Viaggio a Cluny, uno dei grandi centri di vita intellettuale e artistica del Medioevo

Cosa rimane oggi della più importante abbazia del mondo medievale? E di quella che è stata la più grande chiesa della cristianità occidentale, prima della costruzione a Roma dell'attuale San Pietro? Per scoprirlo bisogna arrivare fino a Cluny, nella Borgogna meridionale

Qui il corso della Saône divide le terre, un tempo acquitrinose, della Bresse dai Monti del Mâconnais (ma sono semplici colline) che si estendono sulla sua riva destra e rappresentano l’estensione settentrionale del Massiccio Centrale.
Delle costruzioni che caratterizzavano Cluny all’apogeo della sua potenza (XII secolo) è rimasta visibile solo una parte, quel tanto che basta per immaginare la grandiosità del complesso monastico. L’ingresso all’area abbaziale avviene passando sotto le Portes d’Honneur, definizione quanto mai appropriata visto che, fra gli altri, hanno varcato questa soglia San Luigi, imperatori di Costantinopoli, il cardinale Richelieu. La città borgognona è anche il luogo dove morì papa Gelasio II e successivamente, nel 1119, venne eletto papa Callisto II.
La posizione leggermente sopraelevata della porta d’ingresso consente di avere uno sguardo complessivo, fino al lontano transetto, di quella che doveva essere la chiesa abbaziale. 

Borgogna meridionale. La Roche de Solutré ©Photo Dario Bragaglia
Borgogna meridionale. La Roche de Solutré ©Photo Dario Bragaglia

La storia di Cluny

Un edificio immenso di cui ci sono pervenuti pochi elementi, perché al tempo della Rivoluzione gli ultimi dodici monaci rimasti vennero dispersi nelle parrocchie vicine e gli edifici venduti a lotti diventarono una grande cava di pietre e subirono delle demolizioni violente, come la distruzione con esplosivo del grande portale romanico nel 1810.
La storia di Cluny era cominciata nel 910 quando Guglielmo il Pio, duca di Aquitania e conte di Mâcon, fece dono di una villa carolingia a una comunità di monaci per trasformarla in un’abbazia da affidare alla protezione di San Pietro e San Paolo. Il testo di fondazione precisa che i monaci devono vivere secondo la regola di San Benedetto. Dopo aver nominato Bernon (910-916) primo abate (arrivava da Baume-les-Messieurs, nel Giura), il fondatore si premura di precisare che “i monaci avranno il potere e la libertà di scegliere come abate un religioso appartenente al loro ordine secondo la volontà di Dio, senza che nessuna opposizione possa impedire questa elezione.” Il che significa che l’abbazia risponde solo al Papa e sotto la guida di abati carismatici e potenti come Oddone, Odilone, Ugo di Semur si amplia ed estende il proprio controllo su altri monasteri di nuova fondazione che risponderanno solo all’autorità dell’abate di Cluny e non ai signori locali. Le donazioni continue di beni e terre assicurano all’ordine cluniacense una prosperità invidiabile e la sua rete transnazionale d’influenza non cessa di espandersi nei secoli X, XI e XII.  All’apogeo della sua potenza, l’abbazia di Cluny vanta più di 1400 dipendenze in tutta Europa. In Italia si contano un centinaio di siti fra cui l’Abbazia di San Benedetto in Polirone, il Priorato di San Pietro di Carpignano Sesia. E poi Ghemme, Provaglio d’Iseo, Vertemate, Vizzolo Predabissi. 
L’abate Odilone (994-1048) prosegue la politica di espansione dei suoi predecessori e Cluny diviene un modello per numerosi monasteri, ma il suo nome entrerà nella storia per aver scelto il 2 novembre per onorare le anime dei defunti. Una data entrata poi nel calendario cristiano.
Nel 1049, l’abate Ugo di Semur succede a Odilone e rimarrà in carica per oltre sessant’anni. Grazie ai finanziamenti dei re di Castiglia e León, il cosiddetto census alfonsino, l’abate progettò e realizzò la nuova abbaziale, la Maior Ecclesia lunga 187 metri, con cinque navate e le cui volte culminavano a oltre 30 metri. Resterà la più grande chiesa del mondo occidentale per circa 400 anni. Un film in 3D (13′) permette, all’inizio del percorso museale, di scoprire la ricostruzione della Maior Ecclesia; poi, nel corso dell’itinerario, in altre 4 postazioni di realtà aumentata si ammirano le parti distrutte dell’abbazia, come la sala capitolare e il chiostro romanico.
Il Palais Jean de Bourbon che ospita il Musée d’art e d’archéologie ci fa fare un salto di circa tre secoli in avanti e ci porta ad un altro momento di splendore del monastero, quando Jean de Bourbon, fra il 1456 (data della sua elezione ad abate) e il 1485 (data della morte) si dedica alla costruzione e all’abbellimento di un nuovo palazzo abbaziale. Lo stile è gotico e nel salone d’ingresso si ammirano tre grandi camini che portano le insegne della città di Cluny, dell’abbazia e dell’abate. Fin dal 1866, il palazzo ospita il museo che nel corso degli anni si è arricchito di frammenti provenienti dagli scavi nell’area abbaziale e nell’area urbana. Si possono ammirare statue, frammenti del grande portale romanico, capitelli.

La città medievale

La storia dell’abbazia di Cluny è strettamente legata a quella del borgo che l’affianca. Vita monastica e attività laiche si sviluppano in parallelo e la città conosce un momento di grande sviluppo e prosperità in epoca romanica, tanto che ancora oggi Cluny può vantare una delle più alte concentrazioni di edifici risalenti a quell’epoca. Sopravvivono più di 200 case erette fra l’XI e il XIV secolo e una cinquantina di esse possiedono ancora decorazioni d’epoca sulle facciate. I numerosi cantieri dell’abbazia necessitano della presenza costante di artigiani, operai, scultori. Gli stessi che sono attivi dentro e fuori gli spazi religiosi e che replicano gli stili decorativi anche nelle abitazioni dei cittadini più abbienti. Dobbiamo immaginare la Cluny di inizio XII secolo, dove ricchi e poveri coabitano: mercanti, soldati, ecclesiastici e poi tutti i commerci che servono la vita quotidiana e che si svolgono in strada. Nello spazio a piano terra c’è il laboratorio o il magazzino e le merci vengono esposte all’esterno. Una piccola porta laterale dona accesso all’appartamento superiore che prende luce da baie vetrate interrotte, nel caso di committenti benestanti, da colonne o pilastri.
In rue Joséphine Desbois (al n° 6 ter) i capitelli evocano quelli del chiostro dell’abbazia. Altri esempi di case medioevali si possono osservare in rue du Merle, nel Quartier Saint-Mayeul o nel Quartier Saint-Marcel. Fino ad arrivare in Place Notre-Dame dominata dalla chiesa gotica. Qui le case medievali sono state trasformate nel corso del XVI secolo e si presentano con facciate di stile classico. 
La vista migliore sulla città e sull’abbazia la si gode invece salendo sulla Tour des Fromages.

Cluny vista dall'alto delle Tour des Fromages. ©Photo Dario Bragaglia
Cluny vista dall’alto delle Tour des Fromages. ©Photo Dario Bragaglia

I dintorni di Cluny

Il sud della Borgogna è un territorio collinare dove i boschi si alternano ai vigneti, ai frutteti e ai numerosi borghi e castelli che rimandano all’epoca dell’apogeo della potenza di Cluny. Dai punti più elevati si gode una vista circolare sulla regione. Come dalla Roche de Solutré che si erge simile a una sentinella poco ad ovest di Mâcon: il picco calcareo raggiunge i 493 metri (si sale a piedi con una facile escursione) e domina un mare di vigneti, fra cui quelli di una famosa doc francese, il Pouilly-Fuissé. Altro punto panoramico da non mancare, un po’ più a nord, è il Mont Saint-Romain. Di monte ha solo il nome, visto che la sua altezza non supera i 580 metri, ma la vista è davvero eccezionale e, nelle giornate limpide, si arriva a scorgere il lontano Monte Bianco.
Uno degli itinerari più suggestivi per scoprire questo territorio è quello che unisce Cluny a Tournus, sulle rive della Saône. Prima tappa a Blanot con la sua bella chiesa di Saint-Martin (XI sec.): un piccolo villaggio che sembra rimasto intatto nel tempo, con l’antico priorato, un piccolo caseificio, un atelier di ceramica. Qualche chilometro fra le colline e si arriva a Lys, una frazione del comune di Chissey-les-Mâcon, dove attorno alla piazza sono aperte le botteghe di un calzaturificio artigianale che fa solo scarpe su misura, il laboratorio di uno scultore e quello di una restauratrice di tappeti.
La tappa successiva è Cormatin con il castello che conserva quello che è considerato il più fastoso appartamento in stile Luigi XIII di Francia, datato1628. Il parco di 12 ettari completa la visita di questa sontuosa residenza amata da Alphonse de Lamartine, il poeta nata Mâcon. Sulla strada per Tournus, si viene colpiti dalla spettacolare veduta del castello di Brancion, arroccato su uno sperone roccioso. Un tuffo nel medioevo con le mura della fortezza che dominano il villaggio e la chiesa romanica.
Tournus è città natale del famoso ritrattista Jean-Baptiste Greuze (1725-1805). Il museo a lui dedicato è attualmente chiuso, ma al numero 5 di rue de la République una targa ricorda la casa dove nacque e trascorse i primi anni prima di trasferirsi a Lione e Parigi. La grande attrazione di Tournus è l’Abbazia di Saint-Philibert, capolavoro dell’arte romanica dei secoli XI e XII. Vale la pena dedicare un po’ di tempo alla visita della chiesa abbaziale, al chiostro, alla sala capitolare, al refettorio e alla cripta. Tesoro meno conosciuto della città è l’Hôtel Dieu, l’antico ospedale. Le grandi sale, con l’arredamento e l’utensileria perfettamente conservate, sono una preziosa testimonianza della vita ospedaliera fin dal XVII secolo e rivaleggiano, per interesse, con i più noti Ospizi di Beaune. L’annessa farmacia storica, con i suoi 300 vasi di maiolica di Nevers e le boiserie d’epoca è una delle più antiche e belle di Francia.

Dario Bragaglia

Info:

www.cluny-tourisme.com 
www.tournus-tourisme.com

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Dario Bragaglia

Dario Bragaglia

Dario Bragaglia si è laureato con Gianni Rondolino in Storia e critica del cinema con una tesi sul rapporto fra Dashiell Hammett e Raymond Chandler e gli studios hollywoodiani. Dal 2000 al 2020 è stato Responsabile delle acquisizioni documentarie e…

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