Ancora un mese per poter vedere al MoMA la grande mostra dedicata alla scultura di Pablo Picasso. Un evento di cui nessuno può fare a meno di parlare

“Guarda Picasso da una prospettiva diversa”, è lo slogan che il MoMA di New York ha scelto per la retrospettiva sul lavoro in tre dimensioni di Pablo Picasso, prima mostra del genere in un museo degli Stati Uniti da quasi mezzo secolo. Differentemente dalla pittura, in cui Picasso aveva avuto una formazione accademica, l’arte plastica […]

Picasso sculptures, MoMA, New York

Guarda Picasso da una prospettiva diversa”, è lo slogan che il MoMA di New York ha scelto per la retrospettiva sul lavoro in tre dimensioni di Pablo Picasso, prima mostra del genere in un museo degli Stati Uniti da quasi mezzo secolo. Differentemente dalla pittura, in cui Picasso aveva avuto una formazione accademica, l’arte plastica era per l’artista un ambito di sperimentazione: durante la sua vita ha mantenuto la maggior parte delle sue sculture in ambito privato, e leggenda vuole che le trattasse quasi come membri di famiglia. Il grande pubblico è venuto a conoscenza di questa parte del suo lavoro solo nel 1966, in occasione della grande retrospettiva che la città di Parigi organizzò in suo onore.
La mostra che attualmente è in corso a New York presenta oltre 100 sculture, integrate da opere cartacee e fotografie, e cerca di analizzare come l’artista ne ha rivoluzionato la storia attraverso una costante reinvenzione. La mostra è organizzata in capitoli corrispondenti ai periodi durante i quali Picasso si dedica alla scultura, con una cesura particolare successiva al periodo in cui scopre la maschera africana. Da Artnet News all’Observer, al New York Times, non c’è nessuno che, da quando la mostra ha aperto i battenti, non abbia parlato di sorpresa e rivelazione attorno a questa selezione così particolare. Ultimo in ordine temporale il Washington Post pochi giorni fa nelle parole di Philip Kennicott che, premessa la sua poca simpatia per il personaggio a livello umano, ha dovuto ammettere la genialità e la varietà delle trovate dell’artista anche in campo scultoreo. Noi ve le facciamo vedere nella fotogallery…

– Federica Polidoro

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Federica Polidoro
Federica Polidoro si laurea in Studi Teorici Storici e Critici sul Cinema e gli Audiovisivi all'Università Roma Tre. Ha diretto per tre anni il Roma Tre Film Festival al Teatro Palladium, selezionando opere provenienti da quattro continenti, coinvolgendo Istituti di Cultura come quello Giapponese e soggiornando a New York per la ricerca di giovani talent sia nel circuito off, che nell'ambito dello studentato NYU Tisch, SVA e NYFA. Ha girato alcuni brevi film di finzione, premiati in festival e concorsi nazionali. Ha firmato la regia di spot, sigle e film di montaggio per festival, mostre, canali televisivi privati e circuiti indipendenti. Sta lavorando ad un videoprogetto editoriale per la casa editrice koreana Chobang. È giornalista pubblicista e negli anni ha collaborato con quotidiani nazionali, magazine e web media come Il Tempo, Inside Art e Il Faro. Ha seguito da corrispondente i principali eventi cinematografici dell'agenda internazionale tra cui Cannes, Venezia, Toronto, Taormina e Roma e i maggiori avvenimenti relativi all'arte contemporanea della Capitale. Attualmente insegna Tecniche di Montaggio all'Accademia di Belle Arti.