Souvenir de Venise

Portarsi dietro un pezzetto di Venezia è sempre stata una tentazione fortissima. Dal Canaletto appeso nel salotto di una country house immersa nella bruma, a scaldare con il suo cielo immacolato il cuore malinconico di un gentleman; alle oscene gondole di plastica arenate su centrini, mobili e televisori.

Gondola souvenir

Portare Venezia fuori Venezia è tuttavia impresa titanica e quasi impossibile, come dimostrano le tante esposizioni in giro per il mondo consacrate ai tesori della Serenissima. Impossibile, se non si è Napoleone, asportare i grandi teleri; portare in mostra le architetture aeree con cui dipinti e statue vivono in simbiosi; inondare le sale espositive dell’acqua e della luce di cui sono imbevute le tele.
E però ci si continua a cimentare nell’impresa: i nomi dei grandi maestri veneziani assicurano le file al botteghino. Pensiamo alle Scuderie del Quirinale, in cui negli ultimi anni si sono succeduti Bellini, Lotto, Tintoretto e, da ultimo, Tiziano. Mostre zeppe di capolavori, che tuttavia non convincevano, anche perché, con quei titoli costituiti dal solo nome dell’artista, promettevano un’esaustività che erano ben lontane dal poter vantare. Potrebbe andare meglio, perché usciti dalla mostra c’è Venezia, alle rassegne allestite in Laguna, ma anche qui non sono mancati i problemi: l’arrivo dall’Hermitage, nell’estate del 2012, di un enorme e più che dubbio giovane Tiziano sollevò un vespaio.

Édouard Manet, Le balcon, 1868-69 - Parigi, Musée d’Orsay - photo © RMN (Musée d'Orsay) / Hervé Lewandowski
Édouard Manet, Le balcon, 1868-69 – Parigi, Musée d’Orsay – photo © RMN (Musée d’Orsay) / Hervé Lewandowski

Molto stimolante è invece l’esperimento tentato con la mostra di Manet in corso a Palazzo Ducale, che potrebbe inaugurare un filone espositivo sul ruolo dell’arte veneziana come modello: da mostre dedicate a un tema di straordinario interesse come questo potrebbero venire frutti significativi, se si sarà in grado di abbinare rigore scientifico e richiamo sul pubblico.

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Fabrizio Federici

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #13/14

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Fabrizio Federici
Fabrizio Federici ha compiuto studi di storia dell’arte all’Università di Pisa e alla Scuola Normale Superiore, dove ha conseguito il diploma di perfezionamento discutendo una tesi sul collezionista seicentesco Francesco Gualdi. I suoi interessi comprendono temi di storia sociale dell’arte (mecenatismo, collezionismo), l’arte a Roma e in Toscana nel XVII secolo, la storia dell’erudizione e dell’antiquaria, la fortuna del Medioevo, l’antico e i luoghi dell’archeologia nella società contemporanea. È autore, con J. Garms, del volume "Tombs of illustrious italians at Rome". L’album di disegni RCIN 970334 della Royal Library di Windsor (“Bollettino d’Arte”, volume speciale), Firenze, Olschki 2010. Dal 2008 al 2012 è stato coordinatore del progetto “Osservatorio Mostre e Musei” della Scuola Normale e, tra il 2016 e il 2018, borsista post-doc presso la Bibliotheca Hertziana di Roma. È l'amministratore della pagina social Mo(n)stre.