Formidabili quei giorni

Mancano poche ore all’inaugurazione della terza edizione di “Giorni Felici a Casa Testori”. Abbiamo fatto un’incursione a Novate Milanese per raccontarvela in anteprima, insieme al direttore Davide Dall’Ombra e ad alcuni artisti.

Quando, nel conversare con l’amico Luca Doninelli, si era caduti sull’argomento dei luoghi, Giovanni Testori, che ne amava pochi e li raccontava molto, si era risentito: si tratta non di un problema di luoghi, quanto di nomi: “Sono i nomi a creare il luogo, il vero luogo. E non viceversa”. Anzi: “Ormai i soli nomi che riesco a scrivere senza essere sopraffatto da un’impressione di falsità, sono i nomi dei luoghi d’origine della mia famiglia”. E qui, in via Piave angolo Dante, dove le Ferrovie Nord portano alle finestre il rumore del treno, e “innumeri, dentro, a portata, ecco, di mano, vivono” le ancora vive luci, le voci e i gesti, è proprio il nome a restituire un senso al luogo.
Perché, caso curioso, Novate verrebbe da ‘Novatum’, ovvero quel campo rimesso a coltura dopo il riposo. Così come, dopo un riposo durato sedici anni, nel 2009 questa stessa casa è stata, per così dire, restituita a se stessa. E per il terzo anno il miracolo si rinnova. Con Giorni Felici a Casa Testori, la casa torna viva, nell’equilibrio fra le sue due polarità primigenie: partenza e ritorno.

Qui 22 artisti, diversi ogni anno, abitano ognuno una stanza: chi tornando, come Arnulf Rainer con le sue Crux, a cui già Testori aveva dedicato poesie profonde; chi partendo, come i molti artisti agli esordi che qui espongono. Sono confini labili, dove si confondono spesso, per la sensibilità dei lavori, gli artisti di ora con gli artisti di allora, due fra tutti: Piero Fogliati e Mario Airò. E dove, nella più totale libertà espressiva, ogni artista ha dialogato con lo spazio reinventandolo, così come, nell’intrecciare il proprio al lavoro degli altri, ha saputo giocare con il tempo: nel gesto che irrompe in musica della wunderkammer di Corrado Abate; nei paesaggi assoluti che Davide Baroggi straccia e stracciandoli ricompone, sulle piastrelle del bagno, nella vasca, sopra il water; nella delicatezza della riflessione di Leonora Hamill sull’empatia, che attraversa il disagio psichico e lo sublima nella sua dimensione più umana.

E ancora, nelle orge di carne che irrompono dalle tele minute e aggressive di Guido Nosari; nell’orizzonte come linea di rottura fra i mondi che avvicinano l’infinito allo sguardo delle profondissime fotografie di Agostino Osio; nella forma che si sforma e trascende delle opere di Piero ½ Botta; nella mitologia urbana arrugginita degli eroi vuoti di Francesco Di Luca; nei 1900 spifferi delle fotografie di Michela Forte; nella memoria, infine, che vive e rinasce nel conflitto fra emozione e segno del lavoro di Elisabetta Tagliabue.
Gli artisti, diceva Testori, hanno “un passo che affonda nella terra, così che quando sollevano il piede per procedere tirano su zolle di terra, erba, lombrichi”. Bene, Casa Testori è da oggi tutta ricoperta di terra. Da non perdere.

Mathia Pagani

Novate Milanese // fino al 9 ottobre 2011
Giorni Felici a Casa Testoriwww.associazionetestori.it

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