Territori in mostra

In questi nostri tempi di mostre déraciné, resta viva la gloriosa tradizione delle rassegne di arte antica e moderna legate al territorio. Legame che prende forme diverse: dalla presenza in mostra di pezzi sconosciuti, provenienti da sedi peregrine (che conquistano in tal modo la ribalta) all’organizzazione di percorsi che il visitatore è invitato a intraprendere una volta uscito dall’esposizione, alla frammentazione della mostra stessa in più sedi espositive e in città diverse. Il caso umbro.

Alle origini di rassegne di questo genere c’è la volontà di riscoprire e comunicare al pubblico la produzione artistica dimenticata o comunque sottovalutata di una certa area, oppure esporre in maniera rigorosa ed esaustiva artisti che ci hanno lasciato un buon numero di capolavori inamovibili e che quindi a fatica possono essere raccontati dalle monografiche “a tenuta stagna” care all’attuale industria espositiva. Che pure ci prova, con gli inevitabili problemi di parzialità che ne conseguono (si veda il recente Lotto delle Scuderie del Quirinale). Oppure si butta su maestri più facilmente “traslocabili”: nella sovraesposizione di Caravaggio, un ruolo lo gioca il fatto che tutte le opere dell’artista, tranne una, sono mobili, e quindi “mostrabili”.
E, restando in tema, una delle ultime espressioni della moda caravaggesca ci ha proposto un bell’esempio di come il rapporto con il territorio possa essere travisato e stravolto: nell’ambito della mostra Roma al tempo di Caravaggio, l’onnipotente Vodret, soprintendente e curatrice a un tempo, ha potuto saccheggiare le chiese dell’Urbe e rimontare le pale su altari posticci, in una fiction di dubbio gusto cui sarebbe stato preferibile un itinerario tra le chiese cittadine.
Ma torniamo a scenari più ameni. Le mostre nelle quali il territorio è stato protagonista hanno rappresentato occasioni per ricerche e progressi delle conoscenze, e hanno permesso di osservare opere straordinarie e poco note.

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Luca Signorelli - San Giorgio e il drago

Penso alla splendida rassegna lucchese su Civitali (2004), che assieme al grande scultore ha messo in luce un’intera stagione di fermenti, oscurata da ben più celebri rinascimenti toscani; o a quella di Rancate sul rinascimento ticinese (2010/11). Molto attiva in questo ambito, l’Umbria ha scelto la strada della “distribuzione” della mostra sul territorio: così è stato per Perugino (2004) e per Pinturicchio (2008), così è ora per Signorelli.
Certo, sempre di rinascenza si tratta: si preferisce non battere sentieri impervi, per privilegiare un’epoca di sicura presa sul pubblico, in grado di funzionare da brand distintivo della Regione. Chiaro è dunque il legame di queste iniziative non solo con il territorio, ma anche con il turismo. E tuttavia si tratta di imprese meritevoli, sia sul piano scientifico che su quello divulgativo, e che fanno bene al turismo stesso, favorendo un approccio meno superficiale ai luoghi e incoraggiando la scoperta di itinerari inconsueti.

Fabrizio Federici

Perugia | Orvieto | Città di Castello // fino al 26 agosto 2012
Luca Signorelli – de ingegno et spirto pelegrino
GALLERIA NAZIONALE DELL’UMBRIA
MUSEO DELL’OPERA DEL DUOMO
PINACOTECA COMUNALE
199 757513
www.mostrasignorelli.it

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #6

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Fabrizio Federici

Fabrizio Federici

Fabrizio Federici ha compiuto studi di storia dell’arte all’Università di Pisa e alla Scuola Normale Superiore, dove ha conseguito il diploma di perfezionamento discutendo una tesi sul collezionista seicentesco Francesco Gualdi. I suoi interessi comprendono temi di storia sociale dell’arte…

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