di nessuno, offre a (quasi) tutti una piattaforma per discutere e comunicare la propria visione.
C.C.: Dal mio punto di vista esiste il progetto di qualità, interpretato con i linguaggi e le sintassi che ogni autore sceglie di sviluppare. Non c’è un verbo unico ma i verbi del pensiero progettuale, sotto tutte le latitudini, ci sono le estetiche e le etiche per i luoghi, c’è lo spirito del tempo e ci sono le preveggenze. L’abitudine a comprendere questi salti di scala e di contesto consente, in una qualsiasi strada del mondo, di intuire storie, contraddizioni, prospettive contenuti nei muri, nelle strade, nei pieni e nei vuoti dei luoghi.

Alfredo Jaar, The Gift, 2016

Alfredo Jaar, The Gift, 2016

Uno degli ancoraggi alle urgenze contemporanee verrà fornito da Alfredo Jaar che presenterà, in diretta da Santiago del Cile, il progetto The Gift, 2016, realizzato in collaborazione con MOAS, the Migrant Offshore Aid Station. Questo intervento come entrerà in dialogo con Bruciati, Adina Mocanu & Alexandra Sand, ma anche con le proiezioni di Nadia Hironaka e Matthew Suib?
C.C.: Ho incontrato Alfredo Jaar con Lia Rumma a Basilea dopo avere visitato la sua mostra a Napoli. Il processo che lui ha innescato rende manifeste antropologie e fenomenologie, e interroga sulla portata epocale delle migrazioni rispetto alle quali il lavoro degli artisti ha il valore della testimonianza ma anche l’energia della progettualità. Come la memoria con le sue elaborazioni, anche il tema delle migrazioni è una piattaforma progettuale per l’arte, l’architettura, la scrittura, che riesce a costruire ponti laddove ci sono barriere, dialoghi ed eterotopie laddove ci sono separatezze, linguaggi comuni che scavalcano le discipline. Parlando una lingua poetica e gentile laddove c’è vuota retorica. La scatola che Alfredo Jaar ha costruito per MOAS, e che distribuiremo sulla spiaggia di Marzocca, ci riporta all’origine del nostro progetto, a quel mare di significati e di intenzioni, alla spiaggia come tema progettuale, spazio pubblico complesso fatto di desideri dei Primi e di bisogni degli Ultimi. Un luogo inattuale e contemporaneo di stratificazioni su un frammento di arenile solo apparentemente anonimo ma in realtà denso di memorie e matrici.

In quali ambiti e secondo quali linguaggi verrà reso omaggio ad Andrea Pazienza?
P.C.: Sarà un talk tradizionale, nel quale le voci di studiosi, e compagni di strada ci racconteranno la forza e la visionarietà terribilmente lucida del lavoro di Pazienza. Credo sarà l’occasione per discutere come il disegno in generale e il fumetto in particolare siano i linguaggi più attraversati dallo spirito del tempo contemporaneo – dalle avanguardie francesi e italiane di quarant’anni fa ai manga del XXI secolo.
C.C.: L’omaggio a Pazienza come maestro del territorio non era rimandabile. Pazienza è un autore immenso, che Luca Raffaelli ha studiato con cura e intelligenza. Con lui abbiamo deciso di leggerne l’adriaticità – da San Severo a Pescara fino a San Benedetto. In quel viaggio lungo la città adriatica ci sono il romanzo di formazione, il rapporto con la scuola, il pensiero poetico dei luoghi e delle loro storie, come raccontano le meravigliose tavole di San Benedetto. La presenza di Albano Paolinelli, un suo insegnante di Pescara, aiuterà a capire quale fu il dialogo/confronto tra l’istituzione formativa e un talento cristallino. Questo omaggio riconnette anche la rivista Mappe alle tante graphic novel di questi anni, segno di un’attenzione riservata al fumetto e alla narrazione per immagini.

Demanio Marittimo.Km-278, 2014

Demanio Marittimo.Km-278, 2014

Come verranno formulati gli speed talk?
C.C.: Gli speed talk sono parte costitutiva del format sin dalla prima edizione. Dopo vari esperimenti siamo giunti a una definizione soddisfacente per chi racconta il proprio progetto, e interessante per chi ascolta. Da quest’anno gli autori saranno tre per l’architettura e tre per il design, con un’esposizione reale degli oggetti, un 1:1. Per Demanio questa è una connessione essenziale che incrocia e mette in relazione le progettualità adriatiche con gli ospiti che arrivano da ogni dove. Uno scambio, un confronto utile.

Potreste esprimere un pensiero, un augurio che accompagni, quest’anno, i visitatori al km 278?
P.C.: Progettare, progettare, progettare il futuro, e non perdere del tutto di vista le utopie realizzabili in favore di quelle eroiche e irrealizzabili.
C.C.: Mi ha colpito molto la foto di Bruce Chatwin dell’archeologa Maria Reiche che studiava le linee di Nazca nel deserto, e che Alejandro Aravena ha scelto per la sua Biennale. Trovo che sia di rara intelligenza la coerenza tra il pensiero curatoriale e l’immagine che lo rappresenta: quando questo accade si avverte una sorta di segreta perfezione. È un’immagine che si comprende man mano che si percorre la mostra, come se le cose dell’arte avessero bisogno di un tempo infinito, e di occasioni, per rendersi manifeste. Quell’essere in bilico gioioso e poetico, alti il giusto sulle cose ma non distaccati, eretti e curiosi ma attenti a stare in equilibrio. In un certo senso vorrei che Demanio fosse percepito così, come salire su una scala per provare a decifrare i segni che stanno vicino a noi.

Ginevra Bria

Marzocca di Senigallia // 22 luglio 2016
Demanio Marittimo.Km-278
http://www.mappelab.it/wp-content/uploads/2016/07/programma-2016.pdf

MORE INFO:
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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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