Sulla conoscenza. Goshka Macuga a Milano

Fondazione Prada, Milano – fino al 19 giugno 2016. L’artista polacca, Turner Prize nel 2008, allestisce tre mostre formalmente differenti. Un trittico sulla trasmissione della conoscenza, tra umano e post-umano. Attraverso un omaggio alla contemporaneità dell’arte italiana.

L’UOMO E LA MACCHINA
“Con ‘To the Son of Man Who Ate the Scroll’ ho voluto creare connessioni, per provare a comprendere come e chi preserverà la leadership intellettuale quando la funzione umana verrà demandata totalmente alle macchine, ad automi. Chi saranno i saggi, detentori della conoscenza, che in un futuro non molto lontano, attraverso nuove generazioni di pensatori, riusciranno a fermare le guerre e a comunicare alle masse?”, si domanda affabile e determinata Goshka Macuga (Varsavia, 1967; vive a Londra).
La ricerca sulla storia della trasmissione della conoscenza e sulle metodologie di sistematizzazione dell’evoluzione tecnologica, attraverso l’arte – entrambi fattori che hanno caratterizzato il percorso interiore ed espositivo dell’artista polacca – con la sua prima mostra personale in un’istituzione italiana subiscono una virata poetica. Una piccola rivoluzione in termini.

LA FINE E LA RINASCITA
L’artista, ricercatrice e curatrice di un progetto sulla fine che non ha fine, fonda To the Son of Man Who Ate the Scroll sulla costituzione di un percorso articolato lungo diversi assi; piani che accompagnano l’evoluzione dell’informazione umana, penetrando, dunque, anche all’interno dei suoi scenari più intransigenti, catastrofici.
“Quel che veramente bisogna interrogare per comprendere in quale direzione l’uomo preserverà lo spirito della conoscenza, attraverso soggetti del pensiero come Einstein, è lo scambio intellettuale che avverrà alla fine della storia umana”, prosegue l’artista. Per me, parte di questo percorso, formulato da dubbi e ipotesi, caratterizza anche l’arte italiana, non solo attraverso una sorta di emersione dell’Arte Povera, ma anche attraverso artisti contemporanei. Ai quali, in un certo senso, rendo qui omaggio”.

Goshka Macuga – To the Son of Man Who Ate the Scroll – installation view @ Fondazione Prada, Milano 2016

Goshka Macuga – To the Son of Man Who Ate the Scroll – installation view @ Fondazione Prada, Milano 2016

ARTE VS ROBOT?
Eppure nel Podium – agorà vetrata, antistante l’ingresso – la potenza del vuoto, disseminato di enormi volumi ancestrali in base all’idea del cosmo di artisti come Robert Breer, Ettore Colla, Lucio Fontana, Alberto Giacometti, Thomas Heatherwick ed Eliseo Mattiacci, provenienti dalla Collezione Prada e da importanti musei italiani e internazionali – riverbera la memoria artificiale di un robot. Un automa vestito da sopravvissuto, che gesticola come un umano, ma che della nostra razza trasmette solo una ricerca spasmodica di aderenza all’atemporalità.

LA CONOSCENZA RIASSUNTA DA UN AUTOMA
Il fulcro di To the Son of Man Who Ate the Scroll, al di là delle teste, allestite come legami covalenti nei tre spazi della Cisterna, resta però il piano superiore al Podium. In una sorta di raccoglimento ideale, l’orizzontalità amanuense della conoscenza descrive Before the Beginning and After the End, progetto di Macuga e Patrick Tresset. Qui, cinque tavoli, lunghi 9,5 metri e rivestiti di rotoli di carta, sono stati istoriati dalla rappresentazione, dall’iconografia del sapere umano processato da piccoli robot-scrivani da tavolo; macchine che tracciano il solco e tramandano il segno della conoscenza, attraverso disegni e diagrammi dal tratto più disparato. Intervallati da esposizioni di oggetti rari, libri e documenti di Darboven, Fontana, Levine, Manzoni e Roth.

Ginevra Bria

Milano // fino al 19 giugno 2016
Goshka Macuga – To the Son of Man Who Ate the Scroll
FONDAZIONE PRADA
Largo Isarco 2
02 56662611
[email protected]
www.fondazioneprada.org

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/51353/goshka-macuga-to-the-son-of-man-who-ate-the-scroll/

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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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