Buio in sala, inizia la proiezione! E invece no. Il VR Theatre allestito al secondo piano del palazzo del Casinò è una stanza inondata di luce, con una cinquantina di poltroncine girevoli di pelle bianca sparse. Più che assistere ad una proiezione sembra di doversi sottoporre ad un esperimento, e un po’ è così infatti. Un’assistente di sala comunica brevemente delle istruzioni, spiegando come indossare il visore e le cuffie. A quel punto la visione può avere inizio. Il film proposto è una anteprima di 40 minuti di Jesus VR – The Story of Christ, girato a Matera come molti film ambientati in Terra Santa. Il film ha inizio, prime impressioni fisiche: il visore pesa troppo e le cuffie pure. Ci si sente un po’ oppressi e anche isolati: è un’esperienza solitaria e immersiva, simile a quella del videogioco, dove non si percepisce la presenza di altri spettatori in sala. Prime impressioni tecniche: le immagini sono a una risoluzione molto bassa, e il confine visivo si sfalda nel raggio cromatico RGB. Prime impressioni sul film: è la storia di Gesù, ci sono alcune scene che ne raccontano la vita, nessun cast d’eccezione, né una particolare ricerca nei costumi e nelle ambientazioni, al di sotto dello standard di uno sceneggiato. Scena I: La Natività, siamo nella grotta, Maria guarda amorevolmente il Messia, arrivano i Re Magi e in cielo c’è la stella cometa.
A 360 GRADI
E qui giunge la sorpresa, che giustifica la sedia girevole: ruotando possiamo assistere alla scena a 360 gradi (e ricevere un po’ di calci dagli altri fruitori che si muovono alla cieca). Quindi per esempio guardare anche ciò che sta alle spalle della Madonna e di fronte San Giuseppe. Seconda scena: Il Battesimo di Cristo. In questo caso muovendo la poltrona possiamo vedere Giovanni immerso nelle acque del Giordano intento a battezzare i fedeli, oppure dargli le spalle e porre attenzione sulla folla accorsa ad assistere al rito, oppure ruotare ancora la poltrona e vedere avvicinarsi Cristo che chiede all’Apostolo di battezzarlo. Si ha l’impressione, una volta concluso questo breve test, di trovarsi di fronte a un dispositivo tecnico, non certo a un linguaggio. Come sempre accade quando nasce una tecnologia utile alla comunicazione. E dal punto di vista stilistico di aver fatto un salto indietro di un secolo, al cinema degli albori, quando l’unico riferimento era il teatro, e i concetti di inquadratura e montaggio non esistevano ancora. Al momento il cinema VR azzera l’autorialità, che è uno dei motivi per cui si sceglie di trascorrere due ore in sala. E fa entrare nell’inquadratura ciò che si trova oltre la cornice dello schermo, dando al fruitore la libertà (?) di decidere cosa guardare e di costruirsi con un movimento della sedia o del collo i controcampi. La storia dei Vangeli la conosciamo, quella del cinema pure, aspettiamo con curiosità come, e se, il dispositivo stavolta si evolverà in linguaggio.