Leïla Alaoui è l’ultima vittima in Burkina Faso. La nota fotografa franco-marocchina era lì per conto di Amnesty International: una sua ultima mostra a Parigi era finita il giorno prima della sua morte

È salito a 30 il numero delle vittime in Burkina Faso. L’ultima persona identificata è la fotografa franco marocchina Leïla Alaoui, deceduta nella notte di lunedì 18 gennaio in una clinica di Ouagadougou, come riportato dall’agenzia di stampa marocchina MAP, citando l’Ambasciata del Marocco in Burkina Faso. Durante l’attacco terroristico di venerdì sera nel centro […]

È salito a 30 il numero delle vittime in Burkina Faso. L’ultima persona identificata è la fotografa franco marocchina Leïla Alaoui, deceduta nella notte di lunedì 18 gennaio in una clinica di Ouagadougou, come riportato dall’agenzia di stampa marocchina MAP, citando l’Ambasciata del Marocco in Burkina Faso. Durante l’attacco terroristico di venerdì sera nel centro della capitale, la fotografa era seduta sulla terrazza del bar Cappuccino (uno dei due luoghi, insieme all’hotel Splendid, teatro dell’attentato) quando è scoppiato l’inferno, ed è stata gravemente ferita. Si trovava in Burkina Faso per realizzare un progetto sui diritti delle donne per conto di Amnesty International che, nell’attacco terroristico, ha perso anche un altro collaboratore, l’autista Mahamadi Ouedraogo.

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VIVEVA TRA BEIRUT E MARRAKECH
Leïla Alaoui era una fotografa molto apprezzata, e proprio recentemente aveva esposto la sua famosa serie di ritratti les Marocains alla Maison Européenne de la Photographie a Parigi (MEP), nell’ambito della Prima Biennale dei Fotografi Arabi (la mostra era appena terminata domenica 17 gennaio). Nata a Parigi nel 1982, aveva studiato fotografia presso la City University di New York, e viveva tra Beirut e Marrakech. Il suo lavoro esplorava la costruzione dell’identità e della diversità culturale, spesso attraverso il filtro della migrazione nel Mediterraneo. Come aveva fatto nella sua principale opera les Marocains, ispirata a The Americans, un ritratto del dopoguerra in America del fotografo Robert Frank: “ho intrapreso un viaggio attraverso il Marocco rurale per fotografare uomini e donne di diverse etnie, berberi come arabi”, raccontava Alaoui nel testo di presentazione della sua mostra alla MEP. “Il mio approccio cerca di rivelare più che di affermare”, e lo sapeva fare con un linguaggio visivo che univa la narrazione documentaria con la sensibilità estetica dell’artista.

– Claudia Giraud

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Claudia Giraud
Nata a Torino, è laureata in storia dell’arte contemporanea presso il Dams di Torino, con una tesi sulla contaminazione culturale nella produzione pittorica degli anni '50 di Piero Ruggeri. Giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2006, svolge attività giornalistica per testate multimediali e cartacee di settore. Dal 2011 fa parte dello Staff di Direzione di Artribune (www.artribune.com ), è Caporedattore Musica e cura, per il magazine cartaceo, la rubrica "Art Music" dedicata a tutti quei progetti dove il linguaggio musicale si interseca con quello delle arti visive. E’ stata Caporedattore Eventi presso Exibart (www.exibart.com). Ha maturato esperienze professionali nell'ambito della comunicazione (Ufficio stampa "Castello di Rivoli", "Palazzo Bricherasio", "Emanuela Bernascone") ed in particolare ha lavorato come addetto stampa presso la società di consulenza per l'arte contemporanea "Cantiere48" di Torino. Ha svolto attività di redazione quali coordinamento editoriale, realizzazione e relativa impaginazione degli articoli per l’agenzia di stampa specializzata in italiani all’estero “News Italia Press” di Torino. Ha scritto articoli e approfondimenti per diverse testate specializzate e non (SkyArte, Gambero Rosso, Art Weekly Report e Art Report di Monte dei Paschi di Siena, Exibart, Teknemedia, Graphicus, Espoarte, Corriere dell’Arte, La Piazza, Pagina).