Autoritratti di un esilio volontario. Dalla Striscia di Gaza all’Italia, le fotografie dell’artista palestinese Nidaa Badwan che ha vissuto isolata nella sua stanza

Una finestra, una lampadina che pende dal soffitto, un materasso accasciato sul pavimento; una vecchia macchina da cucire, un paio di cavalletti, una scala gialla trasformata all’occorrenza in uno scaffale. Una delle pareti è rivestita da un patchwork di cartoni di uova colorati. Un’altra è pitturata alla buona di un intenso color smeraldo. Sono neanche […]

Una finestra, una lampadina che pende dal soffitto, un materasso accasciato sul pavimento; una vecchia macchina da cucire, un paio di cavalletti, una scala gialla trasformata all’occorrenza in uno scaffale. Una delle pareti è rivestita da un patchwork di cartoni di uova colorati. Un’altra è pitturata alla buona di un intenso color smeraldo. Sono neanche dieci metri quadrati, la luce è scarsa, il disordine tanto. Ma è sempre meglio del caos che Nidaa Badwan ha lasciato fuori, oltre la porta della sua stanza, nelle strade di Deir Al-Balah, nel centro della Striscia di Gaza.
Era il 19 novembre del 2013, quando la giovane artista palestinese – oggi ventisettenne – ha deciso di imporsi l’esilio nella sua stanza. Esausta dello stato di guerra perenne della sua terra; nauseata dall’ottusità del regime di Hamas; sfinita dalla morte, dalla distruzione, dal terrore attorno a lei. Nidaa Badwan ha vissuto da eremita per settimane, che poi sono diventati mesi. “Sono pronta a morire in questa stanza a meno di non trovare un luogo migliore” riporta il New York Times, a cui l’artista ha raccontato la sua storia lo scorso febbraio.

idaa Badwan, One Hundred Days of Solitude

Nidaa Badwan, One Hundred Days of Solitude

Di quel periodo è testimonianza il progetto fotografico One Hundred Days of Solitude, che ora sarà esposto per la prima volta in Italia, a Montecatini Terme. Con una Canon, l’artista ha scattato una serie di autoritratti, nei suoi dieci metri quadrati di pace, sogni ad occhi aperti e libertà; mentre dipinge, pela cipolle, cuce, intesse, si mette il rossetto e fa meditazione. I suoi scatti hanno una luce pittorica, fiamminga; non c’è traccia di sofferenza. Quiete e bellezza la fanno da padrone.
Le sue fotografie hanno visto la luce per la prima volta agli inizi dell’anno, nella Al Hoash Gallery, a Gerusalemme Est, e poi in Cisgiordania. Ma in entrambi i casi, gli israeliani non le hanno concesso il permesso di lasciare la Striscia e di partecipare alle inaugurazioni. Ora, grazie al decisivo lavoro diplomatico di Padre Ibrahim Faltas – responsabile dello status quo nella Basilica della Natività di Betlemme – Nidaa Badwan potrà essere presente il 22 settembre, nella sala consiliare del Comune di Montecatini Terme, per incontrare la stampa nazionale e raccontare la sua storia, in occasione della sua prima esposizione fotografica fuori dalla Palestina. Organizzata nell’ambito del 10° Festival Armonia dei popoli, la mostra sarà visitabile alla Galleria Civica MOCA Montecatini Contemporary Art, dal 26 settembre al 6 gennaio 2016.

Marta Pettinau

Cento giorni di solitudine
Dal 26 settembre 2015 al 6 gennaio 2016
Galleria Civica MOCA Montecatini Contemporary Art
Palazzo Comunale, Viale Verdi 46, Montecatini Terme
www.nidaabadwan.com

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Marta Pettinau

Marta Pettinau

Marta Pettinau nasce ad Alghero nel 1984, dove al momento vive e lavora. Ma con la valigia in mano. Laureata a Sassari in Scienze dei Beni Culturali, ha conseguito nel 2011 la laurea specialistica in Progettazione e Produzione delle Arti…

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