La morte di Pasolini secondo Nicola Verlato. Da Los Angeles a Roma, seconda tappa del progetto Hostia. Le prime foto del murale di Ostia

In principio fu un muro a Torpignattara, un omaggio a Pier Paolo Pasolini tributato non da uno street artist ma da un pittore avvezzo agli spazi chiusi, tradizionali: l’atelier, il museo la galleria. Nicola Verlato, tornato dalla sua Los Angeles per questa avventura romana, ha accolto la sfida on the road. Dipingendo il suo primo […]

In principio fu un muro a Torpignattara, un omaggio a Pier Paolo Pasolini tributato non da uno street artist ma da un pittore avvezzo agli spazi chiusi, tradizionali: l’atelier, il museo la galleria. Nicola Verlato, tornato dalla sua Los Angeles per questa avventura romana, ha accolto la sfida on the road. Dipingendo il suo primo grande murale con quella tecnica strepitosa, da virtuoso della figurazione, che lo ha reso celebre a livello internazionale.
L’opera, dunque, in un tableau vivant diacronico e monumentale, metteva in scena momenti dell’infanzia di Pasolini, della sua morte tragica, del suo famoso dialogo con Ezra Pound, fino alla rappresentazione di una solenne discesa agli inferi.
Oggi il progetto “Hostia” approda a una seconda tappa. Stavolta siamo a Ostia, vicino a quell’idroscalo in cui il poeta trovò la morte. Qui Verlato – ancora con la produzione di MURo e la curatela di David ‘Diavù’ Vecchiato, stavolta affiancato da a.DNAproject di Mirko Pierri – ha dipinto a fianco alla Scuola “R. Guttuso”, mettendo in scena una delle possibili versioni dell’assassinio di Pasolini, col medesimo bianco e nero del primo wall painting: metallico, tragico, argenteo, dalla densità scultorea.

Nicola Verlato, Hostia, modellino mausoleo

Nicola Verlato, Hostia, modellino mausoleo

DAL MURALE AL MAUSOLEO. PARLANO ARTISTA E CURATORE
Un tassello, in realtà, di un progetto più ampio e articolato: “Qui si vede il poeta gettato a terra insieme a Pelosi da un gruppo di malviventi armati di bastoni, illuminati dai fari dell’automobile di Pasolini”, racconta l’artista. “La composizione è inscritta in una lunetta perché in realtà è parte di un ciclo di dipinti concepiti per l’interno di un edificio, da inserire al disotto della cupola che lo sormonta. L’edificio-Mausoleo è infatti il vero obbiettivo di “Hostia”. Sono un paio di anni che sto lavorando a questo progetto, nato dal dipinto omonimo che ho eseguito come murale a Torpignattara, il cui originale su tela si trova in una collezione privata a Hong Kong”.

Nicola Verlato, Hostia, 2015 - Ostia - Presentazione agli studenti: da sx Nicola Verlato, David Vecchiato e Mirko Pierri

Nicola Verlato, Hostia, 2015 – Ostia – Presentazione agli studenti: da sx Nicola Verlato, David Vecchiato e Mirko Pierri

In parallelo, grazie all’impianto curatoriale e alla forte spinta data da David Vecchiato, al piano pittorico se ne lega anche uno didattico. Continuando a credere alla possibilità di un’azione sul territorio che non sia unicamente estetica, ma anche sociale e culturale. Street Art sì, non sulla scia di una tendenza ma per un’idea di spazio pubblico da reinventare. Superando ad esempio il cliché del luogo di morte affibbiato a Ostia, tomba di Pasolini, “si sta cercando di raccontare ai ragazzi che vivono e studiano qua come delle opere-simbolo (un murale, un mausoleo) possono rendere Ostia un luogo di ‘celebrazione’ rituale, per non dimenticare tutto ciò che c’è di buono nella poetica di Pasolini”, ci ha spiegato Vecchiato. E intanto, muro dopo muro, traccia dopo traccia, l’utopia architettonica del mausoleo prende forma e trova nuova vita. Nel rapporto con i luoghi e con gli sguardi delle persone.

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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