Itinerario alla scoperta di Vercelli fra arte e storia

Da Manzù a Cavour, Vercelli si ripropone come centro culturale del Piemonte orientale. È d’obbligo una visita, fra gli altri, al Museo Borgogna e al Museo Leone

La stagione delle mostre riparte a Vercelli con La scultura è un raggio di luna, ampia retrospettiva dedicata a Giacomo Manzù. Fino al 21 maggio sarà lo spazio Arca a ospitare il nucleo principale della rassegna, con oltre una trentina di opere, ma sono coinvolte anche altre istituzioni fra cui il Museo Leone, il Museo Borgogna e l’ex chiesa di San Vittore.
Il titolo scelto riprende una citazione di Cesare Brandi del 1983 con cui il critico interpretava le opere ispirate dalla giovane modella Tebe, ma ‒ sottolinea Alberto Fiz, uno dei curatori della mostra assieme a Marta Concina e Daniele De Luca ‒ “si può estendere all’intero corpus di Manzù che ha saputo coniugare la dimensione classica con quella naturalistica e fenomenologica trovando sin dagli Anni Trenta una propria autonomia forza espressiva“.
Ad Arca si possono vedere opere che spaziano dagli Anni Quaranta al 1990, un anno prima della morte, e ripropongono, grazie ai prestiti della Fondazione Manzù, dello Studio Copernico e altri collezionisti privati, tutti i grandi temi cari al maestro. Dai celebri Cardinali ai busti dedicati alla moglie Inge, conosciuta nel 1954 quando insegnava all’Accademia di Salisburgo, e dalla cui unione nacquero i figli Giulia e Mileto, anch’essi soggetti di una serie di opere sul tema del gioco.
La scenografia ideata per accogliere le opere di Manzù ammicca al colonnato di San Pietro, con una serie di colonne illuminate che fanno convergere prospetticamente lo sguardo verso un richiamo alla Porta della Morte, a cui lo scultore lavorò per diciassette anni fino al suo compimento nel 1964 e che rappresenta la sintesi della sua poetica.
La mostra di Arca fa seguito a quella dello scorso anno dedicata a Francesco Messina. L’attività proseguirà nel 2024 con un altro protagonista (il nome non è ancora stato reso noto) dell’arte plastica italiana del NOvecento. Lo spazio espositivo ricavato nell’ex chiesa di San Marco ‒ sarà possibile, in occasione della mostra di Manzù, godere degli stupendi affreschi, fra cui quelli della Cappella della Natività di Maria e della Cappella Pettenati, questi ultimi appena restaurati ‒ ritorna così protagonista della vita culturale vercellese. Dopo il felice quinquennio vissuto in collaborazione con la Fondazione Guggenheim e l’esposizione dedicata a Wassily Kandinsky nel 2014, l’attività era ripartita nel 2018 con la mostra su Gaudenzio Ferrari, poi negli anni successivi con l’esposizione attorno alla Magna Charta (per la prima volta esposta in Italia). I Segreti della Vercelli medievale era stato l’ultimo tema proposto nel periodo pandemico.

© Photo Dario Bragaglia, Vercelli. Lo spazio Arca ospita la mostra dedicata a Giacomo Manzù

© Photo Dario Bragaglia, Vercelli. Lo spazio Arca ospita la mostra dedicata a Giacomo Manzù

ARTE E ARCHITETTURA A VERCELLI

L’omaggio a Giacomo Manzù è l’occasione per riscoprire l’offerta culturale di Vercelli, che fu uno dei più importanti centri dell’Italia settentrionale in epoca medievale e tappa di riferimento per pellegrini e mercanti che valicavano le Alpi sul Gran San Bernardo, sul Moncenisio o sul Monginevro. Significativamente, ancora oggi la Via Francigena attraversa la pianura risicola che circonda la città e permette di sostare nelle Grange, veri e propri angoli di Medioevo che si specchiano, in primavera, nelle acque dei campi coltivati a riso. Erano le antiche unità abitative dei monaci cistercensi che operavano staccati dal convento lavorando alle opere di bonifica del territorio e via via hanno trasformato il bosco planiziale in terreno agricolo. Le più famose di queste tappe sono l’Abbazia di Lucedio, la Cascina Darola, la tenuta agricola di San Genuario, la Tenuta di Leri che appartenne alla famiglia di Camillo Benso Conte di Cavour.
In città, emblema della Vercelli medievale, è la splendida Abbazia di Sant’Andrea, esempio di transizione fra lo stile romanico padano e il gotico. Fu edificata in meno di dieci anni fra il 1219 e il 1227 per volere del cardinale vercellese Jacopo Guala Bicchieri, che in precedenza era stato legato pontificio in Inghilterra. Qui aveva svolto un importante ruolo di mediatore politico negli anni della successione di Giovanni Senzaterra, diventando tutore del futuro re Enrico III e ponendo il suo sigillo proprio sulla Magna Charta, documento fondante della civiltà europea. Entrare nella chiesa, nella sala capitolare e nel chiostro di Sant’Andrea è come ritrovarsi in un angolo gotico del Nord Europa, godendo dello slancio verticale delle architetture. L’abbazia non è il solo, singolare contatto che lega Vercelli alle isole britanniche, perché nella vicina Biblioteca Capitolare è conservato l’enigmatico Vercelli Book. Si tratta di un manoscritto in pergamena, ormai datato con sufficiente precisione alla fine del X secolo e redatto in uno scriptorium del sud-est dell’Inghilterra. Ancora non completamente note le vicende che hanno portato a Vercelli questo rarissimo testo, rimasto indecifrabile per molti secoli, finché a inizio Ottocento si cominciò a capire che si trattava di inglese antico e quindi testimonianza preziosissima della prima produzione letteraria anglosassone. Il manoscritto si può vedere, insieme ad altri codici medievali, durante le visite guidate ai tesori della Biblioteca.
Altra testimonianza medioevale di pregevolissima fattura è il grande crocifisso di epoca ottoniana in lamina d’oro e d’argento che oggi è sistemato al centro del transetto della Cattedrale di Sant’Eusebio. Si pensa che il committente di quest’opera sia stato Leone, vescovo di Vercelli dal 998 al 1026 e figura di spicco della cultura letteraria e artistica.

Basilica di Sant'Andrea

Basilica di Sant’Andrea

I MUSEI DI VERCELLI

In pochi minuti si arriva in piazza Cavour, cuore della città dominata dalla Torre dell’Angelo, dove i vercellesi amano convergere per ritrovarsi nei caffè sotto i portici. La storica Taverna Tarnuzzer è il posto giusto per gustare i bicciolani, biscotti alla cannella ideali da intingere nella cioccolata.
A pochi passi c’è una piazza più piccola e appartata, molto amata dagli abitanti. È piazza Palazzo Vecchio, meglio conosciuta come “piazza dei pesci”, perché qui si svolgeva il mercato ittico e fu anche sede per molti secoli del potere comunale rappresentato dall’antico Broletto. Proseguendo in via Foa si arriva di fronte alla bella facciata della Sinagoga, eretta fra il 1875 e il 1878. Siamo nel centro storico attraversato da corso Libertà, la via dello shopping ma anche compendio di architetture, palazzi e torri che raccontano la storia della città. Via Borgogna conduce all’omonimo museo che raccoglie oltre 800 opere fra dipinti e arredi. Il Museo Borgogna è una casa museo, che per le sue collezioni è una delle più importanti pinacoteche del Piemonte. Da pochi mesi il percorso espositivo si è arricchito di 23 nuove sculture, alcune provenienti dalle collezioni del fondatore Antonio Borgogna, altre da acquisizioni successive.
Il centro della città è ancora ricco di vie acciottolate, animate da numerose botteghe. Percorrendo via Carducci e poi via Verdi si raggiunge il Museo Leone, suddiviso fra la rinascimentale Casa Alciati e il barocco Palazzo Langosco, che raccoglie i reperti storici e archeologici dal Paleolitico all’età romana. Di estremo interesse la cosiddetta “manica di raccordo” che collega i due palazzi: fu edificata su progetto dell’architetto Cavallari-Murat nel 1939 per compiacere Mussolini in visita alla città e da allora è rimasta praticamente intatta, testimonianza di architettura razionalista applicata alla museografia.

Piazza Cavour, Torre dell'Angelo

Piazza Cavour, Torre dell’Angelo

L’EREDITÀ DI CAVOUR

Un indirizzo un po’ segreto è il Palazzo dei Conti di Asigliano, da tutti conosciuto come Palazzo Pasta, in via Duomo 2. È la sede dell’Associazione di Irrigazione Ovest Sesia. Fra queste sale che sono un tuffo nel Piemonte degli anni pre e post unitari si aggirava Camillo Cavour, legatissimo alla campagna vercellese in quanto proprietario della grande tenuta di Leri. Lo statista convinse i proprietari a unirsi in forma cooperativa per gestire le acque necessarie alle coltivazioni risicole. In soli mille giorni, fra il primo giugno 1863 e il 12 aprile 1866, con la sola forza di braccia e badile di 14mila operai, vennero aperti gli 82 chilometri del Canale Cavour. Documenti, quadri, busti, mappe sistemate fra stucchi dorati e specchiere ottocentesche raccontano questa epopea, peraltro ancora viva e al centro dell’economia vercellese.

Dario Bragaglia

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Dario Bragaglia

Dario Bragaglia

Dario Bragaglia si è laureato con Gianni Rondolino in Storia e critica del cinema con una tesi sul rapporto fra Dashiell Hammett e Raymond Chandler e gli studios hollywoodiani. Dal 2000 al 2020 è stato Responsabile delle acquisizioni documentarie e…

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