Nella patria di Fabrizio De André – in una delle città più affascinanti d’Italia, ricca Repubblica marinara con la sua storia fatta di luci, cadute e rinascite – l’arte non manca, dalla grande antologica su Domenico Piola alla personale di Stefano Arienti a Villa Croce. E c’è pure il tempo per andare a Milano a visitare la rassegna dedicata ai trent’anni di carriera di Luca Vitone, a cui Genova ha dato i natali.

L’autunno genovese racconta il primo artista barocco della città. Si chiama Domenico Piola e fino a gennaio è protagonista di una importante mostra che, a partire da Palazzo Nicolosio Lomellino, si diffonde in altri spazi. Nella sede centrale cinquanta opere raccontano la pittura di questo maestro vissuto nel capoluogo ligure tra il 1628 e il 1703. La decorazione porta in quegli anni in città il suo nome, realizzandosi in una serie di ampi affreschi nei palazzi che rendono magnifico il centro storico. Piola lavorò per i Doria, i Balbi, gli Spinola e fondò una vera e propria scuola e tradizione. A cura di Daniele Sanguineti, il percorso espositivo si dirama nei Musei di Strada Nuova, tra Palazzo Bianco e Palazzo Rosso, che conserva anche due sale affrescate dall’artista. Insieme alle sedi principali, una rete di spazi espositivi, palazzi privati e istituzioni partecipano al progetto.
L’opera di Piola”, spiega il curatore, non è mai stata presentata al pubblico in un evento espositivo specifico. Ci sembrava quindi giunto il momento di offrire un’occasione unica per ammirare i suoi dipinti, il valore e la grande forza espressiva. Un omaggio alla Genova del Seicento, dunque, attraverso i fasti pittorici di uno dei suoi principali interpreti”.

IL PERSONAGGIO

Nato a Genova, dove ancora oggi collabora con la galleria Pinksummer, Luca Vitone vive a Berlino. Quest’anno l’artista festeggia trent’anni di carriera con una mostra al PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano che si intitola infatti, emblematicamente, Io Luca Vitone. Ad Artribune, in una intervista firmata da Daniele Perra, l’artista confessa: “Quando è arrivato l’invito di Diego Sileo”, co-curatore della mostra insieme a Luca Lo Pinto, nonché curatore del PAC, “mi ha fatto molto piacere. È un bel riconoscimento, una dimostrazione di stima e una grande responsabilità, visto che nel frattempo, oltre al PAC, si sono aggiunti i Chiostri di Sant’Eustorgio e il Museo del Novecento”. La mostra è un’antologica che presenta anche alcune chicche, ad esempio l’opera Wide City del 1998, acquistata dal Comune di Milano nel 2004. Tra i suoi progetti c’è anche un libro, Effemeride Prini, edito da Quodlibet e nato nel 2008 nel corso di una residenza all’American Academy in Rome (e la scorsa estate esposto in una doppia personale con Cesare Viel alla Pinksummer goes to Rome) da una conversazione mai accaduta con l’artista Emilio Prini, morto nel 2016. Il libro nasce quindi da un senso di fallimento, diventando un diario, un racconto quotidiano sull’impossibilità di realizzare il progetto e forse, anche, sulle parole non dette e sul senso dell’assenza.

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IL MUSEO

Il museo è naturalmente Villa Croce, ai nastri di partenza sotto la direzione del giornalista Carlo Antonelli, ex Rolling Stone e Wired. Fino a gennaio l’istituzione genovese presenta una mostra a cura di Anna Daneri e Francesca Serrati dedicata a Stefano Arienti. Si intitola Finestre Meridiane. Intersezioni con la collezione di Villa Croce. Un’occasione interessante perché mette gli spazi e le opere della raccolta del museo in dialogo con una serie inedita dell’artista di Asola ma residente a Milano, un insieme costruito a partire dal 2012 ma mai esposto prima. Si intitola Le Meridiane, alludendo al fatto che le ottanta opere in mostra – carte e intonaci – vengono “disegnate” con la luce.
Si tratta, spiega l’artista, di “un disegno continuo che va avanti un’ora o due fino a riempire un foglio grande, ma spesso ho già agito col colore sul ‘fondo’ della carta, o del pannello ad affresco, per accogliere le linee colorate. Inoltre sono opere molto pittoriche, qualcosa che va molto più vicino alla pittura vera e propria che non al resto del mio lavoro. Non deve sorprendere che abbia avuto meno occasioni in questi anni di presentare questa tipologia di opere rispetto ad altre. Ma è proprio dal 2011-2012 che gruppi di pitture su carta compaiono in progetti più complessi. L’antecedente più corposo è la mostra ‘Custodie vuote’, curata da Francesca Pasini alla Fondazione Bevilacqua La Masa a Venezia nel 2012”.

Luca Vitone, Nulla da dire solo da essere, 2004 (particolare). Collezione Tullio Leggeri, Bergamo
Luca Vitone, Nulla da dire solo da essere, 2004 (particolare). Collezione Tullio Leggeri, Bergamo

MANGIARE E DORMIRE

Si mangia da Bruxaboschi, un locale storico nato nel 1862, nel quale si respira lo spirito antico e marinaro della città. Della città conserva anche i sapori con una carta soprattutto tradizionale e un’ampia scelta di vini.
Per dormire, invece, c’è La Locanda di Palazzo Cicala, che unisce alla nobiltà del palazzo storico originario del Cinquecento, con volte affrescate e stuccate, il design contemporaneo. Qualche nome? Achille Castiglioni, Ron Arad, Philippe Starck e Vito Magistretti. La Locanda offre inoltre la possibilità di affittare alcuni appartamenti nei più begli edifici di Genova. Tra questi c’è Palazzo Nicolosio Lomellino, dove si svolge la mostra dedicata a Piola, ideale per soggiornarvi se vi piace fare “casa e bottega”.

Santa Nastro

Articolo pubblicato su Grandi Mostre #7

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Santa Nastro
Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è caporedattore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione Modena Arti Visive e della Fondazione Pino Pascali. Collabora con Fondazione Pianoterra Onlus a Roma. È stata inoltre autore per il progetto arTVision – a live art channel, ha collaborato con l’American Academy in Rome. Dal 2011 al 2021 ha collaborato con Demanio Marittimo.KM-278 diretto da Pippo Ciorra e Cristiana Colli. Dal 2006 al 2011 è stata Segreteria Scientifica del Festival dell'Arte Contemporanea di Faenza, diretto da Angela Vettese, Carlos Basualdo e Pier Luigi Sacco. Dal 2005 al 2011 ha collaborato con la testata Exibart nelle sue versioni online e onpaper. Ha pubblicato per Maxim e Fashion Trend, mentre dal 2005 ad oggi ha pubblicato su Il Corriere della Sera, Arte, Alfabeta2, Il Giornale dell'Arte, minima et moralia e saggi testi critici su numerosi cataloghi e pubblicazioni. È autore del saggio Come vivono gli artisti? edito da Castelvecchi (2022) nella collana Fuoriuscita.